La tesi di Aurora sulla terapia dell’abbraccio: “Annienta barriere della sclerosi”

La tesi di laurea di Aurora nasce dalla storia personale della mamma, affetta da sclerosi multipla e ideatrice della terapia dell'abbraccio, un modo per superare le barriere fisiche che la malattia impone.

Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.
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Aurora Carcagni si è laureata in Scienze dell’Educazione con una tesi sulla mamma, Maria De Giovanni, e la sua terapia dell’abbraccio. La donna, infatti, come riporta Il Corriere del Mezzogiorno, è affetta da sclerosi multipla e ha dato vita a un progetto proprio inerente al mondo della disabilità.

Il motivo della scelta di Aurora è ricaduto sulla stima riservata verso la madre, per lei esempio di inclusione e resilienza. Il titolo del lavoro di laurea, quindi, è stato Educare alla disabilità attraverso la storia: modelli, rappresentazioni e testimonianze“.

Al centro della tesi un excursus sulla disabilità e il modo in cui la sua percezione nella società sia cambiata nel tempo. Maria De Giovanni, d’altra parte, ha ideato la terapia dell’abbraccio in mare, che permette di superare il senso di solitudine e isolamento, tipico di chi vive con malattie croniche“.

La tesi di Aurora sulla terapia dell’abbraccio

Aurora Carcagni, 23 anni, si è laureata in Scienze dell’Educazione presso l’Università del Salento, con una tesi dal titolo Educare alla disabilità attraverso la storia: modelli, rappresentazioni e testimonianze. Al centro dell’elaborato la sua storia personale, o meglio quella della mamma.

Maria De Giovanni, infatti, è da tempo affetta da sclerosi multipla e, per sostenere chi si ritrova nella sua stessa condizione, ha fondato l’associazione Sunrise Onlus e ideato la terapia dell’abbraccio. Aurora, quindi, è partita dalla vicenda della madre per analizzare il modo in cui la percezione sociale della disabilità è cambiata negli anni.

Il Corriere del Mezzogiorno ha riportato le dichiarazioni della 23enne sul lavoro svolto, sul perché della scelta e sul proprio punto di vista circa l’importanza dell’inclusione di ogni soggetto nella società:

Per i professionisti dell’educazione la cultura dell’inclusione deve basarsi sul rispetto dei diritti e della dignità di tutti, andando ben oltre l’apprendimento teorico.

Ho scelto di scrivere di lei per due motivazioni.

La prima è più “tecnica”.

Le narrazioni autobiografiche rappresentano uno degli strumenti contemporanei più forti nel mondo dell’educazione, perché le esperienze che raccontano non sono più solo storie personali, ma consentono di assumere uno sguardo autentico ed empatico, avvicinando realtà che troppo spesso rimangono distanti. 

La seconda ragione è che Maria, come scrivo nella tesi, è un chiaro esempio di coraggio, generosità e resilienza, non solo per me.

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L’abbraccio di Maria

L’impegno di Maria De Giovanni nell’ambiente della disabilità e dell’inclusione è stato riconosciuto ampiamente. Nominata Commendatore al Merito della Repubblica, infatti, la donna continua a sviluppare una serie di pratiche e attività che possano migliorare la qualità della vita di persone disabili.

Da questa considerazione è nata la terapia dell’abbraccio in mare, uno strumento terapeutico rivolto a chi è affetto da sclerosi multipla o ha altre vulnerabilità. Questo il pensiero di De Giovanni, ripreso da Il Corriere del Mezzogiorno:

Secondo questo approccio l’abbraccio avviene direttamente in mare, creando un’esperienza di connessione fisica ed emotiva che può avere effetti profondamente benefici.

Il più ampio progetto Il Mare di tutti entro cui si inserisce si propone di offrire supporto fisico e psicologico, attraverso il contatto diretto con l’acqua, un ambiente che da sempre è simbolo di fluidità e rilascio di tensione.

La terapia dell’abbraccio in mare permette di superare il senso di solitudine e isolamento, tipico di chi vive con malattie croniche, garantisce momenti che alleviano la fatica muscolare e favorisce un rilassamento profondo.

Aurora Carcagni, quindi, ha deciso di celebrare l’impegno della madre e di portare avanti il suo messaggio, con una tesi che parla proprio di lei e della sua “battaglia”. Nel descrivere la terapia ideata da Maria, la 23enne ha affermato: La pratica dell’abbraccio in acqua rappresenta un atto di accoglienza, un gesto che va oltre le parole e annienta le barriere fisiche“.

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