Innovazione a Torino: con un visore i medici operano “chi sta ai Caraibi”

Innovazione medica e benessere psicologico si incontrano a Torino: un visore immersivo riduce ansia e dolore negli interventi mininvasivi contro il tumore alla prostata.

Gloria Caruso
Gloria Caruso
La scrittura è una strada di cui seguire la rotta, per muoversi con determinazione tra fatti e parole. L’informazione vale solo se è fatta bene: con gli occhi attenti e la mente aperta.
spot_img

Immaginate di trovarvi sdraiati in una sala operatoria a Torino, sotto le luci bianche e i monitor, pronti a un intervento delicato. La tensione cresce, l’ansia si fa sentire. Ma basta indossare un visore e, all’improvviso, ci si ritrova immersi tra le acque cristalline dei Caraibi, su una spiaggia dorata o persino a fluttuare nello spazio.

È quanto accade oggi all’ospedale Molinette di Torino, dove la tecnologia della realtà virtuale viene usata per accompagnare i pazienti durante le operazioni di chirurgia mininvasiva per il tumore alla prostata.

Tecnologia e umanità insieme

Non è fantascienza, né un semplice passatempo. Anche alla Città della Salute sottolineano che “non un semplice gadget per distrarsi”. Il visore immersivo diventa un vero alleato terapeutico: riduce lo stress, aiuta a controllare il dolore e trasforma l’esperienza operatoria in qualcosa di sorprendentemente più tollerabile.

A differenza delle classiche anestesie totali, qui si lavora in anestesia locale, mentre la mente del paziente “viaggia” altrove.

Grazie a scenari personalizzati – immersioni subacquee, passeggiate nella foresta amazzonica, voli spaziali o relax tropicale – l’intervento diventa meno traumatico. In sottofondo, una musica rilassante accompagna le immagini.

Se necessario, però, il sistema si interrompe subito, consentendo al paziente di interagire con i medici e sentirsi sempre in sicurezza.

Una sperimentazione pionieristica a Torino

L’idea nasce dal reparto di urologia universitaria della Città della Salute e della Scienza di Torino, diretto dal professor Paolo Gontero.

Qui il professor Marco Oderda e il dottor Alessandro Marquis hanno guidato la sperimentazione, eseguendo i primi interventi di terapia focale per il carcinoma prostatico con l’ausilio della realtà virtuale.

La tecnica utilizzata è la TPLA (Transperineal Laser Ablation), realizzata con tecnologia Echolaser: un metodo che permette di colpire con precisione solo le lesioni tumorali localizzate, preservando la funzione dell’organo e riducendo gli effetti collaterali. Secondo la Città della Salute:

L’introduzione della terapia focale con Tpla alle Molinette segna un traguardo di rilievo nella medicina di precisione applicata all’urologia oncologica e rappresenta un importante ambito di ricerca scientifica. 

Oltre la chirurgia: un nuovo approccio psicologico

I medici di Torino usano il visore.

Il valore aggiunto non è solo clinico, ma anche psicologico. Affrontare un intervento chirurgico rappresenta, per molti pazienti, un’esperienza carica di paure: dal dolore all’incertezza per il futuro.

Inserire un elemento che sposta l’attenzione e rilassa, come la realtà immersiva, significa alleggerire il carico emotivo e aumentare la collaborazione del paziente.

Si tratta di un cambio di paradigma: la medicina non si limita più a “curare”, ma si impegna anche a garantire un’esperienza meno traumatica, centrata sul benessere globale della persona.

Il futuro della cura passa dall’innovazione

Questa sperimentazione torinese è un segnale forte: la tecnologia può diventare compagna di viaggio nei momenti più delicati della vita.

In prospettiva, strumenti simili potrebbero essere estesi ad altri campi della chirurgia mininvasiva o persino ad ambiti terapeutici diversi, dal trattamento del dolore cronico alla riabilitazione.

Immaginare una sanità in cui il paziente non è solo “operato”, ma anche accompagnato e sostenuto con strumenti che migliorano la sua esperienza, apre scenari incoraggianti.

Un nuovo modo di vivere la sala operatoria

Alle Molinette di Torino è successo qualcosa che fino a pochi anni fa avremmo definito impensabile: trasformare un intervento oncologico in anestesia locale in un’esperienza “sospesa”, quasi da sogno. Non si tratta di magia, ma di innovazione e di sensibilità verso le persone.

La realtà virtuale non guarisce i tumori, ma rende il percorso di cura più umano e meno spaventoso. E forse, un domani, guarderemo a questa tecnologia come a una piccola grande rivoluzione che ha reso la medicina non solo più efficace, ma anche più gentile.

Leggi anche: Un intervento a Torino ridona la vista a bimbo di Gaza: “Una gioia immensa”

spot_img

Correlati

Lo sport come terapia per corpo e mente: “Riduce del 30% la mortalità precoce”

Non sempre per curarsi serve un farmaco. In alcuni casi, la terapia più potente...

Cervello sano e giovane: quali sono le abitudini che lo aiutano a formare nuovi neuroni

Le abitudini che aiutano a formare nuovi neuroni e a mantenere il cervello sano...

Elacestrant, il farmaco che blocca il tumore al seno metastatico: “Arriva a fine agosto”

Entro la fine di agosto, in Italia sarà disponibile un farmaco che promette di...
Gloria Caruso
Gloria Caruso
La scrittura è una strada di cui seguire la rotta, per muoversi con determinazione tra fatti e parole. L’informazione vale solo se è fatta bene: con gli occhi attenti e la mente aperta.
spot_img