lunedì, 22 Settembre 2025
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150 Paesi riconoscono lo Stato di Palestina: qual è la posizione dell’Italia?

UK, Canada, Portogallo e Australia hanno riconosciuto lo Stato di Palestina. A questi si uniranno presto altri Paesi, per indurre Israele al cessate il fuoco. In tale contesto, da che parte si pone l'Italia?

Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.

Regno Unito, Canada, Australia e Portogallo sono gli ultimi Paesi ad aver riconosciuto lo Stato di Palestina. Ad averlo dichiarato sono stati i rispettivi premier, ieri 21 settembre, sui propri profili X, condannando aspramente quanto sta avvenendo a Gaza.

Il Primo ministro canadese, Mark Carney, ha scritto:Il Canada riconosce lo Stato di Palestina e offre la nostra partnership nella costruzione della promessa di un futuro di pace per lo Stato di Palestina e lo Stato d’Israele.

Il premier britannico Keir Starmer, invece, ha pubblicato un post, con la descrizione: “Oggi, per ravvivare la speranza di pace per i palestinesi e gli israeliani e una soluzione a due Stati, il Regno Unito riconosce formalmente lo Stato di Palestina“. Nel video allegato, Starmer afferma come questo passo possa indicare un “futuro migliore“:

Questa soluzione non è una ricompensa per Hamas, perché significa che Hamas non potrà avere alcun futuro, alcun ruolo nel governo, alcun ruolo nella sicurezza.

Abbiamo già prescritto e sanzionato Hamas, e andremo oltre.

Ho dato istruzioni affinché nelle prossime settimane vengano sanzionate altre figure di Hamas.

Chiediamo nuovamente al governo israeliano di revocare le inaccettabili restrizioni alla frontiera, di porre fine a queste tattiche crudeli e di consentire l’afflusso degli aiuti.

Con le azioni di Hamas, l’escalation del conflitto da parte del governo israeliano e l’accelerazione della costruzione di insediamenti in Cisgiordania, la speranza di una soluzione a due Stati sta svanendo, ma non possiamo lasciare che quella luce si spenga.

Ecco perché stiamo costruendo un consenso con i leader della regione e oltre, attorno al nostro quadro per la pace.

Nella giornata di ieri, ad accodarsi alla decisione presa da Regno Unito e Canada c’è stata l’Australia. Il Primo ministro Anthony Albanese, sempre avvalendosi di X, ha condiviso il seguente messaggio:

L’Australia riconosce le legittime e storiche aspirazioni del popolo palestinese a uno Stato proprio.

Il presidente dell’Autorità Palestinese ha ribadito il riconoscimento del diritto di Israele a esistere e ha fornito impegni diretti all’Australia, inclusi quelli di tenere elezioni democratiche e di attuare significative riforme nella finanza, nella governance e nell’istruzione.

L’organizzazione terroristica Hamas non deve avere alcun ruolo in Palestina.

In serata, infine, è giunta la conferma da parte del ministro degli Esteri portoghese, Paulo Rangel, che anche il Portogallo ha riconosciuto lo Stato di Palestina. A riportarlo il quotidiano israeliano Haaretz.

Chi riconosce lo Stato di Palestina?

Cosa vuol dire, però, riconoscere lo Stato di Palestina? A dare una risposta è Il Post, che afferma quanto questa azione sia principalmente simbolica. Chi riconosce lo Stato di Palestina, infatti, può mandare un ambasciatore in Cisgiordania, dove si trova la sede dell’Autorità nazionale palestinese, e viceversa.

Il motivo per cui molti Paesi stanno prendendo tale decisione è per dimostrare la propria opposizione ai massacri commessi dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza. L’intento, dunque, è indurre Israele a un cessate il fuoco, oltre che ribadire la necessità di una pace basata sulla “soluzione dei due stati”, a cui il premier israeliano Netanyahu si oppone in maniera categorica.

A ogni modo, attualmente i membri delle Nazioni Unite che riconoscono lo Stato di Palestina sono 150 su 193. Le ultime nazioni a unirsi sono state, per l’appunto, Regno Unito, Canada, Portogallo e Australia, a cui seguiranno presto Francia, Belgio, Lussemburgo e Malta. Tra questi Paesi, l’Italia non figura.

Leggi anche: Sciopero generale per Gaza, l’Italia si ferma: “Una giornata senza precedenti”

Il punto sull’Italia

Sul riconoscimento dello Stato di Palestina, Giorgia Meloni si è espressa in un colloquio con Repubblica, lo scorso luglio:

Sono favorevolissima allo Stato della Palestina ma non sono favorevole al suo riconoscimento a monte di un processo per la sua costituzione.

Il riconoscimento dello Stato di Palestina, senza che ci sia uno Stato della Palestina, potrebbe addirittura essere controproducente.

Sembrerebbe, quindi, esserci l’intenzione ma non imminente. Dall’altra parte, nel secondo giorno di raduno a Pontida della Lega, il ministro Matteo Salvini ha ribadito il proprio punto di vista: L’auspicio di arrivare in futuro a due popoli e due stati, non è possibile finché ci saranno i tagliagole islamici di Hamas a tenere in ostaggio i bimbi palestinesi e israeliani“.

Il pensiero rivolto a Gaza ha fatto da protagonista anche durante l’Angelus di ieri, 21 settembre. Papa Leone XIV, quindi, ha parlato di una “terra martoriata“: Non c’è futuro basato sulla violenza, sull’esilio forzato, sulla vendetta. I popoli hanno bisogno di pace, chi li ama veramente lavora per la pace“.

Non ci sono azioni concrete da parte del Governo, dunque, ma l’Italia si mobilita ugualmente per la questione palestinese. Lo sciopero indetto per oggi, 22 settembre ne è una dimostrazione. Si aggiunge poi, per esempio, l’iniziativa del fumettista Daniele Caluri. Come riportato da Ansa, l’artista ha deciso di raccontare il genocidio attraverso i propri disegni e, una volta venduti all’asta, il ricavato verrà devoluto a Emergency, per finanziare i progetti in Palestina.

Infine, sempre Ansa ha condiviso un’iniziativa di alcuni giuristi di Bologna, tra cui la giudice Valeria Bolici e il pm Marco Imperato, che hanno deciso di leggere ogni giorno, in udienza, il preambolo allo Statuto della Corte penale internazionale. Si legge in una nota:

Di fronte alle notizie sulla violazione sistematica e protratta del diritto alla vita e degli altri diritti fondamentali della popolazione civile di Gaza il silenzio ha smesso da tempo di essere un’opzione.

Come giuristi sentiamo il dovere di ricordare che lo Stato italiano, per Costituzione e per legge, con l’adesione a trattati e convenzioni, ha scelto la tutela dei diritti fondamentali e la persecuzione dei crimini internazionali.

Un monito da tenere sempre presente, quindi, nel momento in cui si deciderà di prendere una posizione in merito alla questione palestinese.

Leggi anche: Perché Greta Thunberg ha lasciato il direttivo di Flotilla e cosa farà ora

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Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.

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