Dalle profondità del mare arriva una scoperta che accende la speranza per i pazienti colpiti da carcinoma polmonare a piccole cellule.
Una nuova combinazione terapeutica, basata su una sostanza di origine marina e l’immunoterapia, ha dimostrato di rallentare la progressione della malattia e di prolungare la sopravvivenza.
Lo confermano i dati dello studio clinico IMforte, presentati all’ASCO di Chicago e pubblicati sulla prestigiosa rivista The Lancet.
Una malattia che resta una sfida, ma qualcosa sta cambiando
Il tumore al polmone continua a rappresentare una delle più grandi sfide per la medicina moderna: ogni anno in Italia si registrano quasi 45.000 nuove diagnosi.
Tra queste, circa il 12% riguarda una forma particolarmente aggressiva e difficile da trattare: il carcinoma polmonare a piccole cellule (SCLC). Una neoplasia che spesso viene individuata in fase avanzata, lasciando ai medici margini d’intervento ridotti.
Nonostante le difficoltà, però, qualcosa si sta muovendo. E la Giornata mondiale dedicata al tumore al polmone, che si celebra il 1° agosto, è l’occasione giusta per raccontare le novità più incoraggianti.
Il mare, un alleato inaspettato

Una delle notizie più sorprendenti arriva da un luogo del tutto inaspettato: il fondale del mare. Proprio da un piccolo invertebrato, l’Ecteinascidia turbinata, è stato estratto un composto naturale che, in versione sintetica, ha mostrato risultati molto promettenti nella lotta contro il tumore.
L’ultima conferma arriva dallo studio clinico IMforte, presentato al prestigioso congresso ASCO (American Society of Clinical Oncology) 2025 di Chicago e pubblicato su The Lancet.
La ricerca dimostra che l’uso del composto marino in combinazione con l’immunoterapia riduce del 46% il rischio di progressione della malattia o di morte rispetto all’uso della sola immunoterapia.
Numeri che accendono la speranza
Nel dettaglio, la combinazione terapeutica ha portato a una sopravvivenza mediana globale di 13.2 mesi, rispetto ai 10.6 mesi ottenuti con il solo trattamento immunoterapico.
Sono numeri che, a prima vista, possono sembrare piccoli. Ma per i pazienti affetti da SCLC in stadio avanzato, ogni mese guadagnato è un grande traguardo.
La Professoressa Silvia Novello, oncologa torinese e voce autorevole in ambito scientifico, sottolinea:
I risultati dello studio IMforte rappresentano un’importante novità.
La nuova combinazione ha dimostrato un beneficio clinico significativo, con un miglioramento della sopravvivenza globale e della sopravvivenza libera da progressione.
Dalle profondità marine ai laboratori
A portare avanti questa innovazione è PharmaMar, azienda biofarmaceutica spagnola che ha scelto di esplorare un territorio ancora poco battuto: quello delle sostanze provenienti dal mare.
Da oltre trent’anni l’azienda raccoglie, cataloga e studia invertebrati marini da ogni angolo del pianeta. Ad oggi, il loro centro di ricerca a Madrid custodisce oltre 500.000 campioni congelati, provenienti da più di 35 Paesi.
Ogni anno, squadre specializzate di biologi e sommozzatori esplorano i fondali tra i 20 e i 70 metri di profondità per scoprire nuove molecole potenzialmente utili nella cura di diverse forme di cancro. L’obiettivo? Trovare nei meccanismi di difesa naturali degli organismi marini una nuova arma contro i tumori.
Un nuovo approccio terapeutico
La sostanza in questione non si comporta come una chemioterapia classica. Il suo meccanismo d’azione, ispirato alle difese naturali degli organismi del mare, è differente: risulta particolarmente efficace in combinazione con l’immunoterapia, che stimola il sistema immunitario a riconoscere e combattere le cellule tumorali.
L’approccio della medicina moderna si sta quindi spostando sempre più verso strategie combinate e personalizzate, capaci di colpire il tumore in più punti deboli, riducendo al tempo stesso gli effetti collaterali sulle cellule sane.
Il mare porta nuove possibilità di vita
In un mondo in cui il tumore al polmone resta tra le principali cause di mortalità, notizie come questa accendono un barlume di speranza. La combinazione tra natura e scienza sta aprendo nuove strade e la ricerca marina si sta dimostrando una fonte preziosa e ancora largamente inesplorata.
Se fino a pochi anni fa i pazienti affetti da carcinoma polmonare a piccole cellule avevano davanti a sé pochissime opzioni, oggi la prospettiva cambia: la possibilità di vivere più a lungo e meglio è sempre meno un’utopia.
E se la risposta per alcune delle malattie più complesse arriva dal mare, forse è tempo di guardare alle profondità non solo come confini geografici, ma come orizzonti terapeutici.
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