Chi è Valeria Fioravanti, morta di meningite a 27 anni e cacciata da tre ospedali

Valeria Fioravanti è deceduta a 27 anni. Secondo i familiari si è trattato di un caso di malasanità. Ripercorriamo l'iter che ha portato alla sua scomparsa.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Valeria Fioravanti è morta al Gemelli di Roma, a causa di una meningite batterica diagnosticata in ritardo. Dopo ben 7 accessi in ospedale, ed essere stata visitata 4 volte in diverse strutture sanitarie della Capitale, per la giovane 27enne non c’è stato nulla da fare.

A denunciare la vicenda ci ha pensato Repubblica. Dopo il diffondersi della notizia è stata aperta un’inchiesta per omicidio colposo per colpa medica, per il momento contro ignoti. L’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, ha assicurato:

La Regione attiverà un audit per verificare l’applicazione dei protocolli clinici, e le procedure assistenziali messe in atto in tutte le strutture coinvolte.

La famiglia, dal proprio canto, crede si sia trattato di un caso di malasanità e chiede giustizia.

Valeria Fioravanti, chi è

Valeria Fioravanti

Valeria Fioravanti, 27 anni, era impiegata presso Aeroporti di Roma, dove si occupava di sicurezza. La giovane con la sua scomparsa, lascia una bambina di 13 mesi, il compagno Fabrizio, il papà Stefano, la mamma Tiziana e la sorella Flavia. Si legge così in uno dei messaggi di solidarietà e di cordoglio su Facebook:

Mi stringo al dolore di questi poveri genitori, Tiziana e Stefano, e a sua sorella Flavia.

E a quella povera creaturina di 13 mesi che per colpa della Sanità, perché non hanno voluto credere alle parole di Valeria, ora si ritrova senza la persona più importante: sua madre.

La dinamica degli eventi che hanno portata Valeria Fioravanti al decesso

Il calvario sarebbe iniziato durante il periodo natalizio. Il giorno di Natale Valeria si reca al Campus Bio-Medico per rimuovere un ascesso ma da allora le sue condizioni iniziano ad aggravarsi. La ferita si infetta e dopo due giorni decide di andare nello stesso ospedale per un controllo, dove viene medicata e rimandata a casa.

Dopo due giorni inizia ad avere dolori al collo e mal di testa. Il 29 dicembre si presenta al pronto soccorso del Policlinico Casilino, dove ottiene la diagnosi di cefalea, viene dimessa e le prescrivono degli antinfiammatori. Quando però il giorno dopo si reca nuovamente al pronto soccorso, viene cacciata, come sostenuto da un parente e secondo quanto riportato da Repubblica:

È stata cacciata: le hanno detto che esagerava e hanno minacciato un intervento delle forze dell’ordine.

Nei giorni successivi però il malessere prosegue. Così decide di recarsi al San Giovanni in cui cambia sia la diagnosi sia la terapia: protrusioni alla colonna da trattare con antinfiammatori e utilizzo del collare.

Valeria Fioravanti: la diagnosi esatta quando ormai è troppo tardi

Il 5 gennaio, undici giorni dopo un banale intervento di routine, torna al pronto soccorso dello stesso ospedale e la dottoressa del turno di notte inizia ad avere dei dubbi sul suo stato di salute, ipotizzando non si tratti di una cefalea ma di un problema di natura batterica, e le prescrive delle analisi i cui risultati confermano i suoi sospetti.

Purtroppo però per Valeria Fioravanti l’infezione non curata subito rende la sua condizione irreparabile e la diagnosi errata si rivela fatale. Poco dopo entra in coma e la famiglia decide di trasferirla al Policlinico Gemelli, dove ieri è deceduta.

Leggi anche: Udine, specializzanda aggredita in ospedale durante il turno di notte: “Cambierò lavoro”

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