Traffico di rifiuti illegale al nord: maxi inchiesta in Friuli

La Procura distrettuale antimafia di Trieste ha portato a termine una vasta indagine su un traffico illecito di rifiuti trasferiti senza autorizzazione dal Friuli in Veneto e in alcuni Paesi dell'Est Europa.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Traffico di rifiuti al nord. L’indagine, condotta dai Carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) di Udine e coordinata dal pm Federico Frezza, si è incentrata intorno a un’azienda di Maniago (Pordenone) e altre ad essa collegate.

Traffico di rifiuti illegale in Friuli: coinvolte varie aziende

Traffico di rifiuti illegale in Friuli: coinvolte varie aziende

Nel corso dell’attività investigativa sul traffico di rifiuti, gli inquirenti avrebbero rilevato diverse irregolarità nella gestione dei rifiuti nell’arco di 4 annualità, tra il 2017 e il 2020.

In particolare vengono contestati, da un lato, il trattamento del compost con cui sarebbero stati irrorati i campi prima del decorso del termine di legge di 70 giorni dalla raccolta, dall’altro la raccolta di ingenti quantitativi di rifiuti urbani smaltiti fuori regione.

Gli indagati hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. La parola è passata ora alle difese che possono presentare memorie o chiedere di essere ascoltati per chiarire la propria posizione. 

Per svolgere le indagini sul traffico di rifiuti illegale i carabinieri si sono serviti di telecamere e sensori gps per monitorare i percorsi dei camion della Bioman, l’azienda che ha fatto scaturire il filone delle indagini sul traffico di rifiuti illecito, e delle altre aziende coinvolte tra cui figurano anche la Eco Sinergie di San Vito al Tagliamento (ma nessuno nel registro degli indagati) che secondo la stampa locale all’epoca dei fatti era amministrata dall’ex sindaco di Fiume Veneto, Lorenzo Cella.

Quest’ultimo è accusato di aver inviato in Austria, Ungheria e Slovenia migliaia di tonnellate di rifiuti non trattati secondo norma.

L’ex sindaco di Fregona, De Luca, si è difeso sostenendo che a lui vengono contestate semplicemente alcune irregolarità tecniche riguardanti i codici, diversi da Regione a Regione, utilizzati per lo smaltimento.

Nel dicembre scorso il sostituto procuratore Federico Frezza ha firmato un decreto di conclusione delle indagini preliminari. Le difese degli indagati sono all’opera per preparare le memorie difensive.

Coinvolto Angelo Mandato, amministratore di fatto e titolare della società, oltre ad imprenditori e amministratori come Pietro e Michele Buzzi (Buzzi Unicem e Cementizillo), Andrea Ramonda (Herambiente) e l’ex primo cittadino di Este, Franco Greggio.

Nello stabilimento Bioman di Maniago i rifiuti diventavano compost. Secondo la Procura di Trieste, nei terreni sarebbero stati sparsi ogni anno tra il 2017 e il 2020 oltre 30mila tonnellate di compost (complessivamente 102.857) che non avevano raggiunto la completa maturazione, che avviene nell’arco di 70 giorni. Secondo quanto acquisito dagli investigatori, il materiale finiva in natura già dopo una decina di giorni.

Leggi anche: Allarme rifiuti Covid, morti 2 netturbini a Roma: “Contagiati dai sacchetti”

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