Alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia la giornata di ieri è stata segnata da un filo conduttore che ha unito film, attori e registi: la fragilità. Quella delle star, che nonostante la fama restano esseri umani, e quella raccontata sul grande schermo attraverso storie intime, dolorose o surreali.
Tra alieni, bambini in cerca di un padre e attrici che si mettono in gioco in ruoli spiazzanti, nella giornata del 28 agosto il Lido ha offerto al pubblico emozioni forti e inattese.
Clooney, il divo che si scopre vulnerabile
Il grande assente della giornata è stato George Clooney, protagonista di Jay Kelly, nuovo film di Noah Baumbach. Colpa di una sinusite che lo ha costretto a saltare la conferenza stampa, proprio mentre sullo schermo interpreta un attore maturo che mette in discussione la propria carriera e la propria immagine.
Baumbach, che lo ha voluto fortemente per il ruolo, non ha nascosto la commozione:
Non mi commuovo di solito, ma questa volta mi sono commosso.
Era una grande sfida, ma ho sempre pensato: questo ruolo è per Clooney.
Una coincidenza quasi ironica, quella tra il personaggio che vacilla e la star che si scopre fragile, ma che ha strappato un sorriso al regista: “Anche le star si ammalano”. Clooney dovrebbe comunque calcare il red carpet, confermando il legame speciale con Venezia.
Emma Stone e gli alieni che parlano di noi
Un altro momento attesissimo è stato il ritorno del sodalizio artistico tra Yorgos Lanthimos e Emma Stone. Dopo il trionfo con Povere creature!, il duo è tornato in concorso con Bugonia.
L’attrice premio Oscar veste i panni di Michelle Fuller, una manager di successo rapita da due giovani cospirazionisti convinti che lei sia…un’aliena. Con ironia e un pizzico di mistero, Emma Stone ha dichiarato:
Pensare che siamo soli nell’universo è narcisistico.
Ve lo dico: credo negli alieni.
Anzi: forse io stessa sono aliena.
Ma dietro al gioco extraterrestre si cela molto di più: un’allegoria sul potere, sulla paura del diverso e sull’urgenza di affrontare temi reali come la crisi climatica. Lanthimos stesso ha sottolineato che non si tratta di fantascienza distopica, ma di un riflesso del mondo in cui viviamo oggi.
I bambini al centro: il dolore e la resilienza
Il tema della fragilità ha attraversato anche le altre opere in concorso.
L’ungherese László Nemes, già premio Oscar per Il figlio di Saul, ha commosso con Orphan, un film ispirato alla vicenda del padre bambino, cresciuto nella Budapest del 1957. È la storia di un ragazzino ebreo che si confronta con la figura paterna reale, dopo averla a lungo idealizzata. Nemes ha dichiarato che non è solo una vicenda privata, ma “la storia di un paese, di un continente, dei traumi che continuiamo a portarci dentro”.
Invece, la regista italiana Carolina Cavalli in Il rapimento di Arabella ha raccontato la fragilità di una giovane donna segnata da un lutto e di una bambina trascurata dal padre. Un road movie che parte dalle strade del Veneto e dell’Emilia ma che diventa, nelle parole della protagonista Benedetta Porcaroli, “un viaggio nel tempo, sia all’indietro che in avanti”.
Quando la cronaca nera diventa cinema
Tra i titoli che hanno fatto discutere anche La Gioia di Nicolangelo Gelormini, ispirato all’omicidio di Gloria Rosboch, insegnante uccisa da un ex studente nel 2016. Una vicenda dolorosa che rivive sullo schermo grazie all’intensa interpretazione di Valeria Golino.
Il film ha riportato l’attenzione su una tragedia che segnò profondamente l’opinione pubblica, trasformandola in racconto artistico e occasione di riflessione collettiva.
Oggi al Lido: il giorno di Julia Roberts

Se ieri è stata la vulnerabilità a dominare, oggi la Mostra accende i riflettori sulla potenza delle star internazionali.
Per la prima volta nella sua carriera Julia Roberts approda al Lido, protagonista del nuovo film di Luca Guadagnino, After the Hunt, presentato fuori concorso. La diva interpreta Alma, professoressa di filosofia a Yale costretta a fare i conti con un trauma e con scelte del passato, quando un amico e collega viene accusato di molestie da una brillante studentessa.
Non solo Roberts: la giornata vedrà anche il ritorno del maestro sudcoreano Park Chan-wook, che dopo vent’anni da Lady vendetta concorre con No Other Choice.
Torna anche la regista francese Valérie Donzelli con À pied d’œuvre. In programma anche Cover-Up, nuovo documentario della premio Oscar Laura Poitras, e il debutto di Agon, esordio italiano alla Settimana della Critica dedicato allo sport femminile.
La forza della fragilità
La giornata di ieri al Lido ha mostrato quanto il cinema sappia parlare di debolezze e vulnerabilità trasformandole in occasioni di dialogo universale.
Clooney, con un semplice malanno, ha ricordato che anche le star sono umane. Emma Stone ha giocato con l’idea di essere aliena per raccontare il nostro presente. I bambini e i giovani protagonisti dei film hanno dato voce a ferite collettive e personali.
Oggi, con Julia Roberts e tanti altri grandi nomi, la Mostra si prepara a un nuovo capitolo. Ma resta l’insegnamento delle ultime ore: dietro ogni storia, sia reale che inventata, si cela sempre un frammento di verità che riguarda tutti noi.
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