La famiglia nel bosco ha accettato l’immobile offerto da un privato, che permetterà ai genitori Catherine e Nathan di ricongiungersi con i propri figli. I tre bambini della coppia, infatti, sono stati allontanati dal Tribunale dei Minori dell’Aquila, per condizioni igienico-sanitarie inadeguate.
Presto, però, ritorneranno a essere tutti e cinque insieme, dal momento che, come riporta Il Fatto Quotidiano, il padre Nathan ha visitato l’edificio, riscontrando come esso rispecchi il loro stile e la loro filosofia di vita, lontana dal consumismo moderno.
L’uomo, inoltre, ha ringraziato il ristoratore Carusi, proprietario dell’immobile, e chi ha contribuito ad arrivare a tale punto: “Grazie, grazie a tutti. Ho fiducia nei giudici ma non ho altri commenti da fare in questo momento“.
La nuova casa della famiglia nel bosco
Nathan Trevallion e Catherine Birmingham hanno accettato temporaneamente di vivere in un casolare nei boschi di Palmoli, offerto in maniera gratuita dal ristoratore di Ortona Armando Carusi. L’immobile è stato ceduto alla famiglia nel bosco, per consentire ai genitori il ricongiungimento con i propri figli.
I tre minori, infatti, erano stati allontanati dal Tribunale dei Minori dell’Aquila, per la condizioni igienico-sanitarie precarie e per l’isolamento sociale a cui sono stati sottoposti i bambini. Come riporta Il Fatto Quotidiano, i genitori hanno definito la mossa “non un passo indietro, ma un passo avanti che consente di tornare a vivere secondo il proprio credo e la propria voglia di libertà“.
Nathan Trevallion, secondo quanto fa sapere sempre il quotidiano, a visitato quella che sarà la nuova casa della famiglia ed è rimasto affascinato da quanto la residenza sia in linea con i loro valori. La residenza autonoma ha due ampie stanze, una cucina, un pozzo per l’acqua, un bagno a secco e dei locali per gli animali.
Il Giornale di Chieti, invece, ha riportato il commento di Trevallion in merito alla decisione: “Grazie, grazie a tutti. Ho fiducia nei giudici ma non ho altri commenti da fare in questo momento“. Carusi, poi, ha dichiarato:
Nathan felicissimo e noi più di lui.
Ha preso le chiavi.
Domani arriverà lì e, penso presto, anche la moglie con i bambini.
È andato tutto bene, me l’aspettavo anche se ieri non ne ero completamente sicuro.
Oggi abbiamo definito tutto.
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La storia della famiglia nel bosco

Quella della famiglia nel bosco è la storia di chi vuole allontanarsi il più possibile dal consumismo che dilaga nella società contemporanea, per tornare a un contatto totale con la natura. In Italia dal 2017, la coppia anglo-australiana ha tre figli, cresciuti in un casolare a Palmoli, in Abruzzo, senza elettricità e acqua corrente, producendo cibo ed energia in maniera autonoma.
Le scelte di vita della famiglia Trevallion-Birmingham hanno allertato le Forze dell’Ordine e il 13 novembre 2025 il Tribunale dei Minori dell’Aquila ha disposto l’allontanamento dei bambini, in una struttura protetta, insieme alla mamma.
Attraverso i legali Marco Femminella e Danila Solinas, la coppia ha sempre ribadito che ogni azione compiuta è stata guidata dalla tutela della salute psicofisica dei propri figli e che la scelta di vivere nel bosco non è sintomo di negligenza ma “l’espressione di una filosofia di vita in cui hanno creduto e continuano fermamente a credere“. I legali hanno anche aggiunto quanto riporta Il Giornale di Chieti:
Nella giornata di ieri abbiamo provveduto al deposito del reclamo avverso l’ordinanza del Tribunale per i Minorenni che ha disposto l’allontanamento dalla casa familiare dei bambini Trevallion Birmingham.
La presentazione del gravame muove, di certo, dalla improcrastinabile necessità di instare per la revoca dell’ordinanza ma, parimenti, dalla doverosa contestualizzazione di passaggi chiave sottesi ad una corretta lettura di una vicenda che, a tratti, è stata, purtroppo, oggetto di strumentalizzazioni speculative.
Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, infatti, hanno sempre dimostrato di aver seguito quanto richiesto dalla legge, che permette l’istruzione parentale o l’auto-produzione di energia, e soprattutto hanno ribadito più volte di non aver mai rifiutato aiuti da parte di enti pubblici o privati. La conferma di ciò è evidente proprio con la decisione di accettare l’immobile.
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