Come sarà Roma nel 2044? Il futuro della città eterna è un posto bellissimo

'Roma 2044', il romanzo d’esordio di Dario Giulitti guarda con ottimismo e irriducibile entusiasmo al futuro della città eterna. L'intervista.

Clarice Subiaco
Clarice Subiacohttps://medium.com/@ClariceSubiaco
Classe 1986, passato di studi umanistici e presente nel mondo dei dati. In mezzo, esperienze di lavoro come Digital PR, Content Strategist e Project Manager per startup e agenzie internazionali. Ama raccontare l'innovazione che ha un forte impatto sociale.
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Estate 2044: la città di Roma, nel pieno della rifioritura economica, si prepara ad ospitare la 38° edizione dei Giochi Olimpici. È lo scenario su cui si sviluppa l’intrigante trama del primo romanzo di Dario Giulitti.

Leonardo, ingegnere robotico della TibeRobot, non vede l’ora che la sua città accolga un evento di tale portata: è un grande appassionato di sport, ma soprattutto… c’è un’alta probabilità che Melanie, della quale è innamorato, venga convocata per il Torneo Olimpico con l’ItalBasket.

Roma 2044, edito da Porto Seguro, è un romanzo che unisce amore, sport e futuro. Abbiamo intervistato l’autore, Dario Giulitti, per comprendere come vivono all’interno della narrazione tutte queste anime apparentemente in contrasto tra loro: la città più antica d’Europa, un amore non convenzionale, l’innovazione tecnologica e l’ambito sportivo.

L’intervista all’autore Dario Giulitti

Dario Giulitti presenta il suo libro Roma 2044

Iniziamo dallo sport e in particolare parlando di Olimpiadi, non può non venirmi in mente la candidatura della città di Roma, ritirata nel 2016 che fece molto discutere. 

L’episodio della candidatura di Roma alle Olimpiadi poi ritirata è proprio l’emblema di cosa accade quando ci si focalizza solo sulle problematiche interne, invece di cogliere quella che potenzialmente poteva essere una grande opportunità. Il futuro che ho immaginato per Roma è diverso da quello che ci si potrebbe aspettare. In genere, quando sentiamo parlare di futuro, sentiamo sempre opinioni disfattiste e negative: ci sono guerre, pandemie, inflazione galoppante, crisi ambientale. 

Io invece sono un ottimista di natura, per questo cerco di vedere sempre il lato positivo anche di una città che ha problemi molto radicati come Roma. Ho una figlia di 5 mesi e perciò ho provato a immaginare come sarà Roma tra vent’anni. E se tutto andasse per il verso giusto? Che mondo troverà mia figlia quando sarà una giovane donna? Quindi di base nel mio libro non c’è niente di davvero utopistico, ma soltanto una proiezione di ciò che potrebbe accadere se tutto andasse per il verso giusto. 

La tua visione del futuro è ottimista e guidata dall’innovazione tecnologica. Nel romanzo compaiono dispositivi futuristici come Flexiscreen e Invisitech, che cosa sono? E come la tecnologia cambierà nel futuro? Accorcerà le distanze o contribuirà a rafforzare il nostro senso di isolamento?

Il protagonista della storia, Leonardo, non a caso è un ingegnere che lavora per una società di robotica, la TibeRobot, nata dall’Università di Tor Vergata. Credo nell’innovazione, ma sempre con un aspetto umano che deve essere centrale. Penso che la sfida del futuro sia proprio nella robotica e nell’intelligenza artificiale, anche se ci mettono di fronte a scelte etiche complesse, penso che non toglieranno lavoro all’uomo, ma che saranno di supporto se saremo in grado di fare delle scelte giuste. 

Parlando di futuro, sono molto curiosa di sapere come si arriva, in pratica, a questo nuovo Rinascimento di Roma. Quali sono i passaggi chiave, ce li puoi raccontare senza spoilerare troppo?

I passaggi che hanno permesso a Roma di arrivare a un 2044 in grande spolvero sono essenzialmente tre. Il primo a livello macro, riguarda l’Europa, che diventa una vera e propria federazione di Stati, sul modello Stati Uniti, che non condivide solo la stessa moneta, ma è armonizzata a livello fiscale e legislativo, per cui c’è uno scambio molto più profondo tra i Paesi che si supportano gli uni con gli altri.

E qui ci agganciamo al secondo elemento: proprio perché Roma vive in uno stato di corruzione e decadenza, si decide sia arrivato il momento di un cambio di passo e perciò la sua amministrazione viene data provvisoriamente in outsourcing (in gestione esterna ndr) a un gruppo di dirigenti svedesi.

Il terzo elemento, che si ricollega al discorso della robotica, è una sorta di accordo che viene fatto tra le Nazioni Unite e le grandi aziende del mondo della tecnologia. Questo accordo è volto a salvaguardare la centralità dell’essere umano nello sviluppo tecnologico.

Veniamo al cuore del romanzo, una storia d’amore non convenzionale tra l’ingegnere Leonardo, e Melanie, una giovane campionessa di basket. Da un lato lui introverso e un po’ nerd, dall’altro lei, promettente atleta. Niente sembra andare per il verso giusto.

Leonardo è innamorato di Melanie che ha conosciuto durante una vacanza. Quando sa che lei verrà per i Giochi Olimpici, spera di riuscire a sfruttare l’occasione per rivederla e conquistarla, ma c’è un intoppo di nome Toma. Un atleta della nazionale di basket croata per cui Melanie ha una cotta. Il piano di Leonardo va in maniera molto diversa da quella sperata, ma ci sarà un’evoluzione che non posso svelare.

La dimensione dello sport è molto presente nel romanzo. Mi incuriosisce la scelta del basket, nasce da una passione personale?

In realtà sono più un calciofilo, ma amo anche il basket, in particolare quello americano, l’NBA. Credo che il basket femminile abbia un incredibile potenziale di spettacolarizzazione a cui non viene data ancora abbastanza attenzione, rimane quindi un mondo più umano e più vero, che ancora non ha ceduto alle grandiosità dello star system.

Dai molta importanza all’aspetto umano delle cose. Secondo te la tecnologia, ma anche gli eventi catastrofici che ci hanno coinvolti negli ultimi anni, hanno un po’ cambiato il modo di vivere le relazioni?

Ho immaginato una relazione tra due adulti del futuro, nati ai giorni nostri, tra il 2018 e il 2020, quindi totalmente nativi digitali. Contrariamente a quanto si possa pensare, questi individui non sono avulsi dalla vita reale, ma usano la tecnologia, il metaverso, i mondi virtuali per creare ponti con il mondo reale e per colmare quelle distanze create da eventi drammatici come il Covid. Ho voluto dare una visione ottimistica anche in questo senso.

Sei laureato in economia e lavori nel marketing. Come sei passato da questo mondo fatto di numeri e calcoli alla scrittura?

Sono sempre stato un lettore curioso e ho iniziato a scrivere per passione nei week-end e nei ritagli di tempo. Il marketing in realtà mi ha aiutato in questo processo perché unisce la parte logica, quella che serve a mettere insieme gli elementi e a costruire un flusso narrativo, con quella creativa che serve a creare il cuore della storia.

Roma 2044: senza spingerci così lontano nel futuro, e visto che siamo alle porte del nuovo anno, cosa ti auguri per la città eterna in un futuro più vicino?

Mi auguro che per il rilancio della città non sia necessario l’outsourcing  ─ quella era una provocazione. Vorrei che si torni a voler bene alla cosa pubblica. Vorrei che i romani smettano di adagiarsi sulle meraviglie della città e inizino a pensare nel breve e medio termine per trasformare gli ostacoli, che una città millenaria come questa inevitabilmente ha, in opportunità.

Futuro e ottimismo. Sembra quasi un ossimoro. Se dovessi convincere un pessimista?

Chi non ha fiducia nel cambiamento, probabilmente rigetterà questo libro. Ma se dovessi individuare una chiave per guardare al futuro con ottimismo la individuerei nei giovanissimi. Nella passione con cui combattono contro il cambiamento climatico, per i diritti civili. Da loro viene un’importante iniezione di fiducia. La cosiddetta Generazione Z (i nati tra 1997 e 2012 ndr) è molto più consapevole di cosa vuole e, senza entrare nel merito politico, lo si vede anche nello split dei voti. Si sono mostrati molto più attivi e interessati rispetto alle generazioni precedenti.

Un’ultima curiosità: se il tuo romanzo avesse una colonna sonora, quale sarebbe?

Questa è una bella domanda. Sicuramente sarebbe una canzone che ancora non esiste, una hit del futuro di un nuovo Blanco o degli eredi dei Maneskin. In ogni caso sono certo che sarebbe una canzone italiana pop, di quelle che ti danno la carica.

Leggi anche: Chi è Annie Ernaux, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura 2022

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