È previsto per domani, 4 settembre, il decreto ministeriale che vedrà l’approvazione definitiva del Consiglio dei Ministri sulle novità circa l’esame di Maturità. Non solo cambiamenti nel nome, ma anche nella struttura della prova conclusiva del percorso di studi superiori.
La volontà definitiva di rinnovare l’esame del 2026 nasce dopo i vari casi di “scena muta” che si sono verificati in occasione delle ultime prove orali. Già nei mesi scorsi, infatti, il ministro Valditara aveva annunciato l’intenzione di modificare la Maturità. Vediamo tutti i dettagli.
Le novità sulla Maturità
Dal 2026 non si parlerà più di “esame di Stato” ma di “esame di Maturità”. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, la riforma è attesa nel Consiglio dei Ministri per domani, 4 settembre, quando si discuterà sulle novità circa la prova conclusiva del percorso di studi superiori.
Le novità puntano, nello specifico, come dichiarato ad Adnkronos da Paola Frassinetti, sottosegretaria all’Istruzione e al Merito, a “valutare non solo le conoscenze e le competenze, ma anche il grado di autonomia, di responsabilità, e quindi di autentica crescita dello studente“. Rispetto alla prova orale, quest’ultima dovrà essere sostenuta obbligatoriamente, per poter conseguire il diploma.
Niente più “scene mute”, quindi, come i diversi casi che si sono verificati durante gli esami dello scorso luglio. Ciò vuol dire che chi deciderà di non parlare alla prova orale dovrà ripetere l’anno scolastico, indipendentemente dall’esito degli esami scritti. Finora, infatti, era possibile essere promossi se, al momento del colloquio orale, ci si presentava con una votazione pari o superiore al 60.
Leggi anche: Maturità 2025, nella prima prova Borsellino, Pasolini e la parola “rispetto”
Cambieranno le prove scritte?

Se ci saranno delle novità per l’esame orale, che continuerà a prendere in considerazione le competenze trasversali e di educazione civica dello studente, non sembrano molti i cambiamenti rispetto alle prove scritte.
La prima prova di italiano non subirà modifiche, mantenendo la sua struttura attuale. La seconda prova, specifica per ogni indirizzo, potrebbe essere, invece, revisionata nei contenuti e nelle modalità di svolgimento. A ogni modo, i dettagli non sono ancora stati resi noti dal Ministero.
La sottosegretaria Frassinetti ha affermato che questa nuova veste della Maturità “indurrà i ragazzi e ragazze ad affrontare la prova mettendo in evidenza il loro percorso scolastico in modo complessivo e dando così valore al merito“.
Leggi anche: Maturità 2025, seconda prova: al Classico Cicerone e all’Artistico Battiato
La reazione degli studenti
La notizia della “nuova Maturità” ha suscitato una serie di reazioni negli studenti. In particolare, Tommaso Marinelli, coordinatore dell’Unione degli Studenti, ha sottolineato come le decisioni siano state prese senza interpellare il Forum delle Associazioni Studentesche:
Nessun confronto è stato aperto con noi, nessuno ci ha chiesto cosa pensiamo.
Il Forum delle Associazioni Studentesche più rappresentative non viene convocato da più di un anno e intanto, chi sceglierà il silenzio per protesta, come accaduto in diversi casi quest’anno, sarà bocciato automaticamente, anche in presenza di buoni risultati nelle prove scritte, rimarcando ancora una volta la repressione del dissenso al centro di questo governo e di questa scuola.
Federica Corcione, dell’esecutivo nazionale dell’organizzazione, invece, ha definito questa nuova modalità di esame come un “interrogatorio”, in totale opposizione con quanto dovrebbe essere dimostrato dall’importanza dell’educazione civica, promossa dal Ministero:
Il ministro si riempie la bocca di “educazione civica”, ma nella pratica spazi di discussione e partecipazione vengono repressi.
Parlano di formare “cittadini”, ma poi trasformano la maturità in un interrogatorio.
Noi studenti vogliamo una scuola che ci ascolti, una maturità che permetta davvero di esprimersi.
Non una prova di obbedienza.
Ciò che desiderano gli studenti, quindi, è un dialogo con le istituzioni e un esame che rappresenti un’opportunità di esprimersi e non un obbligo.