Tredici anni a Mimmo Lucano, ecco i motivi della condanna: “Trattato come un mafioso”

Condanna in primo grado a 13 anni e due mesi di carcere: questa la sentenza del Tribunale di Locri per l'ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, praticamente il doppio rispetto ai 7 anni e 11 mesi richiesti dalla Procura. Ecco tutti i motivi della condanna.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Tredici anni a Mimmo Lucano. Colpevole per 19 capi di imputazione, condanna a 13 anni e due mesi di carcere: questa la sentenza di primo grado del Tribunale di Locri per l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, praticamente il doppio rispetto ai 7 anni e 11 mesi richiesti dalla Procura. Il processo “Xenia”, dopo 18 condanne, 7 assoluzioni e 2 proscioglimenti, si è concluso in primo grado nel peggiore dei modi per il padre del “Modello Riace”, col quale l’ex sindaco aveva trasformato il piccolo Comune calabrese in un punto di riferimento per l’accoglienza di migranti.

In breve, dopo tre giorni di camera di consiglio, il presidente del Tribunale Fulvio Accurso ha ritenuto l’ex sindaco colpevole di tutti quei reati che riguardano la gestione di denaro pubblico, mentre è stato ritenuto innocente per concussione e per la vicenda che riguardava i noti “matrimoni di comodo”, dunque Lucano non avrebbe commesso il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Una sentenza ingiusta e ingiustificata. A chi merita medaglie, che ha anche avuto da tutto il mondo, invece viene dato il carcere. In appello non sarà così” ha promesso il legale di Lucano, Giuliano Pisapia, che assieme al collega Andrea Daqua aveva chiesto l’assoluzione piena dell’ex sindaco perché “capace di onorare la Costituzione mentre lo Stato si è mostrato incapace di farlo”, specie in merito alla questione migranti. Per i giudici del Tribunale di Locri dietro il “Modello Riace” c’era associazione a delinquere e Mimmo Lucano ne sarebbe stato il promotore. Tra i 26 coimputati, compare anche la compagna dell’epoca dell’ex sindaco, Lemlem Teshfaun, punita con 4 anni e 10 mesi di carcere.

Tredici anni a Mimmo Lucano, l’accusa di associazione a delinquere: tutti i pasticci col denaro pubblico

Tredici anni a Mimmo Lucano, l'accusa di associazione a delinquere: tutti i pasticci col denaro pubblico

Tredici anni a Mimmo Lucano: in definitiva, la condanna non riguarda gli aiuti ai migranti. Per capire e spiegare la discrepanza tra pena richiesta e pena inflitta, bisogna comprendere ciò per cui Lucano è stato condannato ieri. Anzitutto, c’è il reato di associazione a delinquere per “commettere un numero indeterminato di delitti contro la Pa, la fede pubblica e il patrimonio e soddisfare gli indebiti e illeciti interessi patrimoniali delle associazioni e cooperative” volute e controllate da Lucano come “enti gestori dei progetti Sprar (Sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati), Cas (Centri accoglienza straordinaria) e Msna (Minori stranieri non accompagnati)”.

I pasticci con denaro pubblico in questione, come riportato da Il Fatto Quotidiano, sarebbero: “indebite rendicontazioni delle presenze degli immigrati”, “derrate alimentari falsamente indicate come destinate agli immigrati ma sistematicamente utilizzate per fini privati”, “costi fittizi per spese carburante”, “numerose false fatturazioni”, nessun “controllo delle spese” o “documentazione dei costi sostenuti dalle associazioni”, “prelievi di denaro contante e assegni bancari dai conti correnti senza alcuna giustificazione”, “indebita destinzione di fondi ottenuti per fini diversi dall’accoglienza”.

Tredici anni a Mimmo Lucano: l’accusa di truffa, peculato e abuso

Tredici anni a Mimmo Lucano. Accanto a quello di associazione a delinquere, c’è un altro filone d’accusa ai danni dell’ex sindaco di Riace, quello di truffa aggravata allo Stato, cioè alla Prefettura del Viminale, per aver fatto versare 2,3 milioni di euro indebiti o ingiustificati alle varie associazioni. Questo è un altro elemento che spiegherebbe l’aumento degli anni di condanna ai danni dell’ex sindaco in primo grado, prima semplicemente accusato di “abuso d’ufficio”. Poi, c’è un’altra truffa allo Stato del valore di 281mila euro per “costi fittizi o non giustificati”, “false fatture”, false annotazioni sui registri Inail di ore lavorate, “fittizi acquisti di bombole, materiale di cancelleria, mobili e schede carburante false”.

Ne consegue l’accusa di falso ideologico in atto pubblico per 56 determine “propedeutiche al rimborso dei costi di gestione dei progetti Cas e Sprar” in cui Lucano “attestava falsamente di aver effettuato controlli sui rendiconti di spese”.

Poi, altri due reati gravi: il primo è quello di peculato, per essersi “appropriato di ingenti fondi ottenuti dallo Stato per l’accoglienza dei rifugiati, non meno di 2,4 milioni, distraendoli alle predette finalità per l’acquisto, l’arredo e ristrutturazione di tre case e un frantoio non rendicontati, più prelievi in contanti per 531.752 euro in parte usati per il viaggio in Argentina di Lucano, in parte per i concerti estivi organizzati dal Comune di Riace, che poi attestava falsamente non essersi svolti per non pagare i diritti Siae”.

Poi, l’altro reato grave, quello di abuso, per aver affidato il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti nel comune di Riace alle cooperative sociali Ecoriace e l’Aquilone, prive dei necessari requisiti richiesti, cioè dell’iscrizione all’Albo regionale delle cooperative sociali e di autorizzazione alla gestione ambientale”, con l’utilizzo dei famosi asinelli, senza alcuna gara pubblica (la turbativa d’asta è però prescritta). Oltre a questo, è stato accusato di abuso per aver dato gratis delle carte d’identità ad alcuni richiedenti asilo, compreso un falso certificato di stato civile alla sua compagna di allora, Lemlem Teshfaun.

Tredici anni a Mimmo Lucano, le sue parole: “Io trattato come un mafioso”

Chi ha appoggiato la causa di Mimmo Lucano in questi anni, si è stretto attorno all’ex sindaco per sostenerlo ancora, con tutta la rabbia e l’indignazione per la condanna di primo grado. Se Mimmo è un delinquente, anche noi tutti lo siamo. E lo è Riace che avrebbe accolto e dato da mangiare e un tetto a migliaia di esseri umani sfuggiti alla povertà assoluta, alle guerre e alla trappola mortale del mare in tempesta. Questo è il disegno criminoso? E quale ne sarebbe la finalità?” si chiedono alcuni militanti adesso, mentre attendono le motivazioni della sentenza. Al Manifesto, Mimmo Lucano ha dichiarato:

Questa è una condanna abnorme, non ci posso credere. Mi hanno persino interdetto dai pubblici uffici per cinque anni. Così tutte le mie prospettive politiche, le speranze, sono crollate. Da questo processo emerge un profilo completamente opposto a quel che sono io nella realtà. Non sono un delinquente. Mi trattano come un mafioso.

Il governatore della Calabria facente funzioni, il leghista Nino Spirlì, ha esortato Lucano a ritirarsi dalla sua candidatura alle elezioni nella lista “Un’altra Calabria è possibile”, a sostegno del candidato governatore Luigi de Magistris. In realtà, a causa della Legge Severino, anche se venisse eletto, l’ex sindaco di Riace verrebbe immediatamente sospeso.

Ma, nonostante questo, i suoi sostenitori gli chiedono di non rinunciare. Gran parte delle forze di sinistra è con l’ex sindaco: Pd, LeU, Sinistra italiana. E anche molte associazioni, come Emergency e Amnesty. Il candidato governatore della Calabria Luigi de Magistris, ha detto su Mimmo Lucano: “Lui è un uomo giusto, simbolo di umanità e di fratellanza universale. Non si è mai girato dall’altra parte di fronte alla richiesta di vita di esseri umani diversi, è l’antitesi del crimine.

Leggi anche: CPR, i luoghi senza via d’uscita che imprigionano i migranti

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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