Sclerosi multipla: scoperta terapia che disattiva malattia nel 70% dei pazienti

Al 38esimo Congresso Ectrims 2022 del Comitato Europeo per il Trattamento e la Ricerca nella Sclerosi Multipla, in corso ad Amsterdam, sono emerse novità sulla cura della malattia.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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In Italia sono 133mila le persone affette da Sclerosi multipla. Per le forme più gravi e aggressive è stato scoperto un approccio combinato, rivelatosi efficace: chemioterapia prima e in seguito trapianto di cellule staminali del sangue, prelevate dallo stesso paziente.

La combinazione offre quindi buone speranze per i pazienti. Nel 70% dei soggetti sottoposti alla terapia la malattia non è progredita. Lo studio italiano è stato presentato da Gianluigi Mancardi, professore di neurologia all’Università di Genova, al 38esimo Congresso Ectrims 2022.

Presenti al Congresso organizzazioni di ricerca provenienti da 5 Paesi: Italia, Stati Uniti, Inghilterra, Canada e Australia. Interesse comune è quello di realizzare un piano globale di ricerca a 360° sulla Sclerosi Multipla, patologia che colpisce sempre di più i giovani, di età compresa tra i 20 e i 40 anni, e nello specifico le donne.

Sclerosi multipla: come agisce la terapia combo contro le forme più aggressive

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Il professor Mancardi ha così spiegato all’ANSA l’approccio combo della terapia, caratterizzato prima dall’eliminazione di un sistema immune anomalo, distruggendo le cellule del sangue anomale come i linfociti, e in un secondo momento ricrearne uno nuovo. Ecco cosa ha detto:

Prima si utilizzano farmaci chemioterapici per distruggere il ‘vecchio’ sistema immunitario anomalo del paziente, responsabile dell’innesco della reazione autoimmune alla base dell’insorgenza della malattia.

Successivamente si effettua un trapianto autologo di cellule staminali emopoietiche, ovvero staminali del sangue prelevate dallo stesso paziente.

Attraverso il ricorso alle staminali si effettua una sorta di trapianto con le cellule dello stesso malato, globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Il risultato, sottolinea Mancardi “è quello di creare un sistema immunitario in parte nuovo e meno aggressivo che per un lasso di tempo di almeno 5-10 anni non fa progredire la malattia”. Il sistema immunitario ‘rinnovato’ non innescherà di conseguenza il meccanismo che porta allo scatenarsi della Sclerosi Multipla.

Cosa si può fare per le forme progressive di Sclerosi Multipla

Mancarci sottolinea infine come la terapia, efficace sul lungo termine, riguarda solo le forme molto aggressive della malattia che non rispondono alle terapie tradizionali, che corrispondono in Italia al 5-10% dei malati per un totale di circa 10mila pazienti.

Inoltre, la terapia ha dimostrato di funzionare in alcuni casi anche contro la forma progressiva di Sclerosi multipla, per la quale ci sono pochi farmaci efficaci. Per questo l’esperto ha lanciato un appello:

Bisogna finanziare di più la ricerca di base per capire i meccanismi che determinano la forma progressiva di Sm, ma purtroppo ad oggi siamo ancora lontani da tale obiettivo.

Sclerosi multipla: la terapia con ocrelizumab

Una nuova terapia sta donando speranza agli affetti da Sclerosi Multipla. Si tratta di un trattamento con la molecola ocrelizumab, che riduce la progressione della malattia. I dati, presentati al Congresso Ectrims, mostrano come il 77% dei pazienti con Sclerosi Multipla nella forma recidivante-remittente in fase iniziale ha raggiunto l’assenza di attività della malattia in due anni.

A conferma dell’efficacia della terapia anche Claudio Gasperini, direttore della U.O. di Neurologia e Neurofisiopatologia dell’ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, come riportato da Il Gazzettino.it:

La terapia con ocrelizumab continua a dimostrare nelle persone con forma recidivante e primariamente progressiva di sclerosi multipla un’efficacia significativa contro l’attività e la progressione della malattia, con un profilo di sicurezza coerente nel lungo termine.

Leggi anche: Covid, scoperto un integratore che ne riduce la gravità

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