Decreto Ucraina: in aula 35 parlamentari contrari. Quali le ragioni di tale dissenso?

Il decreto Ucraina, per le spese militari che sono previste al suo interno, non è stato votato da 35 senatori. Tanti anche i parlamentari che non si sono presentati in aula.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
spot_img

Il decreto Ucraina prevede, oltre all’invio di aiuti umanitari, anche spese militari. Sono 35 i senatori che non hanno voluto dare la fiducia.

Inoltre c’è da considerare un aspetto. Dei 321 senatori in aula erano presenti solo 249 per un totale di 72 assenti. Anche questo rappresenta un segnale importante di fronte a un decreto, che si presenta come un aiuto verso le popolazioni ucraine, ma lascia perplessi su alcuni punti.

Chi ha votato no al decreto, oppure non si è presentato in aula, viene già tacciato come filorusso o appartenente al partito anti-Nato. Senza considerare che tra i contrari ci possa essere soltanto un semplice parlamentare non favorevole esclusivamente all’uso delle armi.

Spese militari nel Decreto Ucraina: chi sono i parlamentari contrari

spese militari_

Spese militari nel Decreto Ucraina. A votare contro il Decreto sono stati i parlamentari di Fratelli d’Italia, e altri 17 tra ex grillini del Gruppo Misto, Alternativa, con i senatori Bianca Laura Granato Mattia e Crucioli. Quest’ultimo avrebbe definito Draghi “un nonno al servizio della guerra, esattamente come il suo omologo statunitense Biden” contrapponendolo al ruolo che lui stesso si era dato definendosi, durante la conferenza di fine anno, un nonno al servizio delle Istituzioni. Mentre per Crucioli Luigi Di Maio sarebbe un degno nipotino di Draghi e Biden, andando giù pesante con le parole: “più che un ministro a 5 Stelle mi sembra un ministro a stelle e strisce”.

Tra le file dei no c’è anche la senatrice ex M5s Laura Granato, di posizioni decisamente filorusse, la quale ha fatto discutere nei giorni scorsi per aver dichiarato che “Putin sta combattendo una guerra per tutti noi, contro l’agenda globalista”.

Tra gli anti-Nato, così vengono già etichettati, c’è anche Elio Lannutti, che aveva dipinto Zelensky come uno “spregiudicato spaccone” e sui social esprime sempre il suo disappunto contro l’invio di aiuti militari e l’innalzamento della spesa militare della Nato.

Spese militari nel decreto ucraina: il no di Petrocelli

Spese militari nel Decreto. Gli altri no sono giunti da Emanuele Dessì, ex pentastellato ora nel Partito Comunista di Marco Rizzo e Vito Petrocelli, del Movimento 5 stelle, presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama, che avrebbe dichiarato:

È necessario chiederci dove finiscono le armi che l’Italia sta inviando.

Sarebbe molto grave scoprire che arrivano nelle mani di milizie neonaziste o di bande armate.

Tale presa di posizione è stata criticata dal senatore Pd Andrea Marcucci, per il quale “è molto preoccupante e molto grave che importanti cariche istituzionali del M5S abbiano votato contro il Dl Ucraina, come il Presidente della Commissione Esteri Petrocelli, o non abbiamo partecipato al voto, come il Presidente della Commissione Bilancio, Pesco”.

La posizione di Paragone e il no sulle spese militari

E ancora ci sono senatori di Italexit, Mario Giarrusso e Gianluigi Paragone, che non si è risparmiato nel fornire il suo parere negativo sui punti critici del decreto Ucraina:

Non è dando armi all’Ucraina o accelerando sull’esercito comune europeo che arriveremo alla Pace possibile. Così si alimenta uno scontro che, se non si fermerà, costringerà i nostri figli a indossare un’uniforme e imbracciare quelle armi il cui traffico ingrassa il Pil mondiale.

La posizione di Paragone è netta e a suo dire quella che si è intrapresa non è la strada per la pace in Europa:

Da una parte c’è il Paese aggressore, dall’altra il Paese aggredito. Al primo inviamo soldi ogni giorno per l’acquisto del 40% di gas che ci serve. Al secondo mandiamo armi per resistere all’offensiva alimentata coi soldi che diamo alla Russia.

Se fosse coerente, il governo dovrebbe interrompere l’acquisto del gas russo: ma non può, perché in questi decenni noi, la Germania, l’Europa abbiamo fatto affari con Putin. Il governo vuole la pace? Allora l’unico modo è insistere con un tavolo di mediazione che escluda l’invio di armi, invio che la maggioranza degli italiani respinge.

Un vero tavolo di trattativa che escluda la possibilità di rovesciare un Presidente che ancora gode del massimo consenso nel suo Paese. La mediazione porterà alla Pace possibile, non alla Pace assoluta, e in questa Pace possibile Putin non potrà uscire come uno sconfitto. Se non si vuole allargare la guerra in Europa, il decreto Ucraina non è la strada giusta.

Leggi anche: Draghi firma Dpcm su protezione e aiuti ai profughi ucraini. A quanto ammontano i contributi?

spot_img

Correlati

Caso Balocco, il Codacons: “Il Tribunale ha accolto il ricorso, è stata pratica commerciale scorretta”

Il Codacons annuncia in una nota che la giudice della prima sezione del Tribunale...

Pierfrancesco Veronesi vince l’oro ai Campionati di Fisica: “Ha battuto 34.000 studenti”

Pierfrancesco Veronesi è il giovane studente del Liceo Scientifico Francesco Severi di Frosinone che...

L’8 maggio i vertici Rai attesi in commissione di Vigilanza: cosa succederà dopo il caso Scurati?

Barbara Floridia, Presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai, ha dichiarato, come riporta "Ansa"...
Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
spot_img