Una donna di 60 anni è tornata a camminare dopo mesi di immobilità, a causa di un’infezione partita dalla colonna vertebrale ma che, con il tempo, si stava estendendo agli organi.
Tra la vita e la morte, la protagonista della vicenda è stata salvata da un gruppo di medici del Cisanello di Pisa. L’intervento, durato 12 ore, ha ridato alla donna la mobilità e, soprattutto, la possibilità di tornare a vivere tranquillamente.
La ricostruzione della colonna vertebrale
Una donna di 60, originaria di Livorno, si è sottoposta a un intervento di 12 ore, presso l’ospedale di Cisanello, nel pisano, per la ricostruzione della propria colonna vertebrale.
Proprio in questa parte del corpo, infatti, era partita un’aggressiva infezione, che si stava estendendo agli altri organi del corpo e che avrebbe provocato, molto probabilmente, la morte della paziente.
L’operazione è stata effettuata la scorsa primavera, ma è stata resa nota la notizia a riguardo solo di recente, quando si ha avuto conferma delle condizioni di salute stabili della donna.
Secondo gli ultimi accertamenti, la 60enne ha ripreso a camminare ed è fuori pericolo di vita. A essere coinvolto in questa impresa è stato un team di esperti, come affermato da Jacopo Giorgetti, responsabile della sezione di chirurgia vertebrale ad alta complessità della Neurochirurgia dell’Azienda ospedaliera universitaria pisana:
L’intervento chirurgico sulla colonna vertebrale ha visto impegnata un’équipe multidisciplinare neurochirurgica, chirurgica, anestesiologica, neuroradiologica, infettivologica e riabilitativa.
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L’infezione e l’operazione

La donna si era sottoposta, la scorsa estate, a un intervento di ricostruzione della colonna vertebrale in un’altra struttura ma, in autunno, ha iniziato a presentare forti dolori, difficoltà a muoversi e febbre alta.
Gli accertamenti successivi avevano reso nota un’infezione, curata inizialmente con terapie antibiotiche. Queste, però, non sono risultate adatte a bloccare la malattia, diffusasi ormai in alcuni organi del corpo. Ciò ha costretto la 60enne a letto per mesi, oltre che a tenerla in bilico tra la vita e la morte.
A spiegare cosa è successo alla donna e il modo in cui le è stata data la possibilità di camminare e di riprendere a vivere è il dottor Giorgetti, il quale ha affermato:
Le protesi impiantate andavano rimosse, l’infezione debellata e la colonna vertebrale ricostruita: questo il programma proposto dagli specialisti dell’Azienda ospedaliera, ai quali la paziente si è infine affidata.
Così questo caso difficile si è concluso nella sala operatoria del Padiglione 31 di Cisanello, con un complesso e rischioso intervento chirurgico di rimozione delle vertebre infette, ricostruzione della colonna con protesi in titanio, che ha impegnato per 12 ore un’équipe chirurgica multidisciplinare nata dalla stretta collaborazione tra professionisti di diverse specialità.
La paziente, a distanza di qualche mese, ha ripreso una vita regolare, cammina in completa autonomia ed è totalmente autosufficiente.
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Una serie di risultati importanti raggiunti
L’intervento alla 60enne non è stato l’unico, così straordinario, avvenuto presso l’ospedale di Cisanello. La struttura, infatti, nell’ultimo periodo si è visto protagonista di una serie di novità importanti. Così ne hanno parlato i professionisti dell’azienda ospedaliera:
Altri pazienti simili, unici e di altissima complessità gestionale, in elezione e in urgenza sono stati trattati in questi ultimi mesi in azienda.
Già negli anni precedenti e sotto la gestione di altri direttori, interventi di questo tipo sono stati portati a termine e tutti con brillanti risultati.
Ma, da aprile scorso, un lavoro organizzativo scrupoloso e capillare nato dalla stretta collaborazione tra ospedale e Università, sostenuto dal Dipartimento di neuroscienze e dall’Unità operativa di Neurochirurgia universitaria, attraverso la realizzazione di una sezione di chirurgia vertebrale ad alta complessità, ha di fatto permesso lo sviluppo di una sinergia che in modo automatico rende “routinario” un atto chirurgico di elevata complessità e che solo pochi centri italiani possono garantire.