In un’epoca in cui l’accesso al mondo del lavoro rappresenta una delle principali preoccupazioni per i giovani laureati, le professioni sanitarie si confermano tra le scelte più sicure e vincenti.
Secondo i dati più recenti del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, relativi al 2023, a un anno dalla laurea quasi 9 professionisti sanitari su 10 risultano occupati. Una percentuale che supera ampiamente quella di molti altri percorsi universitari, rendendo questi corsi tra i più “performanti” in termini occupazionali.
Ecco cosa rivelano i numeri e perché puntare su queste carriere può essere una scelta strategica.
Un settore con tassi di occupazione da record
I corsi di laurea dell’area delle professioni sanitarie, che preparano figure di supporto al personale medico, continuano a registrare risultati eccellenti. Secondo il XXVII Rapporto annuale di AlmaLaurea del 2023, analizzato dal docente dell’Università di Bologna Angelantonio Mastrillo, ben l’84,8% dei 16.977 laureati in questo ambito era già occupato a un anno dal conseguimento del titolo.
Si tratta di un miglioramento significativo rispetto al 2022, quando la percentuale era del 76,8%. In soli dodici mesi, l’incremento è stato di 8 punti percentuali, segnando un ritorno al trend positivo interrotto temporaneamente l’anno precedente. Il dato attuale si avvicina al record storico del 2007, quando l’occupazione toccava quasi l’87%.
Le specializzazioni che offrono più opportunità

Alcune professioni sanitarie in particolare registrano tassi di occupazione superiori alla già elevata media dell’84,8%. Tra queste spiccano:
- Terapista della Neuropsicomotricità dell’età evolutiva, 89,6%
- Logopedista, 88,1%
- Tecnico di Radiologia, 87,8%
- Podologo, 87,5%
- Fisioterapista, 87,4%
Anche altre figure professionali ottengono risultati eccellenti, come il Tecnico di Neurofisiopatologia (86,4%), l’Infermiere pediatrico (86,7%), l’Igienista dentale (86,4%) e l’Infermiere generico (85,5%).
Inoltre, sono state individuate quattro macroaree che hanno registrato miglioramenti nei tassi di occupazione rispetto al 2022:
- Infermieristica e Ostetrica, +7,4 punti percentuali (dal 77,7% all’85,1%)
- Riabilitazione, +9,3 punti (dal 77,1% all’86,4%)
- Area Tecnica, +8,1 punti (dal 73,9% all’82%)
- Area della Prevenzione, +9 punti (dal 72,6% all’81,6%)
Le professioni con tassi inferiori alla media
Non tutte le specializzazioni raggiungono la soglia dell’85%. Alcune si collocano comunque su buoni livelli: è il caso dell’Educatore professionale e del Tecnico della Riabilitazione psichiatrica, entrambi con un solido 84%, così come del Terapista occupazionale, del Tecnico di Laboratorio e dell’Assistente sanitario, tutti al 83%. Anche il Tecnico della Prevenzione si attesta all’ 81%.
Altre professioni sanitarie, pur offrendo opportunità, presentano tassi inferiori: Ostetrica, Ortottista, Tecnico Audioprotesista e Tecnico Ortopedico si fermano al 79%, mentre il Dietista registra un 71%. Più indietro ancora il Tecnico di Fisiopatologia Cardiocircolatoria (68%) e il Tecnico Audiometrista, che chiude la classifica con un 63%.
Le differenze tra Nord e Sud
Ulteriore fattore spesso sottovalutato ma decisivo è la scelta dell’università. I dati parlano chiaro: la sede del proprio corso di laurea può influenzare sensibilmente le possibilità di trovare lavoro, anche a parità di titolo.
Le università del Nord Italia continuano a registrare i migliori tassi di occupazione: in testa il Friuli-Venezia Giulia con un impressionante 91,1% di laureati già occupati entro un anno, seguito da Marche (89,7%) e Lombardia (89%).
Al contrario, la situazione si fa più difficile per chi studia al Sud: in Calabria, il tasso di occupazione si ferma al 78,9%, mentre in Abruzzo scende al 78,3%.
Investire nel presente per guadagnare il futuro
Scegliere una laurea nelle professioni sanitarie rappresenta oggi una delle strade più sicure verso l’occupazione. I numeri parlano chiaro: con un tasso di impiego vicino al 90% entro un anno dal conseguimento del titolo, questi percorsi offrono concrete possibilità di realizzazione professionale in tempi brevi.
E se è vero che la domanda di personale sanitario è destinata a crescere, investire in questi studi (magari presso atenei con alta percentuale occupazionale) potrebbe rivelarsi una scelta ancora più strategica.
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