mercoledì, 11 Giugno 2025
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Unioni civili, come cambierebbero con il referendum sul matrimonio egualitario?

La raccolta firme per il referendum sul matrimonio egualitario terminerà il 3 agosto 2025. Per spiegare meglio quali siano le richieste della proposta referendaria abbiamo intervistato la co-presidente di Volt Europa, Francesca Romana D'Antuono.

Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.

C’è tempo fino al 3 agosto 2025 per partecipare alla raccolta firme, organizzata dal comitato Uguali!, affinché la possibilità di un referendum per il matrimonio egualitario diventi realtà.

A dare maggiori delucidazioni su quale sia la situazione in Italia circa le unioni civili e, quindi, l’obiettivo della proposta referendaria è Francesca Romana D’Antuono, co-presidente del movimento politico paneuropeo Volt Europa, che comprende la sezione Volt Italia, a cui il comitato Uguali! fa capo.

D’Antuono, già nella conferenza stampa a riguardo, del 30 maggio scorso, presso la sede del Consiglio Italiano del Movimento Europeo, aveva precisato che l’intento del referendum è quello di “dare voce alle persone e a quello che vogliono le persone, senza appellarsi a partiti politici, ma guidando una battaglia che coinvolge una parte della popolazione:

I diritti sono diritti e non riguardano soltanto la persona che è gay, omosessuale, lesbica o transgender, ma riguarda i nostri fratelli, le nostre sorelle, le nostre cugine, le nostre mamme, i nostri figli.

Attualmente, la raccolta firme sta riscuotendo ottimi risultati. Oggi, 11 giugno, infatti, sono stati superati i 350 mila consensi.

BastaQuorum per i referendum abrogativi

Francesca Romana D’Antuono, già coinvolta nella proposta referendaria sul matrimonio egualitario, ha tenuto a precisare il proprio disappunto rispetto a quanto proposto dal gruppo Forza Italia.

Il partito, infatti, ha proposto la modifica dell’articolo 75 della Costituzione, disponendo l’innalzamento della soglia di raccolta firme per i referendum da 500.000 a 1.000.000.

A tal proposito, la co-presidente di Volt Europa si impegnerà nella campagna BastaQuorum, lanciata dall’omonimo comitato, con l’intento di abolire il quorum per i referendum abrogativi, visti i risultati negativi delle votazioni dell’8 e del 9 giugno scorsi.

D’Antuono giustifica il proprio disappunto sostenendo che la soglia del quorum che si applica ai referendum non si applica a nessuna elezione amministrativa o comunale, seppure entrambi abbiano un’affluenza di persone votanti inferiore al 50%. In questo modo, cittadine e cittadini sono privati dell’unico strumento democratico di cui dispongono per far valere i propri ideali, il referendum, il quale viene trasformato in un’arma politica.

Leggi anche: Un referendum per eguagliare matrimoni e unioni civili? Al via la raccolta firme

Intervista a Francesca Romana D’Antuono

La redazione de ildigitale.it ha intervistato Francesca Romana D’Antuono per poter chiarire al meglio quali siano le richieste della proposta referendaria sul matrimonio egualitario, facendo riferimento alla situazione attuale in Italia.

1. Dal 2021 è co-presidente di Volt Europa. Quali sono i principali ideali e scopi del movimento?

Volt è un movimento paneuropeo progressista nato da una semplice ma rivoluzionaria constatazione: le sfide dei nostri tempi, dalla crisi climatica alle disuguaglianze economiche, dalla digitalizzazione al collasso democratico, non conoscono confini. Dunque nemmeno le soluzioni possono essere nazionali.

Ma non basta dire “Europa, Europa” per risolverle. Soprattutto se consideriamo quanto l’Europa che conosciamo sia spesso incomprensibile per le persone comuni, sia stata troppo spesso l’Europa dei più forti, basti pensare alla gestione delle crisi finanziarie degli ultimi vent’anni, e sia quasi del tutto esente da responsabilità politica nei confronti di chi vota. Avete mai sentito parlare di un governo europeo che cade? Di una Commissione che non ottiene la fiducia del Parlamento europeo? Esatto.

Noi vogliamo un’Europa trasformata: in cui la Commissione diventi un vero Governo europeo eletto direttamente dal popolo o dal Parlamento e che possa essere sfiduciata se necessario; in cui il Parlamento possa proporre leggi; in cui le liste elettorali siano transnazionali; in cui ci sia un bilancio federale capace di rispondere alle esigenze odierne e una voce coerente in politica estera.

Per realizzare questa visione, abbiamo creato un partito che è lo stesso attraverso le frontiere, ha lo stesso simbolo, lo stesso programma e una sola leadership europea, che ho l’onore di presiedere dal 2021, affiancata da un altro co-presidente (Mels Klabbers, olandese NdA). Adottiamo infatti un modello di leadership binaria, in cui ci sono sempre due presidenti di genere diverso.

Crediamo in un’Europa federale, coraggiosa e visionaria. Siamo femministe, ambientaliste, progressiste. Crediamo che la giustizia sociale sia il motore del cambiamento, e che le innovazioni tecnologiche e democratiche siano fenomeni da accogliere con favore e governare.

2. Qual è l’obiettivo della proposta di referendum avanzata dal comitato Uguali!?

Ci sono due obiettivi, uno di sostanza e uno politico: in termini pratici, vogliamo abrogare alcuni articoli della legge Cirinnà che determinano le differenze tra unioni civili e matrimonio rendendo i due istituti equiparati di fatto.

Per poter creare l’istituto del Matrimonio tra persone dello stesso sesso, sarebbe infatti necessario un intervento coraggioso da parte del Parlamento attraverso una legge ordinaria rivoluzionaria, iniziativa che purtroppo non è in vista in presenza di questa maggioranza, ma che negli anni neanche i partiti progressisti sono riusciti a portare avanti.

Vogliamo proporre un percorso di avvicinamento a quel cambiamento il cui risultato non sarebbe una unione civile perfettamente parificata al matrimonio. In termini politici è un referendum che vuole portare la voce delle persone alle orecchie di una politica che si rifiuta di ascoltare, la nostra raccolta firme è anche un modo di dire ai partiti mainstream: svegliatevi, ve lo chiedono le persone.

3. Qual è la differenza tra unioni civili e matrimoni civili, siccome spesso si considerano erroneamente sinonimi?

Le unioni civili sono un compromesso parziale: non tutti i diritti e i doveri previsti per il matrimonio. A chi si unisce civilmente vengono negati alcuni diritti, come la possibilità di adottare figli insieme, il riconoscimento automatico del figlio nato all’interno della coppia e alcune tutele familiari previste solo per il matrimonio.

Le faccio un esempio della disparità di trattamento che forse le sembrerà strano: l’unione civile si può sciogliere unilateralmente nel giro di 3 mesi, mentre per divorziare occorrono due anni.

Ora, io credo che due anni per divorziare siano davvero troppi, ma questa disparità è un giudizio di valore: l’unione civile è considerata in qualche modo un impegno meno serio, di serie B.

4. E i differenti vincoli a cui sono soggette le coppie omosessuali ed eterosessuali circa l’adozione dei minori?

Per poter adottare, una coppia eterosessuale deve appunto essere unita in matrimonio; la legge 184 del 1983 infatti identifica come soggetti adottanti i “coniugi”. Ci sono varie previsioni, come la durata del matrimonio (minimo 3 anni, ma che può includere la convivenza prematrimoniale ininterrotta) e la stabilità della relazione.

Inoltre esiste una differenza minima (18 anni) e massima (45 anni) che deve sussistere tra adottanti e adottato, con qualche eccezione in presenza di fratelli, sorelle, e altre situazioni particolari. Naturalmente poi, la coppia deve essere ritenuta idonea sotto il profilo affettivo, educativo, psicologico e materiale perché la legge è pensata primariamente come strumento per garantire il diritto del minore a crescere in una famiglia.

Con la modifica che proponiamo, vogliamo mantenere salde tutte le previsioni a tutela del minore, eliminando però quella parte della legge Cirinnà (al comma 20) che espressamente le esclude dall’istituto delle adozioni, liberando le mani alla magistratura per procedere con l’adozione da parte delle coppie omosessuali.

5. Qual è la situazione europea rispetto alla questione delle unioni civili?

In 16 Paesi UE su 27 è previsto il matrimonio egualitario (Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia, Spagna, Svezia, Grecia); gli ultimi che si sono aggiunti alla lista sono la Grecia e l’Estonia nel 2024.

In 5 (Croazia, Cipro, Italia, Repubblica Ceca, Ungheria) esistono delle forme di unioni civili — tra cui l’Italia, e l’Ungheria, anche se quest’ultima con delle limitazioni ancora maggiori delle nostre.

Solo 6, poi, sono quelli in cui non esiste alcuna forma legale di unione per coppie omosessuali (Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia).

6. L’Italia come si posiziona a livello europeo in termini di progressismo circa le unioni tra persone dello stesso sesso?

La cosa che a me fa sempre sorridere, è che, a destra soprattutto, si rivendica spesso l’appartenenza culturale e storica all’Occidente; eppure siamo l’unico Paese dell’Europa Occidentale a non aver ancora riconosciuto il matrimonio egualitario.

Legge Cirinnà è stata una buona legge, e siamo grati a lei e a tutte le forze politiche che l’hanno spinta e voluta. Ma a quasi dieci anni dall’approvazione ci sembra una legge che ha fatto il suo tempo, il compitino minimo per evitare le sanzioni Europee. È ora di fare di più.

Un dato che ho trovato interessante e che ho letto qualche settimana fa nella Rainbow Map 2025 di ILGA Europe, un’analisi che valuta aspetti relativi all’uguaglianza e inclusione delle persone queer, e che vede l’Italia con un punteggio estremamente più basso rispetto a moltissimi paesi europei, tra cui Paesi considerati molto cattolici come Malta e Irlanda.

7. Se la raccolta firme raggiungesse l’obiettivo di 500 mila consensi e il referendum venisse approvato da Cassazione e Corte Costituzionale, cosa succederebbe?

La procedura vuole che entro il 30 settembre si consegni tutto alla Corte di Cassazione per i rilievi formali, in seguito ci sarebbe verso metà gennaio del prossimo anno il giudizio di ammissibilità della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale.

Se quest’ultima ammette il referendum si andrebbe al voto. La sfida a quel punto sarà il quorum, che come abbiamo visto, non è semplice da raggiungere, e che viene strumentalizzato come arma politica per affossare l’avversario politico oltre l’idea.

È anche vero però che, sebbene non ci aspettiamo supporto dall’estrema destra che ci governa, Lega e Fratelli d’Italia per intenderci, riteniamo che questa proposta trovi invece un consenso trasversale, da Forza Italia ad AVS, specialmente se il lavoro sporco, la parte faticosa e rischiosa, l’ha già fatta qualcun altro, accollandosene i relativi rischi politici: Volt Italia in questo caso, naturalmente, e il comitato promotore UGUALI!.

Per completezza però devo anche dire che per noi questa proposta referendaria è parte di un disegno strategico più grande: abbiamo appoggiato per esempio la raccolta firme per l’Iniziativa dei Cittadini Europei per bannare le terapie di conversione delle persone omosessuali, che ha raggiunto di recente il milione di firme; le nostre attiviste e i nostri attivisti sono parte di nuclei associativi LGBTIAQ+ in tutta Europa; a fine mese io stessa parteciperò al Pride di Budapest, che come sa è fortemente osteggiato dal governo Orban.

In Italia guardiamo con interesse alle leggi di iniziativa popolare e al litigio strategico. Insomma, la strada verso l’uguaglianza non è una linea retta, e non è una via semplice: è fatta di tanti piccoli passi e di tanti inciampi, ma siamo determinati a percorrerla e sappiamo che lo facciamo insieme a migliaia di persone.

Ringraziamo vivamente Francesca Romana D’Antuono per la disponibilità e l’esaustività nel presentare la proposta referendaria sul matrimonio egualitario e “Volt” e “Uguali!” per l’impegno nel dare voce ai diritti di tutte le cittadine e tutti i cittadini d’Italia e d’Europa.

Leggi anche: 30 anni di Roma Pride: “Siamo rivoluzionari e anticonformisti per natura”

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Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.

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