A Milano è ufficialmente vietato fumare all’aperto

Milano contiene il fumo e aumenta la distanza sociale per i fumatori. Sigarette proibite nei luoghi pubblici, mentre è consentito fumare solo a 10m di distanza in quelli isolati.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Milano dice basta: non si potrà fumare nei luoghi pubblici. Approvato il “Regolamento per la qualità dell’aria”: tra vari provvedimenti, da gennaio 2021 sarà ufficialmente vietato fumare in parchi, fermate di mezzi pubblici, cimiteri e infrastrutture sportive tra cui gli stadi. Insomma, niente sigarette accese se non in aree isolate o se nel raggio di dieci metri ci sono altre persone. L’obiettivo? Entro gennaio 2025 bando al fumo in tutte le aree pubbliche all’aperto.

Milano, non solo Covid: lotta per respirare a pieni polmoni

Anche se da marzo il Covid sembra ormai essere l’unica preoccupazione, il capoluogo lombardo, nonché una delle città più afflitte dall’epidemia, invece, non dimentica l’ambiente e che nell’aria anche altre sostanze di fatto minano la salute dei cittadini. Forse, proprio nella lotta contro quello spietato nemico invisibile che circola nell’atmosfera e che da mesi ci costringe a indossare mascherine, si sente ancor più forte l’esigenza di poter respirare al più presto a pieni polmoni, e di poterlo fare ovunque.

Il regolamento antismog approvato giovedì dal consiglio comunale milanese prevede proprio una serie di misure, in vigore con diverse modalità e tempistiche, volte a limitare l’inquinamento riducendo la quantità di polveri sottili, ovvero quel particolato atmosferico nocivo per i nostri polmoni, il Pm10.

Leggi anche: Coronavirus, ha liberato dall’inquinamento le nostre città

Epilogo della lotta al fumo: si fuma a casa?

All’entrata in vigore del prossimo provvedimento antifumo saranno già passati diciotto anni da quando il nostro Ministero della Salute approvava la legge a tutela dei non fumatori. Non era che l’inizio: suddetta legge sanciva il divieto di fumare in locali chiusi, a meno che non riservati a fumatori e quindi dotati di appositi impianti per la ventilazione e il ricambio d’aria. Oggi, dopo quasi un ventennio, la lotta al fumo continua e, almeno a Milano, si concretizza in un’ulteriore stretta per giungere in pochi anni a un chiaro epilogo: si fuma a casa.

Se il decreto del 2003 si prodigava esplicitamente non contro i fumatori, oggi tuttavia molti sentono la propria libertà ancora più compromessa e il provvedimento eccessivo. In un periodo in cui si è costretti a mantenere le distanze, una disposizione che le aumenta, almeno per certe categorie e in certe situazioni, aggiunge un’ulteriore nota d’amarezza. Del resto, neanche il primo decreto era stato di certo accolto da tutti con entusiasmo, eppure oggi chiunque ne riconoscerebbe i benefici. Sarà solo questione di tempo?

Inquinamento, stop alle sigarette e non solo

L’intervento di Beppe Sala, va precisato, non punta soltanto ai fumatori, ma prevede una serie di disposizioni che, seppur in modi e tempi diversi, andranno a coinvolgere anche pizzerie, esercizi commerciali e cantieri. Le prime, per alimentare i forni, saranno costrette, a partire dal 1 ottobre 2020, a utilizzare soltanto legna “classe A1”, con umidità non superiore al 25%.

I negozi, anche se con alcune eccezioni, dovranno tenere le porte chiuse entro il 1 gennaio 2022, mentre i cantieri, entro 30 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento, dovranno attuare una serie di misure per contenere il sollevamento delle polveri da parte dei mezzi in opera. Tra queste ultime sono comprese, ad esempio, pulizie periodiche, il lavaggio delle gomme dei mezzi in uscita, l’obbligo di tener bagnato il terreno, moderata velocità di transito, e così via.

Non è tutto: insieme a barbecue e fuochi d’artificio presto vietata anche l’istallazione di caldaie a gasolio e biomassa.

Milano antismog: metropoli all’avanguardia ma a spese di chi?

Sulla scia di paesi come Svezia, California, Lettonia e Macedonia o grandi metropoli come Parigi, New York e Sidney anche Milano, la capitale della moda e del design nonché la città più green d’Italia, diventa sensibile alla questione fumo, dimostrando ancora una volta, di essere all’avanguardia.

Fatto sicuramente lodevole ma al tempo stesso controverso, infatti le critiche non sono mancate, tra cui quelle della Commissione Ambiente che si è scagliata contro la possibilità ancora riconosciuta ai cittadini di poter fumare nei parchi. Forse prima andrebbe gettata luce su un’altra questione: con un’economia sull’orlo del collasso, attività completamente bloccate, sussidi ai cittadini che tardano ad arrivare, è davvero questo il momento di chiedere e gravare sugli esercenti con ulteriori adempimenti? A coloro che si prodigano per il benessere dei cittadini l’ardua sentenza.

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