Sciopero della scuola il 17 novembre e lezioni a rischio: cosa chiedono insegnanti e alunni

Lo sciopero di domani interesserà non solo i trasporti ma anche la scuola. Vediamo cosa spinge gli studenti e gli insegnanti a scendere in piazza.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Sciopero della scuola. Domani, venerdì 17 novembre, in tutta Italia sono a rischio le lezioni per lo sciopero della scuola. Oltre ai settori dei trasporti, della sanità e del pubblico impiego anche il mondo dell’Istruzione scenderà in piazza per manifestare il proprio dissenso nei confronti delle scelte del Governo e del ministro di viale Trastevere, Giuseppe Valditara.

Sono previste, inoltre, a partire dalle 9.30 manifestazioni in oltre 40 città italiane, da Torino a Genova, passando per Roma, Milano e Napoli. A partecipare saranno non solo docenti e alunni, ma anche il personale di tutte le scuole, di ogni ordine e grado, compresa università e ricerca.

Gli insegnanti chiedono, nella legge di Bilancio 2024, “lo stanziamento di risorse adeguate per il rinnovo dei contratti per tutto il personale, stabile e precario, per rispondere alla perdita del potere di acquisto, a fronte di un’inflazione cumulata pari al 18% in tre anni”.

Sciopero della scuola: quali sono le motivazioni degli insegnati

Sciopero della scuola, 17 novembre richieste dei sindacati_

Domani, venerdì 17 novembre, la Flc Cgil ha chiarito in una nota le motivazioni dello sciopero. Si legge così :

Le battaglie e le ragioni di lavoratrici e lavoratori, studentesse e studenti, in occasione dello sciopero del 17 novembre e della giornata di mobilitazione internazionale degli studenti, si fonderanno in una stessa data.

Infatti a poco più di un anno dall’insediamento del ministro Valditara e alla luce degli insufficienti stanziamenti nella legge di bilancio per il contratto e agli assenti fondi per il diritto allo studio, l’idea di scuola del governo appare sempre più povera, divisa e precaria.

Riforme come l’autonomia differenziata, il dimensionamento scolastico con il taglio di quasi 900 istituti, l’alto tasso di lavoro precario, le riforme della condotta e della filiera tecnico professionale, rischiano di rendere la scuola un moltiplicatore di disuguaglianze, subordinato alle logiche del mondo delle aziende e dei privati.

Sciopero della scuola: le ragioni degli studenti

Da parte degli studenti vi è il desiderio di esprimere il proprio dissenso e lottare contro il precariato, al quale sembrano destinate le giovani generazioni, che non vedono per il proprio futuro prospettive di lavoro soddisfacenti e adeguate. Al riguardo si è espresso così Paolo Notarnicola, della Rete degli Studenti Medi, come riportato da Fanpage.it:

Vediamo avanzare la crisi climatica e conflitti globali, e lo spazio per noi è pari a zero: veniamo educati ad un lavoro povero e precario, mancano fondi per garantire la tutela del benessere psicologico nella sanità pubblica e il diritto allo studio è di fatto negato.

Non resteremo a guardare in silenzio mentre il Governo disinveste nei giovani. A partire dalla finanziaria serve stanziare fondi per garantire l’accesso all’istruzione, serve investire in edilizia, serve fermare le riforme che stanno svuotando di senso e privatizzando la formazione nel nostro Paese.

A fargli eco Bianca Chiesa, coordinatrice nazionale dell’Unione Degli Studenti, la quale ha specificato che l’istruzione non si merita, è un diritto di base. L’intenzione è quella di “portare all’attenzione della politica e del Paese tutto le richieste del manifesto nazionale ‘I diritti non si meritano’, frutto di momenti assembleari e di confronto tra gli studenti di tutto il Paese”.

Sciopero della scuola: cosa chiedono i sindacati

Ricapitolando, le richieste dei sindacati della scuola prevedono degli interventi su:

  • salari e contratti
  • stanziamento di risorse finalizzate alla cancellazione dell’annoso e strutturale problema del precariato
  • stanziamento di risorse adeguate per i rinnovo dei contratti di tutto il personale, per rispondere alla perdita del potere d’acquisto
  • investimenti e stop alle privatizzazioni nei settori della conoscenza
  • investimenti in tutti i nostri settori, a partire dal significativo incremento delle risorse per gli organici, il tempo scuola, la ricerca di base e il diritto allo studio, e il blocco immediato di iniziative di disinvestimento come il dimensionamento scolastico
  • blocco immediato dei progetti di autonomia differenziata
  • blocco di tutte le iniziative legislative finalizzate ad una privatizzazione di pezzi del sistema pubblico di Istruzione e ricerca, a partire dalla riforma della filiera tecnica e professionale, e dalle proposte di piena parificazione del sistema pubblico e statale al sistema privato
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