“Silvia Romano si è convertita all’Islam”. Perché giudicarla?

Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli, giornalista e imprenditrice, si occupa di personaggi, interviste, attualità e lifestyle. Segni particolari? Mamma di Matilde
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Quello di Silvia Romano è stato un arrivo in Italia sotto gli occhi del mondo intero, tra emozioni, abbracci e una ritrovata libertà. Il suo ritorno a casa, dopo 18 mesi di prigionia prima in Kenya, dove era cooperante per la onlus marchigiana Africa Miele, e poi in Somalia, è una notizia che porta colore in questo clima grigio che da mesi caratterizza il nostro Paese, ostaggio del Covid 19. Subito dopo essere atterrata a Ciampino, la cooperante milanese è stata sottoposta al test del coronavirus e ascoltata dai magistrati per ricostruire le tappe del suo rapimento e capire cosa realmente sia successo. Le prime parole di Silvia Romano ai Carabinieri dei Ros sono state rassicuranti:

Sono serena e durante il sequestro sono stata trattata sempre bene. Mi hanno assicurato che non sarei stata uccisa, e così è stato. In questi mesi sono stata trasferita frequentemente e sempre in luoghi abitati e alla presenza degli stessi carcerieri.

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La conversione all’Islam

Secondo quanto raccontato dalla stessa Silvia Romano, durante la prigionia è avvenuta la sua conversione all’Islam, spontanea e non forzata. Un processo di cambiamento iniziato con la volontà della ragazza di leggere il Corano, per la quale è stata accontentata dai suoi carcerieri.

Grazie ai miei carcerieri ho imparato anche un po’ di arabo. Loro mi hanno spiegato le loro ragioni e la loro cultura. Il mio processo di riconversione è stato lento in questi mesi.

Sulle voci di un suo matrimonio forzato con uno dei suoi carcerieri, la ragazza dichiara:

Non c’è stato alcun matrimonio né relazione, solo rispetto.

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L’attacco dei social, tra giudizi e pettegolezzi

Quello dei social è un tribunale spietato che non ha risparmiato Silvia Romano, fortemente giudicata per quella che sembra essere stata una scelta libera, la conversione alla religione islamica. Un credo che spaventa l’Occidente, e forse è per questo che in molti si sono scagliati indignati contro la giovane appena atterrata. Non l’hanno risparmiata neanche dai pettegolezzi su una sua presunta gravidanza. Le sue rotondità, nascoste a fatica sotto l’abito arabo, il gesto di accarezzarsi la pancia come se fosse in attesa di un figlio, hanno scatenato illazioni su internet. La ragionevolezza tra i leoni da testiera è merce rara, ma in pochi hanno ricordato che il privato di una donna merita rispetto. Un concetto che dovrebbe essere alla base dell’educazione civica, indipendentemente da tutto.

La sua conversione all’Islam

La sua conversione è stata libera e spontanea, come la stessa Silvia Romano ha dichiarato agli inquirenti, affermando che oggi il suo nome è Aicha. Perché giudicare senza mezzi termini sui social, senza conoscere realmente cosa le sia accaduto durante un rapimento lungo 18 mesi? Spostata da un villaggio all’altro, come lei stessa ha spiegato ai Ros, venduta dai kenyoti ai somali. Da sola, con i suoi carcerieri e il Corano. I condizionamenti psicologici per una ragazza di 25 anni, in quelle condizioni così dure e durature sono molteplici. Se in cuor suo Silvia si fosse convertita al credo islamico per rimanere in vita? Se fosse stata la sua unica speranza di tornare a casa? Ecco cosa avrebbe ulteriormente dichiarato la ragazza:

Ci muovevamo a piedi o in macchina. Trasferimenti lunghi, faticosi. Leggevo il Corano, pregavo. La mia riflessione è stata lunga e alla fine è diventata una decisione.

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Le donne dell’Islam

In Italia, sono in aumento le donne che scelgono di diventare musulmane. Secondo la giornalista e orientalista italiana Farian Sabahi, sono donne normali, di diversa estrazione sociale e in molti casi di educazione cattolica. Cosa scatta dentro di loro è scritto nel proprio passato. Spesso, la conversione avviene dopo una crisi personale, un lutto o un fatto psicologicamente provante. Una prigionia di 18 mesi come quella della giovane cooperante milanese può portare ad un cambiamento così radicale. Sarà il tempo, la ritrovata serenità con la propria famiglia d’origine, con i suoi spazi e la sua vita di prima a chiarire a Silva se la scelta fatta in una dimensione altra come la prigionia, si rivelerà quella giusta .   di Catiuscia Ceccarelli

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