Cannazza, chi è l’italiano che ha scoperto il cannabinoide 33 volte più efficace del THC

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Più la ricerca scientifica si concentra sulla cannabis, più ne evidenzia i benefici per la salute. Questa pianta, che si sta dimostrando col tempo una vera e propria panacea, è sempre più sotto i riflettori per le sue potenzialità in campo medico. Le scoperte più recenti sono state rese note all’inizio di quest’anno e riguardano ben 2 nuovi cannabinoidi psicotropi estremamente potenti: il THCB e il THCP. La pubblicazione delle due scoperte è avvenuta quasi in contemporanea sulle prestigiose riviste “Scientific Report” e “Journal of Natural Products”, e una di esse porta la firma di uno scienziato italiano. È stato il chimico Giuseppe Cannazza, coordinatore di un gruppo di ricerca composto interamente da italiani per uno studio finanziato dal MIUR, ad accorgersi dell’esistenza del THCP, dopo un inizio che lasciava presagire tutt’altro epilogo. Il chimico, infatti, si è avvicinato allo studio di questa pianta con grande scetticismo e se ne è poi innamorato per la molteplicità dei principi attivi e le elevate potenzialità mediche. Non è un caso se l’OMS ha richiesto ufficialmente una riclassificazione della pianta qualche mese fa.

Una molecola 33 volte più potente del THC

C’è chi lo ha già paragonato a Raphael Mechoulam, padre della ricerca sulla cannabis e scopritore delle due molecole che gli esperti del settore conoscono bene: il THC e il CBD. Che Cannazza sia da considerare alla stregua di Mechoulam è forse da discutere, ma la scoperta di questa sorta di THC potenziato apre nuove porte e scenari alla ricerca. Si parla di THC potenziato, ma potenziato di quanto? Ben 33 volte, dicono gli studi in ambito terapeutico. Eppure la presenza di questa molecola, il THCP, non era mai stata notata né ipotizzata prima d’ora, nonostante le peculiarità del solo THC spesso non fossero sufficienti a giustificare il numero di benefici della cannabis sulla salute. Non solo: il gruppo di studio ha deciso di scrivere nella pubblicazione anche il procedimento per sintetizzare lo standard della nuova molecola, in modo da dare a tutti la possibilità di proseguire con le ricerche. Leggi anche: Cassazione contro Cannabis Light: ecco cosa sta succedendo

Utilizzi in medicina: minori dosi, maggiore efficacia contro il dolore

Come è facile immaginare, se una sostanza è molto più potente di un’altra, sarà possibile ottenere gli stessi risultati utilizzandone quantità notevolmente più basse. Inoltre la composizione del THCP è molto più affine al nostro recettore CB1 ─ quello cui vanno a legarsi i cannabinoidi quando fanno effetto sul nostro organismo ─ rispetto al THC. Le proprietà terapeutiche della molecola si sono dimostrate particolarmente utili in ambito di terapia del dolore. I primi test sui topi sono stati effettuati utilizzando sia concentrazioni di principio attivo simili a quelle a cui agisce il THC, sia concentrazioni minori per verificarne l’effettiva funzionalità. Risultato: come anticipato, il THCP è una sostanza psicotropa 33 volte più attiva del THC e altrettanto più potente come analgesico. La scienza medica non potrà che beneficiarne.

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