Papà ti porto io allo stadio, la Roma accoglie con amore Angelo malato di SLA

Marco Minozzi ha portato il padre Angelo, malato di SLA, allo Stadio Olimpico per vedere la sua Roma. Una storia di coraggio, sostegno e amore.

Maria Ida Romeo
Maria Ida Romeo
Nata nel 2000, studiosa di giornalismo e amante del teatro, fa della comicità il suo sguardo sulla realtà. Sempre in bilico tra carta e scena, crede che le storie migliori nascano dagli imprevisti.
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A volte il calcio è solo uno sport. Altre volte, è tutto: memoria, identità, respiro. Domenica 18 maggio, allo Stadio Olimpico, si è assistito a una storia che ha il sapore della leggenda e la sostanza dell’amore: un figlio, Marco, ha regalato al padre Angelo, che da cinque anni convive con la SLA , un giorno che vale una vita: lo ha portato allo Stadio Olimpico a vedere la Roma, la loro Roma.

Un gesto all’apparenza ordinario, ma dal significato profondo. Non è solo una questione di calcio: è la testimonianza di un legame indissolubile, che supera ostacoli e infortuni. È la passione che continua a vivere, anche quando il fisico non regge più.

Un regalo speciale

Angelo Minozzi, romano e romanista, è il figlio di Enrico Minozzi, storico radiocronista della Roma negli anni ‘70 e ‘80. Una voce, la sua, che ha accompagnato tante partite, al punto da diventare, per i tifosi, più familiare di quella di un parente.

Per chi ama la Roma, Minozzi non è un semplice cognome: è un’eco di curva, un frammento di stadio raccontato nel tempo. Oggi quel nome torna a farsi sentire grazie a Marco, nipote di Enrico Minozzi, che ha scritto una lettera alla AS Roma per chiedere di accogliere il padre Angelo, affetto da SLA:un eroe vero, non perché ha vinto coppe, ma perché ogni giorno lotta con dignità“.

La risposta del club giallorosso non si è fatta attendere. Da sempre attenta alle storie autentiche della sua comunità, la Roma ha accolto la richiesta spalancando le porte dell’Olimpico. Così, Angelo è tornato sugli spalti, accompagnato dall’affetto del figlio e dal calore della tifoseria.

Il supporto di AISLA

A testimoniare il momento, uno scatto nella quiet room dello stadio: Angelo e Marco, fianco a fianco, con la bandiera di AISLA sulle gambe. Un’immagine che sintetizza perfettamente il valore dell’iniziativa. Vicino alla famiglia, infatti, c’è sempre stata anche AISLA – Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, che ha reso possibile questo ritorno allo stadio, offrendo supporto concreto.

Solo pochi giorni fa, a Jesi, si è concluso l’evento nazionale dell’associazione, che ha riunito oltre 130 partecipanti da tutta Italia. Si è parlato di diritti, di presa in carico e di progetti di vita. Una riflessione collettiva che trova riscontro diretto in questa vicenda.

Quella di Angelo è più di una semplice storia: è la dimostrazione concreta di come l’ascolto possa diventare azione, la cura un gesto, e la vicinanza una promessa mantenuta.

Leggi anche: Pianista operato al cervello suona per i medici: “Il mio modo per ringraziarli”

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