mercoledì, 29 Ottobre 2025
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Figli in ufficio, Nestlé introduce una novità per i genitori. Quali sono i benefici?

La Nestlé promuove questa iniziativa: i genitori possono lavorare al fianco dei propri figli. Che benefici apporta?

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.

Alla Nestlé è ora possibile: i genitori possono portare direttamente nel loro ufficio i genitori. E non si tratta di un asilo nido o una tata che li accudisca, ma è stato adibito uno spazio apposito dove i bambini possono giocare accanto ai loro genitori che rispondono al telefono, che hanno riunioni con i loro capi, possono perfino fare colazione insieme, a pochi metri di distanza.

Questa novità è stata introdotta dalla Nestlé, nella sede elvetica di Tour-de-Peilz, vicino a Vevey, nel Canton Vaud, in cui si trova il quartier generale della multinazionale. A lodare questa notizia è il quotidiano svizzero “Handelszeitung”, affermando che la Nestlé ha ideato uno spazio di coworking con un’area dedicata totalmente ai bambini:

Quando i nonni sono in crociera ai Caraibi e i vicini che fanno da babysitter hanno i loro figli che stanno male, adesso puoi portare i tuoi al lavoro con te.

La Nestlé promuove molte iniziative per i genitori che lavorano

La Nestlé è molto attenta alle politiche aziendali, includendo anche il sostegno per i genitori che lavorano con figli. Come conferma all'”Adnkronos” Giacomo Piantoni, manager e HR director di Nestlé in Italia:

Abbiamo osservato che all’interno dell’azienda da parte di colleghi e colleghe è stata posta una crescente attenzione sul tema del care-giving.

E un esempio arriva da uno dei nostri Employee Resource Groups, o come le definiamo noi emotional communities, dedicato proprio alla genitorialità.

Oltre ad occuparsi degli aspetti legati al diventare papà o mamma, si sta sempre più confrontando sui bisogni e sulle esigenze di cura dei genitori anziani e di come questo lavoro di cura impatti sulla dinamica vita-lavoro.

Come azienda, seguiremo da vicino e sosterremo le iniziative che la Community vorrà portare avanti.

Inoltre, tornando alla sede svizzera della Nestlé, questo passo importante si inserisce in un panorama costellato da cambiamenti e da battaglie che hanno portato a traguardi come i congedi sia di maternità sia di paternità. E da poco gli elettori hanno votato a favore nel referendum per approvare il congedo di paternità di due settimane.

Nestlé a Vavey come esempio per altre società e multinazionali?

La Nestlé a Vavey ha promosso questa iniziativa a pieni voti e quali benefici può apportare per la salute? Il primo vantaggio è, sicuramente, l’equilibro vita-lavoro. Stare in ufficio per tanto tempo significa trascorrere meno tempo con i propri figli, mentre, avendoli al loro fianco si può giocare e scherzare con loro a pochi metri di distanza.

Significa anche azzerare la barriera tra vita lavorativa e vita personale. I figli vedono che lavoro fanno i loro genitori e dove lavorano. Ciò dimostra anche una maggiore amicizia e complicità con i propri colleghi. Inoltre, dal momento che si trascorre molto più tempo con i figli si può lavorare in full-time, garantendo non solo una maggiore produttività per l’azienda, ma anche un effetto molto positivo sulla salute dei genitori, che si sentono più stimolati e più gratificati.

E i bambini socializzano molto di più. Fattore importantissimo per la crescita, soprattutto dopo il periodo pandemico in cui alcuni bimbi hanno dovuto trascorrere i primi anni d’asilo a casa e lontani proprio dalla socializzazione. Vavey verrà presa come esempio per altre multinazionali?

Leggi anche: Medici e infermieri italiani in fuga in Svizzera: “Lì guadagnamo 3000 euro in più”

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Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.

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