Medici e infermieri italiani in fuga in Svizzera: “Lì guadagnamo 3000 euro in più”

La Svizzera comincia ad avere un certo potere attrattivo per gli infermieri italiani. E il motivo è semplice: da noi gli stipendi sono troppo bassi.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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La Svizzera comincia ad avere un certo potere attrattivo per gli infermieri italiani. E il motivo è semplice: da noi gli stipendi sono troppo bassi. E in terra elvetica, oltre a guadagnare di più, si hanno pure maggiori tutele.

Motivo per cui, nell’ultimo triennio, 350 infermieri hanno deciso di andare oltre confine e migliorare le proprie condizioni di vita. Sono all’incirca 117 i professionisti che ogni anno compiono questa scelta, per un totale di 10 al mese. E uno su due vuole lasciare le province di Como o di Varese.

Infermieri italiani in “fuga” verso la Svizzera: “Qui guadagnamo 3000 euro in più”

A spiegare i motivi che spingono al viaggio oltre confine gli infermieri italiani è stato proprio uno di loro che, intervistato da Fuori dal coro, ha detto: “In Italia guadagnavo 2200 euro, in Svizzera supero i 5mila euro”. E a confermare l’allarme fuga-verso-la-Svizzera è stato anche l’ordine professionale di questi luoghi. Che lo ha fatto attraverso la voce di Aurelio Filippini, presidente delle professioni infermieristiche di Varese, che ha detto ai giornalisti del programma di Rete 4:

In Italia gli stipendi sono tra i più bassi d’Europa, mancano circa novemila infermieri, mentre la Svizzera ne ospita circa quattromila. Questo significa che quasi la metà del fabbisogno della Regione Lombardia non è disponibile.

Medici e infermieri italiani in fuga: gli interventi messi in campo non bastano

Insomma: la Sanità italiana arranca non solo in termini di strutture e mezzi, ma pure di personale. E lo conferma il fatto che a fuggire non siano solo gli infermieri italiani, ma pure i medici. Il risultato? Tra ospedali e territorio, da noi mancano più di 20mila medici e 65mila infermieri, come riporta il report Cittadinanzattiva.

Delle 31mila persone che nel Canton Ticino lavorano in ambito socio-sanitario, 5mila hanno passaporto italiano, praticamente uno su sei. Il presidente del sindacato degli infermieri Nursing up, Antonio De Palma, ha avvertito: “I nuovi dati evidenziano l’aggravarsi dell’emorragia di professionisti che decidono di approdare in strutture oltre confine. Sono frontalieri delle province di Como, Varese, Lecco e Verbano Cussio Ossola”.

Nello specifico, nelle province di Como e Varese mancano all’appello circa 500 professionisti. Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha provato ad intervenire aumentando da 40 a 100 euro l’indennità mensile prevista dal contratto collettivo nazionale, ma il gap salariale con la Svizzera resta ancora troppo ampio.

Mentre il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sta studiando un “premio fiscale di confine” per dare più soldi in busta paga ai lavoratori delle aree di confine, scoraggiandoli così a partire. L’impressione, però, è che sia necessaria una riforma più strutturale del sistema sanitario italiano che, altrimenti, sarà sempre meno attrattivo per i nostri professionisti.

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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