Proteste dei tassisti a Roma e Torino: cosa chiedono al Governo?

I tassisti in tutta Italia stanno protestando contro l'art. 10 del ddl concorrenza. Vediamo quali sono le loro richieste e cosa c'entra Uber.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Oggi ci sono state diverse proteste dei tassisti. A Roma hanno presenziato via del Corso e Palazzo Chigi, per cui le vie di accesso limitrofe sono state blindate dalla polizia. A Torino invece oltre 200 tassisti hanno occupato con le loro auto l’intera piazza Vittorio Veneto. In protesta anche i colleghi milanesi che hanno effettuato solo corse sociali, verso ospedali o per persone con invalidità fisiche.

All’unanimità la loro richiesta è che venga stralciato l’articolo 10 del ddl concorrenza, che prevede la liberalizzazione del settore. Inoltre in ballo ci sarebbero le licenze che i tassisti hanno pagato a caro prezzo, e che non vogliono si perdano di valore.

La loro protesta è si nei confronti dell’esecutivo, del premier Mario Draghi, ma anche contro Uber, che sta sempre più sostituendosi a loro. A Roma alcuni manifestanti hanno anche esploso petardi e acceso fumogeni mentre altri si sono picchiati in via del Corso. Pare che ci siano tassisti provenienti da tutta Italia.

Protesta dei tassisti: c’è di mezzo anche Uber

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Le organizzazioni sindacali dei tassisti hanno proposto per lettera alle istituzioni e alla società tale richiesta: “il governo stralci l’articolo 10 del ddl concorrenza e apra subito un tavolo di confronto con tutti gli attori interessati”.

Il documento fa inoltre riferimento anche alla causa del 2016 avviata contro Uber Black per concorrenza sleale:

Come alla luce di quanto già accaduto e in funzione di ciò che ulteriormente emerge dall’inchiesta Uber Files.

Gli operatori del comparto taxi non sono assolutamente disposti ad accettare che le regole del loro lavoro vengano riscritte attraverso una delega che non comporta un loro coinvolgimento diretto e dell’intero Parlamento.

Il colosso americano è stato anche oggetto di un’inchiesta, che il quotidiano inglese Guardian ha chiamato Uber files, in cui portando alla luce 124 mila documenti si dimostrerebbe il metodo con cui il co-fondatore Travis Kalanick, fra il 2013 il 2017, intendeva far diventare l’azienda un leader del settore trasporti. Al centro vi sarebbe una gigantesca campagna di lobby nei confronti dei governi.

Ciò fa pensare a quanto accadde in Italia quando Berlusconi riuscì con Fininvest, attuale Mediaset, ad inserirsi in quello che prima era monopolio della Rai, facendolo diventare oligopolio.

Tassisti e ddl concorrenza

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In commissione Attività produttive della Camera è in atto l’esame sul ddl concorrenza ma il nodo sulla liberalizzazione del settore taxi non sarebbe stato ancora affrontato, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari e come riportato da ANSA. L’obiettivo della maggioranza però sarebbe quello di chiudere le votazioni entro la fine della prossima settimana.

Ecco come si è espresso riguardo alla spinosa questione il segretario della Cgil Maurizio Landini:

La nostra posizione va sia dalla possibiità di stralciare l’articolo 10 del disegno di legge concorrenza per trovare una soluzione dei problemi, ma anche verso la possibilità di dover fare i conti con tutta l’evoluzione che nel settore c’è, sul terreno dell’innovazione digitale.

Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che Uber risulta essere al passo con i tempi mentre i taxi non si sono ancora adeguati, prevedendo ancora meccanismi meno rapidi e veloci.

Leggi anche: Draghi: “Ora basta o me ne vado”. Poi scansa i partiti e scrive a Casellati

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