È finita in guai seri la pornostar Blueangy, all’anagrafe Angela Gabriella Princz. L’attrice hard ed escort ungherese, 52 anni, ha condiviso sul web un video di 5 minuti, risalente allo scorso maggio, che mostra la sua notte di passione trascorsa con una donna. Quest’ultima consapevole di essere ripresa, con l’accordo però che quelle immagini rimanessero private.
Invece la pornodiva ha diffuso quel video hard in rete senza il consenso della donna, pubblicandolo su una piattaforma al prezzo di 25 dollari. Da quel momento, l’ignara protagonista del filmato ha cominciato a ricevere messaggi e attenzioni da persone sul web pur non essendo un’attrice porno.
Da qui, la denuncia contro Princz, la quale aveva diffuso su Twitter il link al filmato in questione, che rimandava a un sito che permetteva di visionare il video pagando appunto 25 dollari. Adesso la pornodiva è indagata dalla Procura di Roma per diffusione illecita di materiale sessualmente esplicito.
Sequestrati cellulari e tablet della pornostar Blueangy
La vicenda del video hard diffuso dalla pornostar Blueangy è stata raccontata da La Repubblica. Il quotidiano ha sottolineato come la vittima pare avesse dato il suo consenso alle riprese, ma non certo perché venissero diffuse su Internet, nello specifico su un canale online a pagamento. Quel video, divenuto virale, avrebbe rovinato la vita alla donna, che fino a quel momento era completamente estranea al mondo del porno.
I cinque minuti di filmato, girati con uno smartphone, sono ancora disponibili sul web e questo permetterà, probabilmente, di risalire a chi li ha diffusi online. Anche per questo motivo ora gli investigatori hanno sequestrato a casa della pornostar Blueangy i cellulari e i tablet, nella speranza di trovarvi il video incriminato.
Cosa rischia la pornostar Blueangy
La protagonista del video diffuso dalla pornostar Blueangy ha vissuto (e ancora vive) nel costante timore che quelle immagini di un momento del tutto intimo e privato della sua vita possano finire sotto gli occhi di amici e parenti. Il problema, adesso, è riuscire a cancellare quel filmato, che è ancora disponibile sulla piattaforma a pagamento.
La legge sul Revenge porn è stata approvata dal Parlamento italiano dopo la morte di Tiziana Cantone, la 31enne che si uccise nel settembre del 2016 dopo aver subito una gogna sul web per la diffusione di alcuni video privati e dopo aver cercato giustizia con svariate denunce. Sono passati anni da quel giorno, ma ancora resta sconosciuto il colpevole della diffusione dei video di Cantone. Si tratta di un fenomeno molto pericoloso, che rovina la reputazione della vittima e, come accaduto nel caso di Tiziana Cantone, può indurre al suicidio.
La legge italiana stabilisce che chi invia, consegna, cede, pubblica o diffonde on line contenuti sessualmente espliciti, destinati a rimanere privati, è punito con la reclusione da uno a sei anni e una multa da 5mila a 15mila euro.
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