I loschi affari in Ucraina di Biden e le ricche consulenze del figlio dimenticate dai media

Hunter è il figlio di mezzo, la "pecora nera” della famiglia Biden. Proprio la sua partecipazione dal 2014 al consiglio d'amministrazione di una delle compagnie ucraine del gas più importanti, la Burisma, ha sollevato diverse polemiche, oggi particolarmente attuali a seguito dell'invasione russa.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Affari in Ucraina di Biden: qual è la verità? La storia familiare del presidente Usa Joe Biden è tutt’altro che rosea. Il suo dramma è cominciato nel 1972, quando la moglie Neilla e i tre figli (Joseph “Beau”, Robert Hunter e Naomi Christina, di soli 13 mesi) sono rimasti vittime di un incidente d’auto molto grave. La moglie e la più piccola non sopravvivranno, i due figli maschi rimarranno invece gravemente feriti.

Biden li crescerà da solo e saranno proprio loro a convincerlo a rifarsi una vita: nel 1977 l’attuale presidente Usa ha sposato Jill Tracy Jacobs, dalla quale ha avuto una figlia, Ashley, nata nel 1981. L’esperienza con i due figli maschi non sarà sempre semplice. Il maggiore, Beau, è da tutti considerato l’erede naturale di Joe Biden: un uomo capace, un politico brillante, eletto procuratore generale del Delaware nel 2006 e nel 2010. Poi, però, proprio mentre era in corsa per la carica di governatore, Beau è stato colpito da un tumore al cervello che l’ha ucciso a soli 46 anni.

Hunter, invece, è il figlio di mezzo, la “pecora nera” della famiglia. Proprio la sua partecipazione dal 2014 al consiglio d’amministrazione di una delle compagnie ucraine del gas più importanti, la Burisma, ha sollevato diverse polemiche, oggi particolarmente attuali a seguito dell’invasione russa.

Hunter Biden e la tossicodipendenza

Hunter Biden è finito nella spirale della droga dopo la morte del fratello Beau, da lui descritto come la sua “anima gemella”, la sua “stella polare”. Un baratro oscuro che l’ha trascinato nella dipendenza da crack, un’esperienza terribile che l’ha portato per un lungo periodo a vivere in squallidi motel lungo l’autostrada e, in qualche caso, a comprare droga con una pistola puntata alla tempia.

Un periodo buio, dal quale è progressivamente uscito grazie a un percorso di recupero e di cui ha raccontato i particolari in un libro, “Cose belle”, una raccolta di memorie coraggiosa e audace.

L’ho scritto per tutte le persone che si identificano con chi si ritrova invischiato nel circolo vizioso della dipendenza. E soprattutto, l’ho scritto per dire loro che non sono soli. Che anche il figlio del presidente degli Stati Uniti ha vissuto alcune delle cose che magari loro stanno vivendo adesso.”, ha raccontato Hunter a Il Corriere della Sera.

Affari in Ucraina di Biden: l’assunzione del figlio per “consulenze energetiche”

Oggi, a seguito dell’attacco di Putin, si torna a parlare degli affari in Ucraina di Biden, che coinvolgono pure la “pecora nera” della famiglia. Nello specifico, si tratta di una parentesi temporale che ha avuto inizio nel 2014, quando Hunter è stato assunto per una consulenza dalla Burisma Holdings, la maggiore compagnia energetica dell’Ucraina, attiva sia su gas che su petrolio. Una realtà, quella della Burisma, molto corruttibile e di poca trasparenza. Per quel lavoro, il figlio del Presidente Usa ha percepito fino al 2019 uno stipendio pari a 50mila dollari al mese.

Proprio in qugli anni, Joe Biden si è impegnato a perseguire una politica americana tutta concentrata nel far riprendere all’Ucraina le zone del Donbass attualmente dichiarate da Putin Repubbliche riconosciute dalla Russia. L’interesse per quelle aree sarebbe stato innescato dal fatto che l’area di Donespt è ricca di giacimenti di gas ancora inesplorati finiti nel mirino della Burisma Holdings.

Dall’Ucrainagate all’impeachment di Trump

Affari in Ucraina di Biden: l'assunzione del figlio per "consulenze energetiche"

Affari in Ucraina di Biden: l’Ucrainagate è partito a fine 2019 e si è trascinato per tutta la campagna elettorale del 2020. L’allora presidente Usa Donald Trump aveva affermato che Joe Biden avesse chiesto il licenziamento di un procuratore ucraino che indagava sul figlio, in modo da proteggerlo. Non c’era alcuna prova che Hunter avesse commesso degli illeciti, ma Trump voleva vederci chiaro e aprire un’inchiesta (che avrebbe potenzialmente screditato la figura del suo nemico).

Il presidente ucraino Zelensky, da parte sua, si era rifiutato di aprire quell’inchiesta su Biden. Trump, quindi, decise di bloccare gli aiuti economici e militari degli Usa destinati all’Ucraina. Proprio il fatto di aver trattenuto questi aiuti per fini personali ha innescato l’impeachment.

A testimoniare i buoni rapporti tra l’attuale inquilino della Casa Bianca e Zelensky sono state le parole pronunciate dal presidente ucraino nel dicembre 2020, quando Joe Biden è stato eletto Presidente degli Stati Uniti: “Lui conosce l’Ucraina meglio del precedente presidente e aiuterà davvero a risolvere la guerra nel Donbass e a porre fine all’occupazione del nostro territorio”. Una profezia, questa, che certamente non si è avverata.

Perché la Burisma ha assunto Hunter Biden?

Affari in Ucraina di Biden: quel che ancora oggi rimane da chiarire è il motivo per cui la Burisma avrebbe dovuto assumere con uno stipendio da record Hunter Biden, che è un avvocato e un imprenditore, ma certamente non un esperto nel campo energetico (tra l’altro neanche conosce la lingua ucraina).

A far pensare è anche il fatto che l’incarico gli sia stato dato proprio pochi mesi dopo la decisione dell’allora presidente Obama di affidare al suo vice Biden il compito di seguire la transizione politica in corso in Ucraina a seguito dell’autoesilio (dovuto alla rivoluzione arancione) del presidente filorusso Yanukovich.

La situazione si era fatta imbarazzante per lo stesso staff di Obama: un’ex consigliere l’aveva definita preoccupante perché “sollevava questioni se avesse fatto leva su possibili finanziamenti”. Non solo: come riportato da VisioneTv, nel giugno 2021 alcuni giornalisti britannici hanno pubblicato un documentario “A LOT OF HOT AIR, Who’s telling the truth in the Burisma gas scandal?”, all’interno del quale hanno affrontato in maniera inedita la questione presentando la pellicola anche a Bruxelles.

Il documentario britannico svelerebbe i retroscena

Nel documentario si sostiene la teoria secondo cui l’amministratore della compagnia del gas Burisma avesse bisogno di Hunter Biden per due motivi: da un lato per non ricevere formalmente sanzioni, dall’altro per poter riciclare i soldi sporchi che la compagnia aveva fatto negli anni precedenti.

Alcuni testimoni anonimi hanno parlato recentemente di circa 10 milioni di dollari al mese di soldi non fatturati, soldi in nero fatti sparire e trasferiti a vari altri conti tra cui la compagnia americana Rosemont Seneca, fondata nel 2009 proprio da Hunter Biden. Tutte cifre inviate attraverso bonifici con la causale di “servizio di consulenza”, che pongono serie e lecite questioni di trasparenza e di conflitto d’interessi. E che, forse, aiutano meglio a comprendere cosa si nasconda davvero dietro il conflitto in Ucraina, una guerra sciagurata che sta uccidendo migliaia di civili innocenti.

Leggi anche: Cos’è la lettera Z: il nuovo simbolo dell’imperialismo russo

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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