Trovata iniezione contro la cecità corneale: “Mai stati così vicini a una cura”

Secondo una recente ricerca, basta un'iniezione cellulare per combattere la cecità corneale. La scoperta rivoluzionaria andrebbe a sostituire il trapianto di cornea.

Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.
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Basterebbe un’iniezione di cellule per risolvere la cecità corneale. Questo è quanto è stato annunciato durante il primo congresso nazionale congiunto della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (Siso) e dell’Associazione Italiana Medici Oculisti (Aimo).

A farlo sapere è Adnkronos, che ha riportato quanto accaduto durate la conferenza dello scorso 8 novembre, tenutasi a Roma. Gli specialisti presenti hanno fatto riferimento a uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Biotechnology, inerente alla terapia cellulare come cura della cecità.

La scoperta è stata definita da Vito Romano, professore associato di Oftalmologia dell’Università di Brescia, come la vera nuova frontiera per la cura della cecità corneale endoteliale“.

Iniezione cellulare contro la cecità

Durante il congresso tenutosi a Roma dal 6 all’8 novembre, a cui hanno preso parte la Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (Siso) e dell’Associazione Italiana Medici Oculisti (Aimo), si è discusso di uno studio rivoluzionario per la cura della cecità.

Come fa sapere Adnkronos, un gruppo di esperti ha pubblicato sulla rivista Nature Biotechnology una terapia innovativa che dimostra come un’iniezione di cellule endoteliali può restituire la vista a migliaia di pazienti colpiti da disfunzione endoteliale.

Non serviranno più, quindi, interventi invasivi come il trapianto di cornea, ma basterà una siringa per rendere trasparente la cornea implicata dalla malattia. Ciò che si è evinto dal congresso, quindi, è, come riporta Adnkronos:Non siamo mai stati più vicini a una cura contro la cecità“.

Leggi anche: Terapia rivoluzionaria a Napoli, 38enne recupera la vista: “Ricomincio a vivere”

Svantaggi dei trapianti di cornea

Il consigliere Siso Vincenzo Sarnicola, direttore della clinica degli occhi Sarnicola di Grosseto, esperto di trapianti e visiting professor in varie cliniche oculistiche internazionali, ha dato maggiori delucidazioni sul modo in cui funziona la cornea:

La cornea, il tessuto trasparente che rappresenta la parte anteriore dell’occhio, è essenziale per fare entrare immagini chiare nell’occhio.

Quando è danneggiata si opacizza, trasformando il mondo in una nebbia costante.

Il trapianto di cornea perforante (a tutto spessore), da donatore, nel secolo scorso ha consentito il recupero visivo a milioni di persone nel mondo, anche se complicanze intraoperatorie e postoperatorie, a volte importanti, si sono registrate con una certa frequenza.

La disponibilità di tessuti per il trapianto è tutt’ora problematica in molte parti del mondo.

In Italia invece, grazie a un ottimo lavoro di raccolta delle banche degli occhi, i tessuti raccolti risultano in soprannumero, e vengono anche esportati all’estero.

All’inizio degli anni Duemila, quindi, la svolta in Italia è stata rappresentata dai trapianti lamellari, di cui la Penisola si è posta come pioniera. Queste le parole del professor Sarnicola, riportate da Adnkronos:

La chirurgia lamellare trova spazio progressivamente e diventa il gold standard grazie alla riduzione dell’invasività dell’intervento, migliorando la sopravvivenza dei tessuti innestati e riducendo i rigetti.

Consegue a corrette diagnosi laddove si finisce per trapiantare solo il segmento malato e non l’intera cornea.

I trapianti di limbus trovano indicazioni nelle malattie della superficie oculare; il trapianto dello stroma Dalk (il foglietto intermedio corneale) nelle malattie dello stroma, come il cheratocono; il trapianto dell’endotelio nella cheratopatia bollosa e nella distrofia di Fuchs.

Le tecniche lamellari sono più complesse con curve di apprendimento non semplici, ma hanno reso i trapianti di cornea sicuri.

Le sopravvivenze dei trapianti lamellari sono incredibilmente rassicuranti.

Resta tuttavia il problema della disponibilità di tessuti per il trapianto di cornea, tuttora problematica in molte parti del mondo.

Se in Italia, grazie a un ottimo lavoro di raccolta delle banche degli occhi, i tessuti raccolti risultano in soprannumero e vengono anche esportati all’estero, questo avviene anche e solo in Sri Lanka e negli Stati Uniti.

La maggior parte degli altri Paesi, invece, lamentano un deficit di donazioni.

Anche in questo senso di grande aiuto potranno essere le imminenti terapie cellulari per le patologie endoteliali, che rappresentano circa il 50% delle ipovisioni corneali.

Leggi anche: La terapia genica sperimentale che ridona la vista ai bambini

Come funzionerà l’iniezione

Vincenzo Sarnicola, oltre a illustrare il funzionamento della cornea e il modo in cui i trapianti agiscono sulla cecità, durante il congresso di Roma ha spiegato come l’iniezione di cellule endoteliali agisce sull’occhio:

La tecnica sarà molto semplice. Un’iniezione nell’occhio consentirà alle cellule iniettate di rendere nuovamente trasparente una cornea diventata opaca per una disfunzione endoteliale.

Dove si prendono queste cellule, chi può donare, chi è il miglior donatore, che risultati si possono ottenere sono i quesiti che ricorrono.

I risultati, ad oggi (è in corso la terza fase di sperimentazione in Nord America), dimostrano che i donatori migliori sono i giovani al di sotto dei 30 anni.

Si ipotizza che da una cornea di un donatore giovane potranno essere preparate centinaia di iniezioni “miracolose”, forse mille.

Ciò vuol dire che da una cornea giovane possono essere curati dalla cecità fino a mille occhi con disfunzione endoteliale. Si tratta, dunque, di una vera e propria rivoluzione nel mondo della ricerca e della medicina in generale.

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