“Il bagaglio” racconta il tumore al seno: al centro le emozioni delle pazienti

"Il bagaglio" è il docufilm che racconta la storia di chi ha ricevuto la diagnosi di tumore al seno, di come ha vissuto la notizia e il percorso di cure. Il fine è ricordare che dietro la malattia ci sono sempre delle donne che provano emozioni.

Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.
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Raccontare il tumore al seno trovando un equilibrio tra scienza e quotidianità, analizzando il bagaglio di emozioni che ogni donna porta con sé. Provare a comprendere cosa sente una paziente nel momento della diagnosi e nei giorni successivi. Ricordare che il sostegno delle persone che si hanno attorno è fondamentale.

Questo è ciò che si pone di fare Il bagaglio, il docufilm promosso dall’azienda biofarmaceutica Msd Italia, in collaborazione con associazioni specifiche sul tema. Al centro, come riporta Ansa, la volontà di sensibilizzare sulla prevenzione e far conoscere la realtà che ci si trova ad affrontare dopo una diagnosi precoce o durante i percorsi terapeutici.

La protagonista della pellicola è Martina, alle prese con tutti questi aspetti della vita dopo la notizia del tumore, tra la paura del domani e il sostegno di chi le sta vicino. Alla presentazione del docufilm a Milano, Alba Di Leone, presidente di Komen Italia, ha sottolineato: “La condivisione delle esperienze amplifica le emozioni, aiuta a sentirsi meno sole e crea ponti tra persone che scoprono di avere vissuti simili“.

Il docufilm Il bagaglio

Il bagaglio è il docufilm promosso dall’azienda biofarmaceutica Msd Italia, che ha il fine di sensibilizzare sulla prevenzione, la diagnosi precoce e i percorsi di terapia specializzati, circa il tumore al seno. Tutto ciò è realizzato attraverso il racconto della storia di Martina, che dopo la notizia del cancro deve convivere con emozioni contrastanti, tra cui la paura di ciò che verrà.

Il progetto, fa sapere Ansa, è stato realizzato in collaborazione con le associazioni Andos, Europa Donna, Fondazione IncontraDonna, Komen Italia e Salute Donna Odv. A produrre il docufilm, invece, Brandon Box. La storia raccontata è quella di Martina, che evidenzia quanto sia necessario non affrontare il momento della diagnosi e il percorso di cure da sole.

Fondamentale, infatti, è il sostegno delle persone vicine, che può cambiare l’approccio delle pazienti alla malattia. A tal proposito, l’oncologo Giampaolo Bianchini, dell’Irccs San Raffaele, alla presentazione del docufilm a Milano, ha affermato: La paura allontana dalla vita e dalla cura. Condividere la fragilità e avere qualcuno accanto è parte integrante del percorso verso la guarigione“.

Alba Di Leone, presidente di dell’associazione Komen Italia, invece, ha espresso questo pensiero, ripreso da Adnkronos:

La condivisione delle esperienze amplifica le emozioni, aiuta a sentirsi meno sole e crea ponti tra persone che scoprono di avere vissuti simili.

Dai racconti emergono bisogni che spesso non vediamo, e che dobbiamo imparare ad intercettare per offrire risposte adeguate alle donne che affrontano questo percorso.

Leggi anche: Giorgio Faletti, un docufilm celebra l’uomo dai mille volti a 11 anni dalla scomparsa

L’importanza dell’informazione

Alba Di Lorenzo ha ricordato, poi, quanto il percorso che va dalla diagnosi alle cure di tumore al seno preveda momenti di grande incertezza e fragilità, a cui si alternano forza e fiducia nella ricerca oncologica. Adnkronos, quindi, ha riportato le parole della presidente di Komen Italia a riguardo:

La realizzazione di questo docufilm arriva dal bisogno di testimoniare quanto sia importante, in un momento in cui la ricerca continua ad aumentare la sopravvivenza, ricordare che ogni punto di quelle curve rappresenta una donna, una storia, un modo personale di vivere la malattia.

A questo pensiero si è aggiunta Nicoletta Luppi, presidente e ad di Msd Italia, che durante la presentazione de Il bagaglio ha ricordato quanto ripreso dal sito di Ansa:

Insieme alla prevenzione e alla ricerca, la corretta informazione è uno dei pilastri del nostro impegno in oncologia.

Crediamo nel potere delle storie e nel cinema come linguaggio universale capace di rendere l’informazione più accessibile, promuovere consapevolezza e favorire diagnosi più tempestive.

Trasformare conoscenza di qualità in azioni concrete significa mettere al centro le persone e rafforzare la collaborazione tra istituzioni, territorio e comunità scientifica.

Rispetto alla questione prettamente scientifica, il professore Michelino De Laurentiis, della Fondazione Pascale, ha ricordato: Attribuire a ogni tumore una vera carta d’identità consente di scegliere la strategia terapeutica più efficace fin dalla diagnosi e costruire percorsi realmente personalizzati“.

Leggi anche: Marcello Mastroianni, Luca Argentero lo ricorda in un docufilm

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