Alzheimer: autorizzato farmaco che rallenta il declino cognitivo della malattia

Via libera accelerato al farmaco Leqembi per la cura dell’Alzheimer. Vediamo quali sono i costi e se ci sono effetti negativi.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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La Food and Drug Administration americana ha autorizzato il Leqembi, farmaco di Eisai e Biogen che sarebbe in grado di rallentare la progressione dell’Alzheimer. Studi eseguiti hanno mostrato risultati promettenti per la cura della malattia.

Secondo quanto riportato dai media americani il farmaco costerà 26.500 dollari l’anno a persona. Le aziende produttrici dovranno condurre altri studi ma intanto il via libera è arrivato con procedura accelerata. Dovrà essere somministrato ai pazienti in uno stadio non avanzato della malattia, anche se permangono dubbi sui suoi reali benefici. Non si sa ancora quando arriverà in Italia.

Alzheimer: quali sono gli effetti del Leqembi

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Come riportato dal New York Times, gli studi condotti sul farmaco, somministrato per infusione ogni due settimane e giunti alla fase tre, hanno dimostrato che Leqembi è più promettente rispetto agli altri trattamenti disponibili per la cura dell’Alzheimer.

Riguardo al Leqembi e come riportato da RaiNews, Billy Dunn, direttore del dipartimento di neuroscienze presso il “Center for Drug Evaluation and Research” della Fda, ha spiegato:

Questa opzione terapeutica è l’ultima terapia per mirare e influenzare il processo patologico alla base dell’Alzheimer, invece di trattare solo i sintomi della malattia.

Il Leqembi è il secondo di una categoria di farmaci per il morbo di Alzheimer che prendono di mira la patofisiologia della malattia. Il trattamento punta a ridurre il declino cognitivo nei pazienti che non hanno ancora raggiunto uno stadio avanzato della malattia, anche se da parte di diversi esperti della comunità scientifica sono stati sollevati dubbi se Leqembi possa rallentare il declino cognitivo in misura significativa, in rapporto al notevole costo.

I risultati dei primi studi sul farmaco

Dopo 18 mesi, e sulla scala di 18 punti che misura la memoria, il giudizio e altre capacità cognitive, sono stati monitorati i risultati dei pazienti che hanno ricevuto Leqembi. Questi ultimi hanno registrato un calo cognitivo più lento di mezzo punto rispetto ai pazienti che hanno ricevuto un’infusione fittizia. Come affermato dal dottor Matthew Schrag, ricercatore in neurologia presso la Vanderbilt University:

La maggior parte dei pazienti non noterà la differenza.

Parliamo di un effetto piuttosto piccolo e probabilmente al di sotto della soglia di ciò che definiremmo clinicamente significativo.

Farmaco Alzheimer: l’importanza dei piccoli rallentamenti e gli effetti negativi

Joy Snider, neurologo della Washington University di St. Louis, invece ha sottolineato l’importanza dei piccoli rallentamenti della malattia che potrebbe portare l’assunzione del farmaco:

Questo farmaco non è una cura. Non impedisce alle persone di peggiorare, ma rallenta in modo misurabile la progressione della malattia.

Ciò potrebbe significare per qualcuno avere da sei mesi a un anno in più per essere in grado di guidare.

Tra gli effetti collaterali vi è il gonfiore al cervello e il maggior rischio di sanguinamento per i pazienti che assumono fluidificanti del sangue o medicinali per prevenire l’ictus, come affermato dal dottor Sam Gandy del Mount Sinai Hospital.

Leggi anche: Alzheimer, ci sarà il vaccino? E come agisce?

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