A partire dal 1° settembre 2025 entrerà pienamente in vigore il nuovo limite del 5% alle commissioni applicate sui buoni pasto, così come previsto dal Decreto Concorrenza, convertito nella Legge n. 193/2024.
Si è conclusa la fase transitoria avviata il 1° gennaio, che ha consentito agli esercenti già convenzionati di adeguarsi gradualmente alla nuova normativa. Il tetto era già in vigore, dallo stesso gennaio, per tutti i nuovi soggetti entrati nel sistema.
Il provvedimento non comporta particolari modifiche per i lavoratori dipendenti, che continueranno a utilizzare i buoni pasto con le consuete modalità.
Anche le aziende che scelgono questa forma di benefit in alternativa alla mensa aziendale manterranno inalterate le agevolazioni fiscali attualmente previste.
Cosa cambia per i buoni pasto con le nuove commissioni?
Dunque, dal 1° settembre, le commissioni applicate agli esercenti non potranno più superare il 5% del valore del buono. Una misura attesa da tempo, pensata per rendere il servizio più equo e sostenibile, sia per i lavoratori che per i negozianti.
La norma stabilisce che le società emettitrici dei buoni pasto non potranno chiedere agli esercenti una commissione superiore al 5%. In passato, le trattenute arrivavano anche al 15-20%, riducendo fortemente i margini di bar, ristoranti e supermercati.
Per i lavoratori, invece, nulla cambia nell’utilizzo quotidiano:
- il buono pasto resta utilizzabile nei punti convenzionati
- resta valida l’esenzione fiscale fino a 8 euro al giorno per i buoni elettronici e 4 euro per quelli cartacei
La vera differenza sta nella maggiore disponibilità di esercizi disposti ad accettarli.
Vantaggi per lavoratori ed esercenti

Con il nuovo tetto alle commissioni, i dipendenti potranno contare su:
- più esercizi aderenti: i piccoli negozianti avranno meno costi da sostenere e saranno incentivati ad accettare i buoni
- maggiore spendibilità: con più punti vendita convenzionati, i buoni recuperano valore reale
- rafforzamento del welfare aziendale: lo strumento torna ad essere utile senza penalizzare gli esercenti
Il limite del 5% rappresenta un sollievo soprattutto per bar, ristoranti e piccoli supermercati, che finora subivano commissioni molto alte. I principali effetti positivi sono:
- margini più equi: su un buono da 10 euro, la trattenuta massima sarà 50 centesimi
- tempi di rimborso invariati, ma con costi ridotti l’accettazione diventa più sostenibile
- meno squilibrio rispetto alle grandi catene, che in passato riuscivano a reggere meglio commissioni elevate
3 cambiamenti principali dal 1° settembre
Con la riduzione delle commissioni, il sistema dei buoni pasto potrebbe diventare più stabile. Si prospettano tre cambiamenti principali:
- crescita degli esercenti convenzionati, soprattutto tra piccole attività
- maggiore trasparenza, perché il tetto unico elimina differenze tra contratti
- rafforzamento della digitalizzazione, visto che i buoni elettronici restano fiscalmente più convenienti
Il provvedimento rappresenta un passo avanti per rendere i buoni pasto uno strumento utile per tutti gli attori coinvolti.
Cosa succede ora
L’introduzione del tetto al 5% rappresenta insomma un passo decisivo per rendere più sostenibile l’accettazione dei buoni pasto, soprattutto per le piccole imprese, che spesso erano costrette a rinunciare a questo strumento per l’eccessivo costo di gestione.
In sintesi, la nuova norma mira a riequilibrare il sistema: i lavoratori continueranno a beneficiare del buono pasto, mentre gli esercenti potranno incassarli con condizioni economiche più eque, senza vedere erosi i propri ricavi da commissioni sproporzionate.
Come sottolineato da Giancarlo Banchieri, presidente di Fiepet Confesercenti:
L’abbattimento dei costi di esercizio per gli esercenti sarà un vantaggio anche per i consumatori, favorendo una più ampia accettazione dei buoni pasto e innescando un circolo virtuoso che può rafforzare l’intera filiera.
Per bar, ristoranti e pubblici esercizi è una vera boccata d’ossigeno, soprattutto in una fase in cui i margini continuano a ridursi.
Secondo le nostre stime, grazie a questa misura gli imprenditori potranno risparmiare complessivamente fino a 400 milioni di euro l’anno.
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