Chi era Nicola Pietrangeli, leggenda del tennis che ha insegnato all’Italia a vincere

Si è spento a Roma questa mattina Nicola Pietrangeli, primo italiano a vincere uno Slam. Il mondo del tennis lo ricorda per le sue imprese in Coppa Davis e per la sua eleganza, dentro e fuori dal campo.

Alessio Petrocco
Alessio Petrocco
Estremamente determinato e attento al mondo dell’attualità. Il giornalismo è per lui la voce che trasforma i fatti in storie e le storie in conoscenza.
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Il tennis italiano perde il suo padre nobile, il suo patriarca. Nicola Pietrangeli se n’è andato questa mattina all’età di 92 anni nella sua Roma, città che lo aveva adottato e venerato. Come riporta “Sky Sport”, le condizioni del campione, già provato da un intervento all’anca subito nel dicembre 2024, si sono aggravate nelle ultime ore.

La notizia ha subito fatto il giro del mondo, lasciando un senso di vuoto enorme. Nicola era l’ultimo custode di un’epoca romantica. Quella dei gesti tecnici puri, della terra rossa che ti sporca i calzini, della Davis giocata col coltello tra i denti. Oggi il tennis azzurro vola alto, è finalmente sul tetto del mondo. Ma quelle fondamenta, solide e profonde, le ha scavate lui.

Il saluto al “Capitano”: l’Italia piange Nicola Pietrangeli

La morte di Nicola Pietrangeli ha scatenato un’ondata di commozione sul web. Colleghi, istituzioni, e amici hanno voluto omaggiare l’ex campione sui social. Angelo Binaghi, presidente della FITP, ha voluto omaggiarlo con queste parole, riportate da “Adnkronos”: “Oggi il tennis italiano perde il suo simbolo più grande, e io perdo un amico. Nicola ci ha insegnato cosa vuol dire vincere”.

Anche la politica e il calcio si sono fermate un momento per omaggiarlo. Perché Pietrangeli non apparteneva solo al tennis. Era un’icona trasversale, un uomo di mondo, un bon viveur che non ha mai nascosto la sua disapprovazione verso il tennis moderno.

La Premier Giorgia Meloni ha voluto ricordare le gesta del campione azzurro, postando su X una foto in bianco e nero di Pietrangeli, scrivendo: “Addio a un gigante che ha reso l’Italia fiera quando avevamo bisogno di rialzare la testa”.

Ma è il mondo del pallone a sentirsi orfano. Pietrangeli infatti era un laziale vero, di quelli passionali, viscerali. Il presidente Claudio Lotito, come riporta il “Corriere dello Sport”, ha annunciato che la squadra giocherà con il lutto al braccio nella prossima gara: “Nicola era un’aquila. Volava alto, sopra le polemiche e sopra la rete”.

Il cordoglio, però, non ha colori. Francesco Totti, nonostante la fede calcistica opposta, era legato a Pietrangeli da una profonda amicizia e dal comune amore per la Capitale. “Oggi Roma è un po’ più sola. Ciao Maestro”, ha scritto l’ex capitano giallorosso su Instagram.

Le imprese al Roland Garros e in Coppa Davis

Chi era Nicola Pietrangeli in campo? Semplicemente, il più forte tennista italiano del Novecento. I numeri, citati con precisione da “La Gazzetta dello Sport”, mettono i brividi. È stato il primo italiano a vincere uno Slam: il Roland Garros. E non una volta sola, Pietrangeli ha infatti ottenuto due successi consecutivi sulla terra di Parigi, nel 1959 e nel 1960. Più altre due finali perse. Un dominio sul rosso che lo ha portato fino al numero 3 del mondo, in un’epoca in cui le classifiche le facevano i giornalisti e non i computer.

Ma il suo vero regno è stata la Coppa Davis. Lì, Pietrangeli è diventato mito per tutta la nazione. Detiene ancora oggi il record mondiale di presenze, 164, e di vittorie in singolare e doppio per la propria nazionale. Nessuno come lui. E quando ha smesso di giocare, ha continuato a vincere. È stato infatti lui, da capitano non giocatore, a guidare la gloriosa spedizione del 1976 in Cile, quella della prima Coppa Davis portata in Italia.

Nicola Pietrangeli era l’unico azzurro, fino ai tempi recentissimi, ammesso nella International Tennis Hall of Fame, un riconoscimento che vale una carriera. Il suo tennis era poesia: rovescio a una mano, tocco vellutato, intelligenza tattica. Come riporta “Sky Sport”, l’ex campione amava ripetere: “Se mi fossi allenato di più avrei vinto di più, ma mi sarei divertito di meno”.

In un momento storico in cui il tennis italiano vive il suo secondo Rinascimento grazie a Sinner e compagni, la scomparsa di Nicola Pietrangeli chiude idealmente un cerchio. Lui ha acceso la scintilla sessant’anni fa, oggi quella fiamma è un incendio indomabile.

Leggi anche: Chi era Lorenzo Buffon, leggenda del Milan e della Nazionale

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