Tra le colline della Scozia Sud-Occidentale si è raggiunto un accordo, almeno per il momento, sui dazi tra Unione e Europea e Stati Uniti.
Il termine ultimo è stato raggiunto dopo un incontro durato meno di un’ora, partito con un Donald Trump accigliato e una Ursula von der Leyen dal volto poche volte così tirato.
Si è arrivati alla conferma della tariffa base che, nei giorni scorsi, era stata concordata dagli sherpa: il 15%.
La presidente della Commissione Europea è volata al resort Trump Turnberry, accompagnata dal caponegoziatore Maros Sefcovic e dal team tecnico che per lunghi mesi ha provato ad ammorbidire le posizioni americane.
L’intesa è stata raggiunta a livello politico, ma necessita ancora di approvazione da parte delle autorità legislative competenti in Usa e Ue. Si prevede che entro dicembre 2025 entrerà ufficialmente in vigore, con una fase pilota a partire dal primo trimestre 2026.
Nel frattempo, si continuerà a lavorare su un accordo più ampio per standard ambientali condivisi e sul controllo delle filiere produttive critiche.
Cosa prevede l’accordo Usa-Ue sui dazi?

L’accordo stabilisce una riduzione reciproca dei dazi tra Stati Uniti e Unione Europea, fissando un tetto massimo del 15% su alcuni beni strategici, principalmente del settore dell’acciaio, dell’alluminio e delle tecnologie a basso impatto ambientale.
La misura entrerà in vigore entro fine 2025, con l’obiettivo di stabilizzare i rapporti commerciali, evitando guerre tariffarie.
Appare come una “buona intesa” dal momento che:
- ridurrà l’attrito commerciale tra due blocchi economici fondamentali
- abbasserà i costi per le aziende esportatrici
- favorirà la transizione green, grazie a incentivi per tecnologie sostenibili
- migliorerà la competitività internazionale dell’industria europea e americana
Il contesto dell’accordo
Questo accordo arriva in un momento di tensioni globali: la Cina sta aumentando la sua presenza nel mercato industriale, mentre le economie occidentali cercano di rafforzare i propri rapporti bilaterali.
La misura non riguarda solo il commercio, ma anche la cooperazione strategica nel settore green e nella sicurezza tecnologica.
Inoltre, l’intesa rappresenta un passo concreto nella riforma del commercio multilaterale, tema al centro del dibattito in seno al WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio).
Ma cosa cambia davvero?
Le imprese esportatrici (europee e in particolare quelle italiane) attive nei settori metallurgico, automobilistico e delle energie rinnovabili, trarranno benefici immediati dalla riduzione dei dazi.
I costi di esportazione verso gli Stati Uniti diminuiranno, rendendo i prodotti più competitivi.
I consumatori potrebbero beneficiare di prezzi più stabili e accesso più ampio a beni importati da oltreoceano, come veicoli elettrici, semiconduttori e acciaio riciclato, senza rincari dovuti a tariffe doganali elevate.
I settori coinvolti e l’impatto sull’Italia
L’Italia è uno dei Paesi che trarrà maggior vantaggio da questo accordo. Tra i settori che maggiormente risentiranno delle conseguenze di questo accordo troviamo:
- siderurgia: l’Italia è uno dei maggiori esportatori di acciaio in Europa, e la riduzione delle tariffe aiuterà a contenere i costi e a mantenere la concorrenza con produttori extraeuropei
- tecnologie verdi: le aziende italiane che sviluppano componenti per pannelli solari, batterie e motori elettrici avranno accesso più agevolato al mercato americano
- agroalimentare e moda: sebbene esclusi direttamente dall’accordo, questi settori potrebbero beneficiare indirettamente della distensione nei rapporti Usa-Ue
Le reazioni del governo Meloni
La premier Meloni ha giudicato positivamente il fatto che si sia raggiunto un accordo, consapevole che un’escalation commerciale tra Europa e Stati Uniti avrebbe avuto conseguenze imprevedibili e potenzialmente devastanti.
La soluzione negoziata sui dazi è un risultato a cui le Istituzioni europee e gli Stati membri, inclusa l’Italia, hanno lavorato con grande impegno e facendo squadra comune, evitando di cadere nella trappola di chi chiedeva di alimentare uno scontro frontale tra le due sponde dell’Atlantico
Questo è quanto hanno affermato la premier e i due vice, Antonio Tajani e Matteo Salvini, in una dichiarazione congiunta, concludendo:
L’accordo garantisce stabilità, aspetto fondamentale per i rapporti tra due sistemi economici e imprenditoriali fortemente interconnessi tra loro, come sono quelli dell’Unione Europea e degli Stati Uniti.
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