Il Nobel per la Medicina Sakaguchi: “Il cancro diventerà una malattia curabile”

Il Nobel per la Medicina Shimon Sakaguchi, dopo la diffusione degli studi che hanno portato alla vittoria del Premio, ha chiarito l'importanza delle cellule T regolatorie per la cura del cancro.

Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.
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Lo scorso 6 ottobre sono stati resi noti i nomi dei vincitori del Premio Nobel per la Medicina. Si tratta di Mary E. Brunkow, Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi. Il giapponese, nello specifico, come riporta La Repubblica, si è lasciato andare ad alcune dichiarazioni sugli studi condotti.

L’immunologo, che insieme agli altri due colleghi è stato insignito del riconoscimento per aver compiuto delle analisi approfondite sulle cellule T regolatorie, ha affermato quanto tali studi siano fondamentali per trovare una cura contro il cancro.

Riportando le parole di Sakaguchi, ciò vuol dire che: Il cancro diventerà un giorno una malattia curabile, e il suo nome non incuterà più paura“. Vediamo meglio, però, il motivo per cui a scoperta rappresenta una rivoluzione nella cura dei tumori.

Il Nobel e la cura del cancro

L’apripista nello studio delle cellule T regolatorie è stato Shimon Sakaguchi, che nel 1995 ha analizzato il sistema immunitario in maniera più approfondita, scoprendo l’esistenza, per l’appunto, delle cellule Treg, in grado di modulare la risposta dell’organismo umano.

Lo studio, portato poi avanti da Mary E. Brunkow e Fred Ramsdell, ha avuto come esito la vittoria del Premio Nobel per la Medicina, data la sua importanza. Queste cellule, infatti, sono risultate essere fondamentali per la cura contro il cancro.

A tal proposito, gli esperti sostengono che, grazie alla scoperta, si potranno trovare terapie sempre più mirate e meno invasive a malattie aggressive, inclusi i tumori. Sakaguchi, quindi, ha detto: “La parola cancro, presto, non farà più paura“.

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Lo studio di Sakaguchi

Come fa sapere La Repubblica, con la vittoria del Premio Nobel è stata riconosciuta la tenacia di Shimon Sakaguchi. L’immunologo, infatti, ha raccontato dei 10 lunghi anni passati in laboratorio per cercare delle cellule che ancora nessuno conosceva:

Sono sempre stato convinto di essere nel giusto perché vedevo nei miei esperimenti che queste cellule si comportavano in modo diverso dalle altre.

Tutti negavano la mia ipotesi, ma per me era evidente che le Treg avessero un ruolo cruciale nel controllo del sistema immunitario.

Le cellule T regolatorie, dunque, impediscono al sistema immunitario umano di attaccare i tessuti del corpo, evitando così malattie autoimmuni come il diabete, la celiachia e, soprattutto, il cancro. A riguardo, il Nobel per la Medicina si è espresso così: Il cancro diventerà un giorno una malattia curabile, e il suo nome non incuterà più paura“.

Tale dichiarazione si può spiegare ponendo l’accento sul sistema immunitario. Per l’immunologo, bisogna imparare a potenziarlo e indirizzarlo nella direzione giusta, migliorando le attuali terapie, che danno risultati positivi solo nel 20-30% dei casi. Al contrario, afferma Sakaguchi:

Nei tessuti tumorali troviamo molte Treg, che riducono l’efficacia del sistema immunitario.

Per questo stiamo studiando modi per limitarne la presenza, con anticorpi monoclonali o farmaci mirati.

È un obiettivo raggiungibile, sicuro e dai costi sostenibili.

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Come sconfiggere il cancro

Shimon Sakaguchi ritiene, infine, che se il tumore può essere confinato al punto d’origine, esso diviene meno pericoloso e più semplice da curare attraverso chirurgia e radioterapia. Queste le parole dell’immunologo, riportate da La Repubblica:

Il 90% dei decessi per cancro è dovuto alle metastasi.

Ma stiamo imparando come impedirle, e il sistema immunitario sarà la nostra arma più potente.

Grazie alla scoperta di Mary E. Brunkow, Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi, dunque, si illumina una strada nel mondo dell’oncologia, che dà piena fiducia alle persone affette da cancro, a chi sta loro vicino e a tutto il personale sanitario. L’immunologo, dunque, ha concluso: La parola cancro, presto, non farà più paura“.

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