Con 254 voti a favore e nessuno contrario passa la proposta di legge che prevede l’obbligo per le banche di stipulare un contratto di conto corrente con chi lo richiede. Ciò vuol dire che diventa un diritto l’apertura di un conto corrente.
Nel caso in cui l’istituto di credito si rifiutasse di avviare la procedura, la motivazione dovrà essere scritta e inviata all’utente entro 10 giorni dalla richiesta. Inoltre, la banca non potrà chiudere alcun conto in maniera autonoma. Vediamo meglio in cosa consiste la proposta.
La proposta di legge
La proposta di legge Romano-Bagnai ha ricevuto il primo sì dalla Camera ieri, 23 luglio, con 254 voti favorevoli e nessuno contrario. L’unanimità è un evento alquanto raro, che si è verificato verso una proposta volta a rendere il conto corrente un diritto di cittadinanza.
Il provvedimento è nato da un’iniziativa parlamentare condivisa, con l’intento di risolvere il problema di numerosi italiani che si vedono esclusi dall’accesso ai servizi bancari di base, seppure non vi siano irregolarità formali.
Quindi, le banche dovranno obbligatoriamente stipulare un contratto di conto corrente con chiunque lo richieda, oltre che non potranno chiudere il conto neanche quando i saldi sono in attivo. Fanno eccezione i casi di riciclaggio e finanziamento di terrorismo, per cui l’istituto di credito deve comunicare in forma scritta la motivazione all’utente, entro dieci giorni dalla richiesta.
Dopo l’approvazione della Camera, la proposta passerà in Senato per l’iter definitivo e, in assenza di modifiche, la legge entrerà in vigore, modificando il Codice Civile.
Leggi anche: Carte conto e prepagate: come scegliere la migliore
Cosa cambia?

La proposta di legge si inserisce nell’articolo 1857-bis del Codice Civile e prevede l’obbligo per le banche di aprire un conto corrente a chiunque ne faccia richiesta. Finora, infatti, molti istituti si sono avvalsi di clausole contrattuali, che permettevano il recesso senza dare una motivazione.
Ciò viene formalmente abrogato in quanto considerato in contrasto con il nuovo principio dell’accesso garantito ai servizi bancari. Il fine di tale normativa è rispondere alle esigenze di quei cittadini che hanno visto chiudere i propri conti dalla banca, in modo unilaterale, nonostante la presenza di saldi attivi.
I correntisti, dunque, si sono trovati impossibilitati a disporre delle proprie risorse, in quanto dopo il recesso la banca consegna al cliente un assegno circolare, che necessita a sua volta di un conto corrente per essere incassato o utilizzato.
Leggi anche: Assegno Unico, come calcolare l’importo del mese di luglio: tutte le novità
Vari punti di vista
Data l’unanimità raggiunta dalla Camera, la proposta di legge ha raccolto consensi sia dalla maggioranza che dall’opposizione. Matteo Salvini, per esempio, in un tweet afferma che si tratta di una “vittoria della Lega“, mentre Toni Ricciardi del Pd ha affermato che si ricrea “il rapporto di fiducia tra Stato e cittadini“.
D’altra parte, però, Banca d’Italia e Associazione Bancaria Italiana hanno ritenuto la legge come un obbligo generalizzato, che potrebbe limitare la libertà contrattuale degli istituti di credito.
Nello specifico, Abi ha spiegato che la normativa “evoca una funzione pubblicistica o para-pubblicistica dell’attività bancaria“, in contrasto con l’articolo 10 del Testo unico bancario che sancisce invece il carattere di impresa dell’attività bancaria. Secondo Bankitalia, invece, bisogna soffermarsi:
Sui profili di compatibilità della proposta con alcuni principi dell’ordinamento europeo e costituzionale, sui suoi possibili effetti in termini di solidità e stabilità del sistema finanziario e sull’interazione con la vigente normativa antiriciclaggio.