Pasqua, stop alla mattanza degli agnellini: “Dobbiamo decidere di non uccidere”

Anche oggi, come ogni anno, la gioia del giorno di Pasqua si macchia del sangue degli agnelli uccisi barbaramente in nome di antiche e insensate tradizioni. Abbiamo parlato di questa mattanza con Francesco Cortonesi, portavoce di Progetto Vivere Vegan.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Anche oggi, come ogni anno, la gioia del giorno di Pasqua si macchia del sangue degli agnelli uccisi barbaramente in nome di antiche e insensate tradizioni. I cuccioli sono strappati alle madri quando hanno un mese di vita e il loro destino è segnato fin dalla nascita: vengono al mondo per essere macellati non appena raggiungono una decina di chili di peso.

Ma non è solo l’epilogo della loro breve esistenza a far rabbrividire. Appena nati, gli agnelli devono spesso affrontare viaggi estenuanti che possono durare anche 20 ore, dato che oltre il 30% di quelli macellati in Italia proviene dall’estero, come riportato da GreenMe. Abbiamo parlato di questa terribile mattanza con Francesco Cortonesi, portavoce di Progetto Vivere Vegan, associazione antispecista attiva fin dal 2001.

Agnelli uccisi: le cifre potrebbero essere molto più alte di quelle ufficiali

Parlando di numeri, sono circa due milioni gli agnelli uccisi ogni anno in Italia. Di questi, uno su cinque è macellato a ridosso del periodo di Pasqua, parentesi temporale che quindi porta alla morte più o meno 400mila cuccioli. Si tratta di cifre esorbitanti, che però potrebbero essere anche molto più alte. I motivi di tale “sottostima” li ha spiegati Francesco Cortonesi.

Le cifre non sono molto precise, anche perché esiste ancora in Italia la macellazione abusiva, soprattutto in alcune regioni. Basti pensare che appena tre giorni fa, per fare un esempio, in Abruzzo i Nas hanno bloccato tre allevamenti in cui era in corso la macellazione abusiva. Naturalmente si tratta solo della punta dell’iceberg, perché è chiaro che macellare abusivamente animali è tutt’altro che difficile”, ha sottolineato il portavoce di Vivere Vegan.

Importati o allevati in Italia, la realtà degli agnelli è comunque terribile

L’aumento di richiesta di carne d’agnello che si registra in Italia durante il periodo di Pasqua necessita di una risposta all’altezza: è per questo motivo che si importano da paesi come Ungheria, Romania e Spagna circa 140mila agnelli. L’odissea che gli animali provenienti dall’estero sono costretti ad affrontare è ai limiti del disumano.

Questi agnelli affrontano viaggi della morte lunghissimi, fino a 30 ore stipati a centinaia nei camion, spesso senza poter bere o mangiare. Molte persone pensano che ci siano dei regolamenti per il trasporto che vengono rispettati, ma decine di indagini che si possono recuperare anche su Youtube mostrano chiaramente che neppure le regole minime vengono seguite”, dice Cortonesi.

Che poi sottolinea come pure gli agnelli allevati in Italia non se la passino tanto meglio: “Anche in questo caso – afferma Cortonesi – ci sono decine di indagini che mostrano come spesso questi animali subiscano delle vere e proprie violenze fisiche, come calci, trascinamenti, persino pugni. Che poi ognuno di noi dovrebbe aver chiara una cosa: anche se stendessero loro il tappeto rosso, quegli agnelli dopo essere stati separati dalla mamma e aver sofferto disperatamente verranno uccisi”.

Il potere della sensibilizzazione, gli enormi manifesti di Vivere Vegan: “Non uccidere”

Agnelli uccisi: le cifre potrebbero essere molto più alte di quelle ufficiali
Manifesto di Vivere Vegan a San Benedetto del Tronto

L’arma più efficace per combattere il gran numero di agnelli uccisi ogni anno rimane la sensibilizzazione, che permette alle persone di conoscere la realtà raccapricciante vissuta da questi animali. Cortonesi, pur precisando che è impossibile calcolare esattamente il contributo dato dalle campagne degli animalisti, sottolinea che quest’anno alcune stime “attestano un calo del 40% delle uccisioni degli agnelli”. Numeri approssimativi e da verificare che, però, rappresentano certamente un segnale positivo.

Nello specifico, l’associazione Vivere Vegan si è mobilitata quest’anno organizzando una campagna di sensibilizzazione tramite enormi manifesti affissi in varie città d’Italia, all’interno dei quali è riportata la foto di un agnello con accanto la scritta a caratteri cubitali “non uccidere”.

Cortonesi ha spiegato: “Abbiamo scelto questo messaggio diretto perché ci premeva far comprendere che la scelta vegan è esattamente questo: decidere di non uccidere. Crediamo che molte persone dovrebbero soffermarsi su questo punto importante. Scegliere di non uccidere o di non partecipare per via indiretta all’uccisione di qualcuno. In questo caso specifico un agnello”.

La riflessione di Cortonesi: “Se non mangeresti il cane, perché mai dovresti mangiare qualche altro animale?”

Secondo Cortonesi, grazie alla sensibilizzazione non solo è diminuito il numero di agnelli uccisi, ma “sempre più persone riescono a fare il collegamento e ad adottare abitudini alimentari diverse”. Il portavoce di Vivere Vegan ha concluso il suo intervento con una riflessione rivolta a tutti:

È curioso che tante persone ancora facciano una selezione tra gli animali da mangiare. Una cosa molto semplice dovrebbe essere chiara in maniera addirittura istintiva: se non mangeresti mai il cane, perché mai dovresti mangiare qualche altro animale? Non soffrono entrambi alla stessa maniera?

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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