Lo scorso giugno arrivava a Milano insieme alla mamma Alaa, oggi il piccolo Adam ricorda quanto successo alla sua casa e alla sua famiglia a Gaza, mentre sogna un futuro migliore in Italia.
Presso l’ospedale Niguarda del capoluogo lombardo, l’11enne ha ricevuto tutte le cure necessarie e adesso ci ritorna per la fisioterapia. In questi mesi, Adam sta imparando l’italiano e a settembre potrà andare a scuola.
Per quanto il dolore per la perdita del marito e dei nove figli, Alaa e il piccolo a Milano sono circondati dai parenti rimasti e da tutti coloro che si sono uniti attorno a loro.
La vita di Adam in Italia
Adam al Najjar, 11 anni, è arrivato a Milano da Gaza lo scorso giugno, dopo che una bomba esplosa sulla sua casa gli ha portato via il padre e i nove fratelli e sorelle. A essersi salvata è stata solo la mamma, Alaa, che in quel momento stava prestando servizio come pediatra nell’ospedale Nasser di Khan Yunis.
La donna ha parlato a La Repubblica della nuova vita insieme al bambino, raccontando come Adam ricordi tutto del momento dell’esplosione, che gli ha conficcato nel corpo numerose schegge di vetro. Le undici più grandi sono state rimossi dai chirurghi a Milano. Alaa, quindi, ci ha tenuto a ringraziare l’Italia:
Sono grata al Governo italiano che ci ha portati qui, sono grata ai medici che ci stanno aiutando, sono grata agli infermieri, agli psicologi e ai fisioterapisti che ogni giorno curano mio figlio e sono diventati i suoi nuovi amici.
Leggi anche: Arrivato da Gaza Adam, unico superstite insieme alla mamma: sarà curato a Milano
Il suo desiderio è studiare

Nel momento in cui sono arrivati a Milano, Alaa e Adam non sono stati lasciati soli. I due, infatti, sono stati raggiunti dal Canada da Israa, sorella della donna, che si prende cura di entrambi. È stata proprio lei a dormire accanto al nipote e ad Alaa nella camera del Niguarda, quando Adam era ricoverato.
Qui, l’11enne ha iniziato a seguire un corso di italiano, in attesa di iniziare la scuola a settembre. Per la sua età, dovrebbe frequentare la prima media, che a Gaza corrisponde al settimo anno, ma la decisione sarà presa in base al livello della conoscenza linguistica del bambino.
È lo stesso Adam a dire a La Repubblica “Io voglio andare a scuola…“, mentre Alaa confessa: “Sto cercando di non fargli perdere due anni“. La speranza della donna, infatti, per l’unico figlio che le è rimasto è: “Che diventi la persona migliore al mondo e che possa avere tutte le opportunità“. Continua, poi:
Penso tanto.
Penso al futuro di Adam, a come dargli le cose che aveva a Gaza prima della guerra.
Non eravamo una famiglia povera, avevamo sempre acqua, cibo ed elettricità perché mio marito Hamdi aveva un impianto solare.
Per quanto riguarda il suo di futuro, Alaa ha raccontato: “Mi piaceva aiutare i bambini all’ospedale. Adesso però devo stare accanto ad Adam“.
Leggi anche: Leonardo ad Harvard per trovare una cura all’Alzheimer: “Aiuterò mia mamma”
Come sta ora Adam?
Dopo essere stato operato al Niguarda, Adam ha due nervi del braccio sinistro lesionati e un terzo strappato di tre centimetri. Grazie alla fisioterapia, però, la situazione sta rientrando. La riabilitazione, inoltre, è un motivo per il piccolo di esercitarsi con l’italiano, ripetendo in successione numeri e mesi.
Per poter decidere la situazione definitiva del braccio sarà necessario un altro intervento, mentre il nervo ottico lesionato e l’udito stanno migliorando, come fanno sapere i medici che stanno seguendo l’11enne. Nel frattempo, a far passare il tempo ad Adam è sua zia Israa, che lo porta a fare gite all’aperto e a vedere gli animali.
Anche questi momenti di svago fanno parte della terapia. A tal proposito, Alaa racconta che Adam: “Sta reagendo bene perché non finge che non sia accaduto niente, non nega, si sforza di cercare i lati positivi nelle cose brutte. Anche rispetto al braccio, si sente fortunato, ‘Dio mi ama’, dice“. Su di lei, invece, dice:
Gaza mi manca.
Quando sono uscita mi sono sentita in colpa, non volevo andarmene così.
A Gaza ci sono le tombe dei miei dieci figli (nove uccisi nel raid, uno perso per malattia) e di mio marito.
Tornerò da loro, prima o poi.