Manovra, il Governo stanzia 3,5 miliardi per le imprese: novità per il Ponte sullo Stretto

L'esecutivo rivede la manovra e punta su Transizione 5.0 e ZES unica per aiutare le aziende a compiere quel salto tecnologico e di sostenibilità necessario per rimanere competitive sul mercato.

Alessio Petrocco
Alessio Petrocco
Estremamente determinato e attento al mondo dell’attualità. Il giornalismo è per lui la voce che trasforma i fatti in storie e le storie in conoscenza.
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Con la Manovra 2026 il Governo riscrive le priorità dell’agenda economica per il prossimo anno. Come riporta “Ansa”, l’esecutivo ha deciso di mettere mano al tesoretto destinato alla grande opera simbolo di questa legislatura: il Ponte sullo Stretto di Messina. Niente più fondi blindati e intoccabili, circa 3,5 miliardi di euro sono stati stornati dal progetto per essere dirottati con urgenza verso il tessuto produttivo del Paese.

Fino a poche settimane fa, il collegamento tra Sicilia e Calabria sembrava il pilastro inamovibile della spesa pubblica. Tuttavia, le pressioni provenienti dal mondo dell’industria e i dati non esaltanti sulla crescita del PIL hanno imposto una riflessione. E così il cambio di rotta è arrivato per aiutare tutte quelle aziende che arrancano tra costi energetici e transizione digitale.

Transizione 5.0 e ZES: dove andranno i 3,5 miliardi

Ma dove finiranno esattamente questi fondi recuperati? La manovra correttiva ha obiettivi molto chiari. La fetta più consistente di queste risorse, pari a circa 3,5 miliardi di euro, andrà a rimpinguare due capitoli di spesa che erano rimasti pericolosamente a secco: il piano Transizione 5.0 e la ZES (Zona Economica Speciale) unica del Mezzogiorno.

Per quanto riguarda la Transizione 5.0, il provvedimento è vitale per la modernizzazione del sistema Paese. Come riporta ancora “Ansa”, le risorse aggiuntive serviranno a finanziare i crediti d’imposta per quelle aziende che investono in digitalizzazione abbinata all’efficientamento energetico.

Il piano originale rischiava infatti di esaurire le risorse troppo in fretta, lasciando fuori migliaia di PMI pronte ad investire in software, macchinari interconnessi e sistemi pensati per ridurre i consumi di energia in modo sostenibile.

I fondi dirottati dalla Manovra andranno a rifinanziare anche la ZES unica del Mezzogiorno. Qui la situazione era diventata critica, in quanto le risorse stanziate inizialmente erano così esigue rispetto alle richieste pervenute che il credito d’imposta effettivo per le aziende del Sud era crollato a percentuali irrisorie, rendendo di fatto inutile lo strumento.

Con l’iniezione di liquidità derivante dal taglio al Ponte, il Governo mira a riportare l’incentivo a livelli accettabili, permettendo alle imprese che investono nel Sud Italia di recuperare una parte significativa dei costi.

Cosa c’è dietro la rimodulazione della Manovra

Spostare i soldi dal Ponte alle imprese non è stata una scelta indolore politicamente, ma è apparsa quasi inevitabile. Il termine tecnico utilizzato nei documenti è rimodulazione dei fondi FSC (Fondo per lo Sviluppo e la Coesione).

La decisione è arrivata in quanto il progetto del Ponte sullo Stretto sta affrontando tempi burocratici più lunghi del previsto. Tra approvazioni del Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), valutazioni di impatto ambientale e progetti esecutivi, i cantieri non sono pronti a partire a pieno regime nel brevissimo termine.

Di conseguenza, quei miliardi assegnati al Ponte per il 2025 e il 2026 sarebbero rimasti fermi nelle casse dello Stato, inutilizzati almeno fino all’arrivo dei timbri e delle carte bollate. Il Governo con la Manovra 2026 ha quindi scelto di prelevare queste somme per usarle subito dove servono (imprese e ZES), con la promessa, implicita e rimandata alle future leggi di bilancio, di restituirle al progetto del Ponte quando i lavori saranno effettivamente pronti a partire.

Questa mossa disinnesca anche una polemica crescente. Finanziare un’opera faraonica togliendo risorse alla sanità o all’industria era diventato un argomento difficile da difendere. La nuova versione della Manovra ci consegna una fotografia nitida delle priorità attuali. Il Ponte resta sullo sfondo, una promessa per il futuro, mentre il presente richiede concretezza e bilanci in ordine per favorire la crescita del PIL.

Leggi anche: Aumenti in busta paga e sconti sugli straordinari: le novità della Manovra 2026

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