Telemedicina, la frontiera della sanità che monitora i pazienti a distanza

La pandemia di Covid-19 ha dato nuovi stimoli alla Telemedicina, pratica innovativa che fornisce servizi sanitari a distanza. Ma come funziona concretamente?

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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La pandemia di Covid-19 ha senza dubbio “digitalizzato” le nostre vite: Dad, smartworking, videochiamate che sostituiscono incontri faccia a faccia, sedute di psicoterapia a distanza e decine di altre cose simili. Tra cui la telemedicina, una pratica che esisteva anche prima del lockdown, ma che si è definitivamente affermata nel periodo dell’epidemia di coronavirus.

La telemedicina è l’insieme di tecniche mediche ed informatiche che permettono la cura di un paziente a distanza o, più in generale, di fornire servizi sanitari a distanza. È analoga alle relazioni virtuali, ma permette di facilitare in luoghi remoti le cure e le relazioni con le dovute cautele, permettendo ai medici di dare “seconde opinioni” senza timore di essere denunciati. Insomma, la telemedicina permette alla sanità territoriale di dare risposte più immediate nel monitorare i pazienti, specie quelli con malattie croniche.

Il Ministero della Salute italiano, nella cornice del Nuovo Sistema Informativo Sanitario, ha individuato degli obiettivi generali, tra i quali figura proprio lo sviluppo della telemedicina, che andrà a ridisegnare strutturalmente e a livello organizzativo la rete di assistenza sanitaria sul territorio, soprattutto a beneficio della cronicità.

Come funziona la telemedicina?

Come funziona la telemedicina?

Riorganizzare la sanità territoriale si sta trasformando in una vera e propria necessità, specie nella previsione di nuovi rischi pandemici: in questo contesto, la telemedicina rappresenta una valida possibilità.

Francesco Sicurello, docente di informatica medica all’Università Bicocca di Milano, intervistato da Starbene, ha descritto il funzionamento concreto di tale pratica. Stando alle sue parole, la telemedicina è messa in atto in due modi:

  • Scambio di referti medici tra ospedali o reparti: Lastre, tracciati, esami non sono più in carta, ma sottoforma di file che circolano, con l’obiettivo di avere maggiori valutazioni su una certa patologia.
  • Pazienti con problemi cronici: Dopo la diagnosi in carne ed ossa di una malattia cronica, il medico continua ad acquisire nel tempo altri valori (lastre, valori del sangue) sull’evoluzione della malattia, seguendo quella persona a distanza. È quello che si definisce “telemonitoraggio”: collegarsi col paziente a distanza per commentare una Tac, confermare o rivedere una terapia. La pratica risulta vantaggiosa soprattutto per gli anziani, per i quali potrebbe essere più difficoltoso spostarsi.

Ma il dottor Sicurello chiarisce:

Il contatto fisico tra medico-paziente è fondamentale per la diagnosi: l’anamnesi medica non può prescindere da un incontro dal vivo.

Non è telemedicina la ricetta dettata al telefono dopo che una persona ha contattato uno specialista descrivendo certi sintomi.

È telemedicina il consulto sull’evoluzione della malattia, anche a distanza.

Il rapporto medico-paziente non potrà mai essere sostituito dal pc.

La telemedicina non si occupa solo di malattie croniche: oggi la pratica sta prendendo piede anche in oncologia, cardiologia, pediatria, psicologia, radiologia, pneumologia, dermatologia, neurologia, ortopedia e oculistica. È anche molto utile nella riabilitazione dei malati, nella ricerca di medici specialisti in malattie rare e nelle situazioni di emergenza. Senza contare il contributo della Telemedicina nel seguire a distanza i pazienti positivi al Covid-19.

Leggi anche: Terapia domiciliare Covid-19, migliaia di medici salvano vite su Facebook

Telemedicina: quali sono gli ostacoli e cosa si può fare per incentivarla

Lo sviluppo della telemedicina è stato finora frenato da una serie di barriere tecnologiche, organizzative, normative (necessità di regole comuni a livello nazionale e regionale), strutturali, economiche, professionali e culturali.

A queste barriere, va aggiunta la mancanza di schemi di finanziamento ad hoc per la telemedicina all’interno del tariffario nazionale e dei Livelli essenziali di assistenza (LEA).

Le azioni da portare avanti per incentivare tale pratica sono:

  • Creare fiducia nei servizi di telemedicina e favorirne l’accettazione, attraverso lo sviluppo delle metodologie accettate per la valutazione di efficacia dei farmaci, in modo che si diffondano su larga scala prove di efficacia di questo servizio.
  • Attuare nella programmazione sanitaria il nuovo framework regolamentare delle linee di indirizzo nazionali, garantendo, oltre la privacy e il corretto trattamento dei dati personali, le più elevate norme di sicurezza per i pazienti. A ciò, si aggiunge pure la necessità di regolamentare le autorizzazioni, l’accreditamento e la registrazione dei servizi e dei professionisti di telemedicina, la responsabilità in caso di danni, i rimborsi e la competenza giurisdizionale.
  • Affrontare i problemi tecnici per agevolare lo sviluppo dei servizi: in particolare, sarebbe importante l’accesso alla banda larga e l’adozione di metodi standardizzati per l’interoperabilità, che dovrebbero essere sostenuti da organizzazioni di settore (es. Health Level Seven), con la partecipazione attiva delle imprese.

Ad oggi, la telemedicina è l’applicazione di sanità in rete con le potenzialità maggiormente rilevanti per l’accrescimento dell’equità nell’accesso ai servizi sanitari, ma deve essere oggetto di un sistema di accreditamento che dia garanzia ai pazienti e agli operatori, oltre che di una revisione del Codice che ne sottolinei la legittimità e l’efficacia.

Telemedicina: la situazione in Italia

Telemedicina: la situazione in Italia

Alcune strutture assistenziali, dopo lo scoppio dell’epidemia, si sono progressivamente avvicinate al mondo della telemedicina.

È di due giorni fa la notizia che la Regione Emilia-Romagna ha fatto partire, nelle Case della Salute delle zone di Forlì, un nuovo progetto di telemedicina per favorire il monitoraggio a distanza di pazienti affetti da patologie croniche (diabete, scompenso cardiaco, Bpco). L’iniziativa ha l’obiettivo di facilitare l’accesso alle cure in territori collinari e montani lontani dalle strutture ospedaliere. L’assistenza dei pazienti avverrà attraverso la presa in carico coordinata da parte del medico di Medicina Generale e di un infermiere dell’ambulatorio della Cronicità.

Significativa è anche l’iniziativa promossa dalla Asl di Vercelli pochi giorni fa: utilizzare la telemedicina per curare e visitare i bambini malati di Covid. Tutto questo grazie ad un apparecchio, messo gratuitamente a disposizione delle famiglie dalla Asl, in grado di trasformarsi in un fonendoscopio, otoscopio, telecamera, termometro e dotato di saturimetro, da collegare ad uno smartphone o a tablet domestici. In questo modo, i Medici di pediatria sono riusciti ad effettuare una visita a distanza ai bambini, col supporto di un familiare.

Ma a che punto è davvero la situazione della telemedicina in Italia?

Da quanto riporta il sito ufficiale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), quello della telemedicina è un settore che sta gradualmente prendendo forma. Sono monitorati i servizi sanitari fornendo collaborazione agli enti, aggiornati i metodi per gestire la sicurezza informatica e il rischio clinico, valutati i parametri del costo-efficacia di tali servizi. Vengono inoltre sviluppati modelli di progettazione e conduzione dei servizi in telemedicina, di utilizzo dei real word big data e promossi trial clinici nazionali e internazionali in telemedicina.

L’obiettivo, per l’Iss, è quello di uscire dalla sperimentazione della Telemedicina e andare verso un paradigma che ne faccia il perno di una riorganizzazione complessiva dei servizi sul territorio. Ma perchè ciò avvenga, sarà necessario credere di più in questa pratica, investendo e dando le giuste garanzie alle persone, in modo che ne usufruiscano senza dubbi o perplessità.

Leggi anche: Protesi caviglia stampata in 3D al Rizzoli, è la prima volta al mondo

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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