Perché il Covid non tocca gli asintomatici: il segreto è nel Dna

La ricerca del gruppo Ceinge-Biotecnologie di Napoli, diretto da Mario Capasso e Achille Iolascon, ha individuato cosa caratterizza gli asintomatici a livello genetico.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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La ricerca pubblicata dal Ceinge-Biotecnologie di Napoli, sulla rivista Genetics in Medicine, ha scoperto che all’origine dei casi asintomatici ci sarebbero fattori genetici.

Il segreto sarebbe nella mutazione di tre geni. Riconoscere i meccanismi che ci sono alla base permette di poter prevedere il decorso dell’infezione e, nel caso in cui un soggetto dovesse contrarre il virus, se avrà o meno sintomi, come chiarito dallo stesso Capasso: “La nostra ricerca dimostra che le mutazioni del genoma umano che attenuano questa eccessiva reazione immunitaria possono predisporre ad un’infezione senza sintomi gravi”.

Alla ricerca hanno collaborato anche Massimo Zollo, coordinatore della task-force Covid del Ceinge e docente di Genetica della Federico II e Pellegrino Cerino, dell’Istituto Zooprofilattico di Portici.

La ricerca sugli asintomatici e le prospettive future

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Questa ricerca, coordinata da Mario Capasso e Achille Iolascon, docenti di Genetica medica dell’Università Federico II di Napoli, ha reso disponibili online i dati a tutti i ricercatori del mondo e permetterà di avere gli strumenti adatti per progettare nuovi farmaci.

Ad essere analizzati sono stati i campioni di Dna di 800 individui, risultati asintomatici al Covid. I geni coinvolti sarebbero Masp1, Colec10 e Colec11 e appartengono alla famiglia delle proteine della lectina, coinvolta nel processo di riconoscimento cellulare.

Capasso ha spiegato quale potrà essere il metodo di applicazione futuro, che prevede tre livelli: l’analisi genetica delle mutazioni, l’analisi delle proteine prodotte dai tre geni, e le combinazioni delle mutazioni legate alle forme meno gravi:

Sono indicatori dell’infiammazione e dosandole nel sangue dei pazienti, in studi allargati, potremmo individuare chi è predisposto alle forme più o meno gravi.

Potrà dirci quali sono i soggetti predisposti ad avere una forma asintomatica o meno grave, integrando i dati sulle mutazioni con altri dati genetici che stanno venendo fuori a livello internazionale.

Inoltre il docente di genetica ha fornito una spiegazione su quali saranno i prossimi obiettivi:

Per il futuro vorremo completare il puzzle, ampliando la raccolta dei Dna. Questo sarà possibile grazie alle analisi bioinformatiche avanzate e a sequenziatori di nuova generazione che permettono di leggere l’intero genoma di un individuo.

Leggi anche: Il cervello invecchia di 20 anni: ecco cosa rischiano i malati gravi di Covid

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