L’influenza australiana torna in Italia, boom di casi tra i bambini: sintomi e come trattarla

È ufficialmente tornata la stagione dell'influenza australiana che, con tutta la sua potenza, è già riuscita a mettere a letto più di due milioni e mezzo di italiani.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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È ufficialmente tornata la stagione dell’influenza australiana che, con tutta la sua potenza, è già riuscita a mettere a letto oltre due milioni e mezzo di italiani. Quest’anno i più a rischio sono i bambini che, dopo due anni di mascherine, non sono più entrati in contatto con virus di questo tipo e sono quindi più esposti al contagio.

Nello specifico, il virus responsabile dell’influenza è l’A H3 N1 – Darwin che, come suggerisce il nome, è stato isolato in Australia. Si propaga attraverso le goccioline diffuse con tosse o starnuti oppure col contatto diretto con oggetti contaminati. Di solito il periodo di incubazione è di due giorni e si è contagiosi per i cinque giorni successivi all’inizio dei sintomi.

Influenza australiana: incidenza e sintomi. Boom di casi tra i bambini sotto i 5 anni

L’allarme sulla rapida diffusione dell’influenza australiana parte proprio dai dati: nella settimana tra il 20 e il 27 novembre i casi hanno coinvolto il 13% degli italiani, incidenza che vola al 40% se si guarda la situazione dei bambini sotto i cinque anni. I sintomi sono febbre (anche alta), tosse secca, raffreddore, cefalea e dolori muscolari.

Non sono mancate le segnalazioni di alcuni genitori che hanno accompagnato i figli, anche molto piccoli, al Pronto soccorso con la febbre altissima. Quel che i pediatri temono è l’insorgenza di complicanze più preoccupanti nei bambini, come otiti, polmoniti, encefaliti e miocarditi. Tutte evidenze, queste, che hanno spinto Roberto Caputo, segretario regionale della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) della Lombardia, a intervenire e dire la sua sull’influenza australiana:

In Lombardia assistiamo a una tempesta perfetta che mette insieme più fattori: dalla scarsa alfabetizzazione sanitaria dei genitori al carico di lavoro dei singoli pediatri che hanno anche fino a 1.400 assistiti da seguire.

Se, come sta accadendo in queste ultime settimane, l’incidenza dei casi sale rapidamente si creano diversi problemi. Quest’anno l’anticipo dell’influenza ha preso tutti in contropiede e non ha permesso di raggiungere i livelli di copertura dell’immunità che avrebbero ridotto la circolazione virale.

Poi ci sono anche i virus parainfluenzali per cui non esiste la vaccinazione. Ci sarebbe anche da fare una riflessione sul ritorno alla vita comune in ambienti chiusi senza la mascherina, presidio che ci ha difeso nei due anni passati.

Influenza australiana: vaccino e come curarla

Il metodo più efficace per evitare l’influenza australiana è senza dubbio il vaccino, che è distribuito gratuitamente a partire dall’1 ottobre a operatori sanitari, over-60, donne in gravidanza, persone con diabete, affette da Hiv, asma, malattie cardiache o polmonari croniche, alle persone fragili e ai bambini sani dai 6 mesi ai 6 anni.

Nel caso in cui ci si ammali, il consiglio degli esperti è di trattare i sintomi con antipiretici, che aiutano a far abbassare la temperatura. No netto all’utilizzo di antibiotici: l’influenza è una malattia virale, non batterica, e per la loro assunzione è comunque necessaria una precedente valutazione del medico. Sempre su consiglio del medico, si possono assumere pure sedativi per tosse e aerosol.

Bassetti sull’influenza australiana: “Numeri alti già a fine novembre, anticipati rispetto alla stagione”

In ogni caso, sull’influenza australiana si è espresso pure l’infettivologo Matteo Bassetti, che ha lanciato un chiaro appello: “L’influenza è tornata peggio di come ci aveva lasciato nel 2019 ed è partita a razzo, siamo tornati alla forza propulsiva dell’influenza del 2009 con numeri alti anticipati rispetto alla stagione. Abbiamo numeri importanti già a fine novembre”.

Il direttore di Malattie infettive dell’ospedale Policlinico San Martino di Genova ha poi concluso: “Sicuramente oggi fa paura anche per tutto quello che si porta dietro con una quantità di virus paninfluenzali, patologie da pneumococco e anche polmoniti. Qualcuno dice rimettiamo le mascherine, io dico assolutamente no. Questi microorganismi devono circolare e hanno sempre circolato, ci dobbiamo proteggere ma come? Ad esempio, abbiamo perso molto la copertura per lo pneumococco, la vaccinazione da polmonite, ma anche quelle per l’influenza”.

Leggi anche: Italia, aumento degli alunni con DSA: “Non sono ragazzi pigri e svogliati”

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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