Esegue trapianto sulla madre e dopo 33 anni salva anche la figlia con la stessa cardiopatia

Il dottor Ugolino Livi ha effettuato il trapianto di cuore a due pazienti, a distanza di 33 anni, legate da un legame di parentela. Si tratta della signora Roberta Rapisardi e sua figlia 28enne Benedetta.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Nel 1989 Roberta Rapisardi all’età di 28 anni si rivolge al cardiologo Ugolino Livi a motivo di una grave cardiopatia. Su di lei il medico esegue un trapianto di cuore, il primo di Livi. L’intervento riesce bene e Roberta dopo alcuni anni diventa madre di Benedetta, che a sua volta manifesta la stessa cardiopatia. La figlia, oggi 25enne, il mese scorso è stata operata dallo stesso medico che ha realizzato su di lei il medesimo intervento che aveva fatto alla madre 33 anni prima: il trapianto di cuore.

Per Livi si è trattato dell’ultimo trapianto della sua carriera da direttore della Cardiochirurgia del Santa Maria della Misericordia di Udine. A raccontare la vicenda è stato il Messaggero Veneto e Il Piccolo.

Trapianto al cuore: la storia di madre e figlia

trapianto

Roberta Rapisardi, trascorsi alcuni anni dal trapianto, decide di avere un figlio ed è consapevole che la cardiopatia è a rischio di trasmissione genetica ma corre il rischio. La donna mette al mondo una bambina, ma dopo alcuni anni alla figlia si manifesta la stessa malattia della madre.

Roberta cerca il medico che l’aveva operata, il quale la indirizza al centro specializzato in cardiopatie diretto da Giancarlo Sinagra di Trieste. Qui Benedetta è seguita a lungo ma poi, quando la situazione si aggrava viene trasferita in terapia intensiva, in attesa di un cuore compatibile. Il dottor Livi ha spiegato, come riportato da Ansa, che la situazione non fosse per nulla facile:

Non era facile trovarlo lei minuta di corporatura aveva bisogno di un cuore piccolo con caratteristiche particolari.


L’occasione è arrivata e oggi Benedetta è a qualche settimana dal trapianto e sta molto bene.

Mentre riguardo ai trapianti effettuati il dottor Livi ha ammesso la responsabilità e l’ansia che sperimenta ogni volta. Ecco quanto ha dichiarato a riguardo al Messaggero Veneto:

Di trapianti ne ho fatti tanti, almeno 250, un numero inverecondo, e tutte le volte si prova la stessa tensione. Quando vedi che va tutto bene ti liberi dell’ansia vissuta prima. Al pari dei successi ci sono gli insuccessi che ti penetrano nella carne.

Di tanti trapiantati non mi ricordo le facce, ma gli insuccessi te li ricordi uno per uno, è una roba micidiale, è una lama che ti trafigge.

Leggi anche: Vivere in cinque con 2000 euro: come le famiglie del ceto medio resistono al caro vita

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