Perché è morto il piccolo Rayan? “Ripetuti gli stessi errori fatti con Alfredino”

Ieri sera è arrivato il comunicato della Casa Reale, citato dai media arabi: "Rayan è morto a causa delle ferite riportate durante la caduta”. Oggi il presidente dell'associazione Alfredino Rampi dice: "Fatti gli stessi errori di Vermicino".

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Perché è morto Rayan? Questa è la domanda che tutti si fanno dopo le notizie arrivate ieri.

Il piccolo Rayan Oram era riuscito a sopravvivere per 5 giorni (più di 100 ore) incastrato a 32 metri di profondità in quel pozzo maledetto, in cui era finito lo scorso martedì a Chefchauen, in Marocco. Ieri sera, però, è arrivato il comunicato della Casa Reale, citato dai media arabi: il bambino è morto a causa delle ferite riportate durante la caduta”, si legge. Ma, stando a quanto riportato dai media locali, la morte del bimbo di cinque anni sarebbe sopraggiunta soltanto dopo l’estrazione.

La sua storia, triste epilogo compreso, è stata paragonata a quella di Alfredino Rampi, che morì nel 1981 a Vermicino dopo giorni di agonia in un pozzo artesiano, in cui era finito a seguito di una caduta

All’inizio sembrava che Rayan fosse salvo: i soccorritori avevano lasciato trapelare la notizia che non avesse riportato ferite gravi. Qualche minuto dopo, però, è arrivato il comunicato del Palazzo Reale, con scritto ciò che nessuno avrebbe voluto ascoltare. Oggi Daniele Biondo, presidente dell’associazione Alfredino Rampi, spiega che “chi ha gestito la vicenda di Rayan forse ha ripetuto gli errori del passato fatti in Italia a Vermicino”. Ecco cosa ha detto.

Perché è morto Rayan? L’eccessivo numero di presenti e i ritardi nelle operazioni

Perché è morto Rayan? L'eccessivo numero di presenti e i ritardi nelle operazioni

Perché Rayan è morto? L’ errore sarebbe stato far accalcare sul luogo del dramma un eccessivo numero di persone. Era successo nel 1981 a Vermicino ed è successo anche in Marocco. Daniele Biondo ha detto: “All’epoca a Vermicino la presenza di tante persone sul posto fu uno degli ostacoli, non solo fisici ma anche psicologici, per i soccorritori messi sotto pressione, così come oggi si vedeva tutta quella calca sul posto a Chefchauen”.

L’ingegnere Mourad Al Jazouli, che ha coordinato la squadra dei soccorsi, era molto fiducioso: poche ora prima dell’estrazione aveva fatto sapere che Rayan era vivo e che lo avrebbero tirato fuori entro la giornata di ieri. Poi, qualcosa non ha funzionato: troppi curiosi, troppe telecamere e un rischio di crollo eccessivamente elevato, fattore che ha di molto rallentato i tempi. Tutto questo avrebbe contribuito al triste epilogo.

Leggi anche: Tragedia di Vermicino: 39 anni fa la morte del piccolo Alfredino sconvolse l’Italia

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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