Non si può morire sul lavoro: il punto sulla sicurezza nei cantieri in Italia

Aldo Torchiaro
Aldo Torchiaro
Aldo Torchiaro, giornalista da quando si usavano le macchine da scrivere, si occupa oggi di innovazione digitale, nuovi media, e-democracy.
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Grandi opere ferme, codice appalti in affanno, sicurezza a rischio: nei cantieri italiani si torna a morire. Dopo quindici anni in cui la tendenza sembrava garantire le condizioni dei lavoratori nella cantieristica, il ritorno al passato: mai come quest’anno tanti feriti e vittime nell’edilizia. Federarchitetti, la battagliera sigla che rappresenta gli architetti e gli ingegneri italiani, suona la campana a raccolta e riunisce i professionisti in una Giornata nazionale per la sicurezza nei cantieri, quest’anno celebrata a Genova. Purtroppo quella di quest’anno è una campana che suona a morto: sono state 121 le vittime nel primo bimestre del 2019, 8 sono donne e 29 sono stranieri. Si muore di più al Nord, visto che in quell’area del Paese ci sono più cantieri. E torna ad aumentare anche il numero degli infortuni non mortali: dal primo bimestre 2018 al 2019 sono passati da 96.121 a 100.290. A Nordest il dato peggiore con 31.404 infortuni, seguito dal Nord Ovest con 30.398. Detiene il triste primato degli infortunati la Lombardia con 19.011, seguita da Emilia Romagna con 13.029 e Veneto con 11.935.

Troppi cantieri fermi

Mentre aumentano le vittime, i cantieri diminuiscono: sono almeno 30 le grandi opere bloccate per un valore complessivo di oltre 36 miliardi di euro. Secondo le ultime rilevazioni dell’Ance, che si possono trovare sul sito sbloccacantieri.it, le strutture e infrastrutture ferme sono concentrate maggiormente al Nord, con 17 opere per un totale di oltre 24 miliardi di euro, mentre il Centro-Sud conta 5 opere del valore totale di 8,2 miliardi al Centro Italia e 8 interventi per 3,5 miliardi di euro nel Mezzogiorno. Si tratterebbe di grandi interventi di collegamento e di ammodernamento di infrastrutture esistenti per migliorare la competitività dei territori ma anche di importanti opere per la salute e la sicurezza dei cittadini come ospedali o progetti contro il dissesto idrogeologico. Tanto l’Associazione Costruttori quanto Federarchitetti rilanciano l’allarme per il settore, in cui si contano 620.000 posti persi nelle costruzioni dal 2008 e 120.000 imprese chiuse. Allarme condiviso da Confindustria che avverte: riaprire i cantieri potrebbe avere “un forte impatto espansivo” sulle costruzioni e su diversi altri settori. “Ciò potrebbe alzare il Pil italiano di oltre l’1% in tre anni rispetto allo scenario previsivo di base, con un aumento molto limitato del deficit”.

L’analisi di Nazzareno Iarrusso

Per il Presidente nazionale di Federarchitetti, Nazzareno Iarrusso, il lavoro che diminuisce e la scarsa sicurezza nei pochi cantieri aperti hanno una matrice in comune: si chiama massimo ribasso. Le gare che tendono ad assegnare l’appalto a chi offre di meno lasciano scoperti i costi per la sicurezza cantieristica, una scelta tanto colpevole da determinare con l’evidenza dei numeri la forte ripresa degli incidenti sul lavoro.

Bisognerebbe far rientrare nei costi per la sicurezza, e quindi non soggetta a ribasso, anche gli onorari per il Coordinatore per la Sicurezza in fase di Progettazione ed Esecuzione.

Questo dichiara Iarrusso. E continua:

Nel processo di attuazione della sicurezza nei cantieri, dei tre soggetti coinvolti, Committente, Impresa e Coordinatori per la Sicurezza, i soli che, in base alla normativa vigente, devono avere una formazione altamente specializzata di 120 ore per poter svolgere la mansione professionale sono le figure tecniche dei coordinatori per la sicurezza, mentre nulla è in capo al committente e all’impresa che focalizzano la loro attenzione prettamente sugli aspetti economici: risparmiare il più possibile il primo e guadagnare il più possibile il secondo.

Le soluzioni della politica

Sul fronte della maggioranza le acque sono agitate, con il Movimento Cinque Stelle che chiude a molte delle ipotesi cantieristiche più ambiziose – nota, su tutte, la posizione sulla Tav – mentre la Lega rilancia proprio sulla necessità di incentivare la ripresa dei cantieri. Cesare Damiano, già ministro del Lavoro e dirigente del Partito Democratico, ha inviato alla Giornata nazionale per la sicurezza nei cantieri – appena terminata a Genova – un video messaggio con il quale richiama la necessità di rivedere, nel nuovo codice appalti, i criteri per l’assegnazione degli appalti pubblici:

Si dia lavoro a chi garantisce sicurezza per la vita di chi lavora, non a chi lucra sul massimo ribasso a discapito del rischio quotidiano per operai, geometri, architetti e ingegneri.

Di particolare interesse per Federarchitetti la proposta di legge n. 743 del 3 agosto 2018 a firma della senatrice Nugnes del M5S, che intende collegare la disciplina, di cui al decreto del Ministro della giustizia 17 giugno 2016, a quella porzione delle offerte delle imprese appaltatrici sottratta al ribasso in quanto correlata alla stima dei costi della sicurezza contrattuali operata dalla stazione appaltante negli atti di gara, articolo 26,comma 6, nonché comma 5 del decreto legislativo n.81 del 2008, laddove si dispone che “I costi di cui al primo periodo non sono soggetti a ribasso”, e dove aggiunge che “I costi della sicurezza così individuati sono compresi nell’importo totale dei lavori e individuano la parte del costo dell’opera da non assoggettare a ribasso nelle offerte delle imprese esecutrici”, così procurandone una sostanziale inderogabilità. Lavori in corso per mettere in maggior sicurezza i lavoratori e per tornare a investire sul Paese che produce e cresce, quindi: la ricetta di Federarchitetti mette d’accordo operai, professionisti, costruttori e decisori pubblici.   di Aldo Torchiaro

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