Palamara radiato dalla magistratura. L’ex pm: “Consapevole di pagare io per tutti”

È accusato di aver “pilotato” la nomina del procuratore di Roma. E gli viene contestata una strategia di discredito a danno del procuratore aggiunto Paolo Ielo. Un comportamento di “gravità inaudita” hanno detto i procuratori.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Luca Palamara è stato radiato dalla magistratura, la pena più severa prevista dalla giustizia disciplinare. È accusato di aver “pilotato” la nomina del procuratore di Roma per interessi personali e di aver escogitato una strategia di discredito a danno del procuratore aggiunto Paolo Ielo. Un comportamento di “gravità inaudita” hanno detto i procuratori. Palamara è il primo ex consigliere del Csm ed ex presidente dell’Associazione magistrati a essere rimosso dall’ordine. Ha detto:

Non ho mai barattato la mia funzione per fare un favore al politico di turno. Non ho mai fatto accordi con nessun parlamentare perché un ipotetico procuratore della Repubblica potesse accomodare qualche processo. Sono consapevole di aver pagato io per tutti. Porto e porterò sempre la toga nel cuore.

Palamara radiato dalla magistratura

La sentenza di condanna di Luca Palamara è arrivata dopo due ore e mezza di camera di consiglio. L’ex presidente dell’Anm (2008-2012), ex consigliere del Csm (2014-2018) e leader di Unicost, è stato rimosso per comportamenti di “gravità inaudita” secondo i procuratori. La vicenda al centro del processo è la riunione all’hotel Champagne del 9 maggio 2019, serata durante la quale Palamara e cinque consiglieri del Csm, attualmente tutti dimessi e a processo disciplinare, hanno discusso strategie sulle future nomine ai vertici delle procure alla presenza dei politici Luca Lotti e Cosimo Ferri. Non fu una “fisiologica interlocuzione istituzionale” tra rappresentanti del Csm e politici, hanno sostenuto i rappresentanti dell’accusa, ma una riunione “fuori da ogni schema legale”.

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La riunione all’hotel Champagne

Palamara
Da sinistra, Luca Palamara e Luca Lotti.

Le conversazioni della riunione all’hotel Champagne sono state tutte registrate da un trojan attivo sul telefono cellulare di Palamara. L’ex magistrato, infatti, era finito precedentemente sotto inchiesta a Perugia per corruzione e per questo era già stato sospeso dalle funzioni e dallo stipendio. Secondo la procura, dunque, Palamara in quella stessa riunione pianificò consapevolmente anche la nomina del procuratore di Perugia, cercando una figura “che dovesse assecondare il sentimento di rivalsa suo e di Lotti nei confronti di Paolo Ielo”, procuratore aggiunto a Roma. Sempre secondo la procura, è chiaro che Palamara abbia condizionato le funzioni del Csm per “interessi personali” – lo stesso pm infatti aveva presentato domanda per diventare procuratore aggiunto proprio a Roma – con l’aggravante di aver così permesso a Luca Lotti, indagato nel caso Consip, di concorrere alla scelta del dirigente dell’ufficio giudiziario che lo aveva messo sotto accusa.

 La difesa di Palamara e l’annuncio del ricorso

Stefano Guizzi, difensore di Palamara, aveva chiesto l’assoluzione del pm. L’avvocato ha parlato di condotte inopportune ma non illecite, come le strategie di discredito nei confronti di colleghi che gli sono state contestate. Per quel che riguarda la vicenda dell’hotel Champagne, il difensore Guizzi ha sostenuto che la presenza di Lotti fu “gravemente inopportuna”, ma che l’uomo politico “non fornì alcun contributo decisorio, perché non vi era alcun accordo blindato sulla procura di Roma”. Pienamente legittime, invece, sono da considerarsi le interlocuzioni con i consiglieri del Csm di Palamara e Cosimo Ferri, anche perché la scelta del capo di una procura “dipende anche da valutazioni politiche”.

Per questo il prossimo passo di Palamara sarà presentare ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Il pm romano lamenterà non solo il taglio dei testimoni richiesti, da 133 a 6, ma anche il diniego sull’inutilizzabilità delle intercettazioni che, coinvolgendo due parlamentari, non potevano essere registrare.

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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