Rivoluzione per l’HIV: due iniezioni l’anno ne prevengono il contagio

Svolta nella ricerca sull'HIV. Scoperto un farmaco che iniettato due volte l'anno protegge dal contagio. Verrebbe così sostituita la somministrazione di una compressa ogni giorno.

Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.
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L’ente statunitense Fda ha approvato un nuovo farmaco, il Lenacapavir, che proteggerebbe dal contagio di HIV. Grazie a due iniezioni l’anno, infatti, si preverrebbe la diffusione del virus.

Questa terapia sostituirebbe l’attuale somministrazione giornaliera di una compressa. Si tratta di una svolta nel mondo della ricerca, poiché il nuovo farmaco contribuirebbe a porre fine all’epidemia di Aids su scala mondiale.

Il nuovo farmaco contro l’HIV

La Food and Drug Administration, ente statunitense per i medicinali, ha approvato il Lenacapavir, un nuovo farmaco basato sull’omonima molecola, che preverrebbe il contagio da HIV.

Secondo i medici si tratterebbe di una svolta, in quanto l’iniezione semestrale protegge dall’infezione dal virus nel 99,9% dei casi, rappresentando una possibile candidata nel porre fine all’epidemia di Aids.

Tenendo presente che attualmente la scienza è riuscita a impedire la replicazione dell’HIV ma non a debellarlo, il Lenacapavir appare come una profilassi pre-esposizione (PrEP), che riduce il rischio di contagio in adulti e bambini.

A differenza della maggior parte degli antivirali, che agisce su una sola fase della replicazione del virus, il farmaco inibisce l’HIV in diverse fasi del suo ciclo vitale e non presenta resistenza in vitro ad altre classi di medicinali. In tal modo, il Lenacapavir è più facile da gestire, al contrario di altri antivirali, la cui somministrazione è giornaliera.

Leggi anche: HIV, come fare prevenzione, dalla PrEP alla terapia antiretrovirale: nuovi farmaci entro il 2025

Il taglio di fondi da contrastare

Uno degli ostacoli principali che la Fda deve superare è la nuova politica amministrativa di Trump, che sta bloccando i fondi al settore della prevenzione dell’HIV.

A tal proposito, Mitchell Warren, direttore esecutivo di Avac, l’organizzazione che si occupa di prevenzione del virus, ha dichiarato: “Abbiamo la più grande opzione per fare prevenzione dei 44 anni di epidemia e c’è il rischio che ci venga sfilata dalle mani dalle politiche degli ultimi 5 mesi“.

Il motivo di tale preoccupazione è che con meno fondi a disposizione, i Governi potrebbero preferire il trattamento di pazienti già infetti piuttosto che prevenire nuove infezioni.

L’obiettivo della Fda, infatti, è rendere il farmaco disponibile anche al di fuori degli Stati Uniti, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, come quelli africani, dove i numeri di contagio sono elevati.

Leggi anche: HIV, paziente guarisce dopo trapianto di staminali del midollo osseo per curare la leucemia

La situazione nel mondo

Attualmente, la situazione mondiale di contagi dell’HIV non è delle migliori. Secondo quanto riportato dall’Oms, nel 2023, sono state registrate all’incirca 1,3 milioni di nuove infezioni e 40 milioni di persone che convivono con il virus. Il numero dei decessi, invece, si aggira intorno ai 630mila.

Restringendo il campo all’Italia, sempre nel 2023, sono state effettuate 2349 diagnosi, il 60% in fase tardiva, e 400-500 casi di bambini. Dunque, sono circa 140mila le persone affette da HIV, di cui 100-110mila in terapia.

Secondo il Telefono verde Aids e l’Istituto superiore di sanità, a essere più esposti al contagio sono i giovani, i quali risultano essere disinformati sulle modalità di trasmissione del virus.

L’obiettivo dell’Oms, dunque, per il 2030, è raggiungere il 95% delle diagnosi, il 95% di malati informati di essere tali e il 95% di essi che arrivi alla soppressione virale con il trattamento. In Italia la percentuale supera il 90% ma non è ancora al 95.

Lo scorso marzo, a tal proposito, il ministero della Salute ha presentato un Piano strategico per debellare le infezioni da HIV, epatiti virali e malattie sessualmente trasmesse.

È stato sottolineato il ruolo svolto dalla PrEP, con il fine di aumentarne l’impiego e l’aderenza nelle popolazioni maggiormente coinvolte, garantendo la possibilità di prescrizione anche nei Check point gestiti da associazioni e non solo negli ambulatori appositi.

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