Tampone Coi: cos’è e a cosa serve

Il tampone Coi si differenzia sia dal test rapido tradizionale, che dal molecolare, il quale rileva la carica virale. Vediamo a cosa serve e come si misura.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Sul mercato europeo esistono oltre 500 tipi di test per verificare la positività o meno al Covid. Uno di questi è il tampone Coi, che ci dice quanto durerà l’infezione ma non i sintomi che avremo, come capita spesso di leggere in rete.

Occorre infatti specificare che questa tipologia non rileva la carica virale, come con i tamponi molecolari, ribadendo il concetto che non vi è nessuna correlazione tra carica e sintomi pesanti. Una persona infatti può avere una carica virale alta e sintomi leggeri o viceversa.

Tampone Coi: significato della sigla e come si misura

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Per chi deve scegliere a quale test sottoporsi non è facile, essendoci 560 test rapidi antigenici approvati dall’Unione. In farmacia però non viene specificato il tipo ma solo la possibilità di scegliere tra test rapido tradizionale, che costa intorno ai 15 euro, e il tampone Coi, fatto pagare solitamente 3 euro in più. La sigla di quest’ultimo sta per “cut off index” che significa indice di soglia. Se si supera il valore 1 si risulta positivi mentre se il valore è inferiore si è considerati negativi.

Il prelievo è identico a tutti gli altri. Prelevato un campione di mucosa nasale col tampone, viene poi diluito e messo all’interno di uno stick contenente anticorpi, creati artificialmente e in grado di riconoscere il virus. Ecco cosa ha spiegato Vittorio Sambri, professore di microbiologia dell’università di Bologna e direttore del laboratorio della Ausl Romagna, sul tampone Coi, intervistato da Repubblica:

Gli anticorpi riconoscono una proteina del virus chiamata N, che è più stabile e presente in quantità superiori rispetto alla proteina S, o spike, che abbiamo imparato a conoscere perché riguarda i vaccini e la risposta immunitaria.

Quando l’anticorpo si lega all’antigene rilascia una sostanza che nei test tradizionali può essere colorata, con la striscetta rossa, e in quelli Coi è fluorescente ma non leggibile a occhio nudo, per cui è necessario un apparecchio che ne misuri l’intensità. Infatti il tampone Coi è in grado si scoprire quanto virus è presente sul campione, e ciò può esserci utile per ipotizzare il tempo in cui si resterà positivi. Banalmente maggiore è la quantità del virus e maggiore sarà il tempo che si impiegherà a negativizzarsi.

Spesso però variazioni possono esserci a seconda della profondità del prelievo: un soggetto che farà il tampone su se stesso sarà più delicato ed effettuerà un prelievo di minore profondità, influenzando così il risultato del test.

Leggi anche: BA.2.75, la nuova variante di Covid arriva dall’India: “Cinque volte più contagiosa di Omicron 5”

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