Chi sono i 17 ricercatori italiani premiati a Chicago per la cura dei tumori?

Premiati negli Stati Uniti 17 ricercatori italiani, per il loro impegno nello studio sui tumori. Parte oggi, infatti il Congresso dell'American Society of Clinical Oncology.

Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.
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Sono 17 i ricercatori italiani che verranno premiati durante il Congresso dell’American Society of Clinical Oncology, a Chicago. Il riconoscimento è per l’impegno degli studiosi nella ricerca sui tumori.

In totale sono 137 i soggetti che riceveranno il premio e provengono da tutto il mondo. Vediamo, quindi, chi sono i ricercatori italiani selezionati e quale contributo hanno dato agli studi oncologici.

Chi sono i 17 ricercatori italiani?

A essere premiati con il Conquer Cancer Foundation Merit Award saranno 137 ricercatori, di cui 17 provenienti dall’Italia. La celebrazione avverrà durante il Congresso dell’American Society of Clinical Oncology, con il fine di rendere un riconoscimento agli studi più interessanti e innovativi circa eventuali ricadute in pazienti oncologici.

Dei 17 ricercatori italiani, 8 lavorano in strutture e università presenti sul territorio nazionale, mentre 9 sono impiegati all’estero. Ecco, di seguito, i nomi di coloro che si trovano in Italia:

  • Veronica Conca, Università di Pisa e Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana
  • Chiara Mercinelli, Vita-Salute Università San Raffaele
  • Marta Padovan, Università di Padova
  • Martina Pagliuca, Scuola Superiore Meridionale
  • Gabriele Tinè, Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori
  • Angela Viggiano, Università Federico II di Napoli
  • Paola Zagami, Istituto europeo di oncologia Ieo, Milano
  • Emma Zattarin, Università di Modena

Per quanto riguarda chi lavora all’estero, questi sono i loro nomi e i luoghi di impiego:

  • Elisa Agostinetto, Université Libre de Bruxelles
  • Michela Bartolini, University of Southern California
  • Filippo Dall’Olio, Institut Gustave Roussy
  • Pietro De Placido, Dana-Farber Cancer Institute
  • Alberto Giovanni Leone, Chelsea and Westminster Hospital
  • Matteo Repetto, Memorial Sloan Kettering Cancer Center
  • Caterina Sposetti, Dana-Farber Cancer Institute
  • Paolo Tarantino, Dana-Farber Cancer Institute
  • Guglielmo Vetere, University of Texas

Leggi anche: Chi è Gaya Spolverato, la più giovane primaria d’Italia che vince tumori inoperabili

Cos’è il Congresso ASCO?

Il Congresso dell’American Society of Clinical Oncology è il più grande meeting annuale di oncologia a livello mondiale. La sede dell’evento è Chicago e quest’anno avrà luogo dal 30 maggio al 3 giugno.

Durante il congresso verranno presentati oltre 6 mila studi, con annessi i dati rilevati, che potrebbero rappresentare un importante passo in avanti per la pratica clinica di diverse patologie. Presentando l’ASCO 2025, la presidente Robin Zon ha dichiarato:

Il tema dell’ASCO di quest’anno, L’arte e la scienza della cura del cancro: dalla conoscenza all’azione, sottolinea il ruolo fondamentale dell’applicazione della ricerca in contesti reali per migliorare i risultati per tutti i pazienti, l’importanza di rimanere al passo con le tecnologie emergenti e di promuovere la sensibilizzazione per garantire che i pazienti oncologici traggano beneficio dai più recenti progressi.

Leggi anche: Possibile svolta nella cura del cancro: AI trova le cellule in grado di uccidere i tumori

I commenti dei 17 ricercatori italiani

L’Ansa ha contattato alcuni dei 17 ricercatori che riceveranno il Conquer Cancer Foundation Merit Award, i quali si sono detti molto emozionati nell’essere insigniti di un riconoscimento così prestigioso, che premia innanzitutto il lavoro di squadra.

Tra gli italiani a Chicago c’è Gabriele Tinè, dell’Istituto nazionale tumori di Milano, biostatistico e primo firmatario di uno studio sui sarcomi. Tinè ha descritto così la ricerca compiuta:

Utilizzando dati da centri in Usa e Ue su un totale di 5mila pazienti, abbiamo messo a punto un modello di biostatistica per arrivare a predire la prognosi del tumore, ovvero il rischio di sviluppare metastasi a distanza dopo l’intervento chirurgico.

Il prossimo obiettivo, cui stiamo già lavorando, è scoprire nuovi biomarcatori in grado di cambiare la prognosi, attaccando le specifiche cellule tumorali.    

Martina Pagliuca, della Scuola Superiore Meridionale e Istituto Pascale, si è dedicata a uno studio basato sull’analisi di 11 mila pazienti, circa i disturbi comportamentali nelle donne con tumore al seno:

È emerso che, ad un anno dalla diagnosi, i sintomi più importanti sono la depressione e la fatigue.

Partendo da questi dati, l’obiettivo è mettere a punto terapie di supporto, farmacologiche e anche di tipo psicoterapeutico, più mirate e personalizzate.

Paola Zagami, oncologa all’Istituto europeo di oncologia Ieo, ha esaminato l’impatto della soppressione ovarica nelle pazienti con tumore al seno ormonopositivo e mutazione del gene Brca: “Lo studio, su oltre 1800 donne in 109 centri in vari Paesi, ha dimostrato che la soppressione ovarica migliora la sopravvivenza delle pazienti“.

Sarà premiata anche Marta Padovan, dell’Istituto oncologico veneto di Padova, per uno studio di fase I che valuta la combinazione della nuova molecola regorafenib con chemio e radioterapia, per trattare il glioblastoma di nuova diagnosi. “È premiata l’innovazione di questo studio perché contro questa neoplasia non ci sono state innovazioni terapeutiche da molto tempo. Ora si potrebbe aprire la strada per uno studio di fase II e per una futura nuova terapia“.
   

Infine, Chiara Mercinelli, dell’Ospedale San Raffaele di Milano, ha condotto uno studio che valuta una nuova combinazione di farmaci prima della chirurgia nei tumori della vescica:

Si confermano dati positivi nella sopravvivenza dei pazienti.

Inoltre, il nostro obiettivo è personalizzare sempre di più le cure, identificando nuovi biomarcatori specifici per questo tumore.

Il mio obiettivo è continuare a fare ricerca nel mio Paese, per raggiungere nuovi risultati a favore dei pazienti.

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