Si è appena concluso Tech4Fem Future Health, organizzato da Tech4Fem, la prima associazione no-profit in Italia dedicata alla crescita e al miglioramento della salute delle donne come priorità sociale ed economica. L’evento, svoltosi il 12 settembre presso la Casa delle Tecnologie di Roma, ha evidenziato ancora una volta quanto sia urgente colmare il Women’s Health Gap.
Perché a oggi, esiste un enorme divario invisibile, ma insito, nella salute femminile. Secondo i dati raccolti da Tech4Fem, le donne vivono il 25% in più della vita in condizioni di cattiva salute rispetto agli uomini. E il 50% di loro vive con limitazioni fisiche e soffre di malattie croniche specialmente nell’età lavorativa tra i 20 e i 64 anni.
Colmare tale divario, però, non comporterebbe dei benefici solo a livello sanitario: migliorare e incentivare la salute e il benessere femminile sarebbe in grado di restituire 7 giorni di vita sana a ogni donna in un anno, ma c’è di più. Ciò genererebbe un impatto economico globale di almeno 1 trilione di dollari l’anno entro il 2040 secondo il World Economic Forum. E questo dato si traduce in un aumento dell’1,7% del PIL pro capite, oltre all’equivalente di 137 milioni di donne che potrebbero lavorare e a tempo pieno.
Grazie ancora alla ricerca e al lavoro di Tech4Fem è emerso che le condizioni più impattanti sulla qualità di vita delle donne, dalla sindrome premestruale all’endometriosi, costituiscono il 14% del totale del carico di malattia femminile, ma hanno ottenuto meno dell’1% dei finanziamenti globali alla ricerca tra il 2019 e il 2023.
Qual è, allora, il primo passo per migliorare la salute femminile? Partire dai dati che danno voce a esperienze individuali ed evidenziano i bisogni reali, per orientare la ricerca scientifica nella giusta direzione e dar vita a politiche sanitarie efficaci.
Chi sono le aziende che si occupano di Women’s Health? In quali aree operano? E quali le tecnologie supportano il loro lavoro? In Italia offre oggi una panoramica completa il primo report dell’Osservatorio FemTech, realizzato da Tech4Fem in collaborazione con Minerva Lab – Laboratorio multidisciplinare su diversità e disuguaglianza di genere di Sapienza Università di Roma.
La prima mappa del settore in Italia: il metodo di indagine dell’Osservatorio FemTech
Il documento costituisce la prima mappatura completa del FemTech in Italia. Tech4Fem è partita da un censimento delle 92 realtà operanti nel nostro Paese, attraverso una ricerca capillare con strumenti e fonti digitali, studiandone lo statuto, le caratteristiche e l’ambito di riferimento.
Ogni realtà individuata è stata contattata personalmente e la raccolta dati successiva ha poi previsto la compilazione di un questionario tra marzo e agosto 2025, validato in collaborazione con Minerva Lab.
E oltre a fotografare il panorama nazionale, il primo report effettuato da Tech4Fem raccoglie contribuiti di professioniste e organizzazioni provenienti da diversi Paesi, offrendo una prospettiva unica sulle sfide e opportunità che il FemTech offre a livello mondiale.
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Perché è stata realizzata la prima mappa del FemTech in Italia?
La prima indagine sull’ecosistema FemTech in Italia è stata condotta con un intento ben preciso: a oggi non esisteva una mappa interamente dedicata a questo settore. Molte startup e aziende, che hanno come founder una donna, non sempre raccolgono dati e non riescono ad accedere a investimenti.
Ciò le rende invisibili a livello sia nazionale sia internazionale. Ma la mission di Tech4Fem è far emergere queste realtà dall’invisibilità per raccogliere insights e raccontare a pieno titolo la loro storia.
Le parole di Valeria Leuti, founder di Tech4Fem e ideatrice dell’Osservatorio

Questo report rivoluzionario è solo l’inizio di un nuovo futuro del settore FemTech in Italia, come afferma Valeria Leuti, founder e presidente di Tech4Fem:
Questo report è […] la base per costruire insieme dati dal basso, dare visibilità alle innovazioni e creare connessioni globali.
La salute femminile non è più un tema di nicchia, ma un driver di cambiamento per l’intera società. […]
Quando ho fondato Tech4Fem, l’ho fatto partendo da un’urgenza personale e collettiva, la consapevolezza che la salute delle donne non fosse una priorità, né per la ricerca né per il mercato.
Anzi, […] spesso invisibile nelle statistiche, sottovalutata negli investimenti, trascurata nelle politiche pubbliche.
Con l’Osservatorio […] abbiamo scelto di mettere nero su bianco ciò che troppo spesso rimane ai margini, dati, numeri e storie che mostrano chiaramente come il divario nella salute femminile non sia solo una questione di equità, ma anche di economia e di futuro.
Qual è il vero obiettivo dell’Osservatorio e di Tech4Fem? Continua Valeria Leuti:
Questo report nasce […] non solo per raccontare il “gap”, ma per mettere in evidenza opportunità concrete.
La missione di Tech4Fem è proprio questa, colmare il Women’s Health Gap con dati, tecnologia e innovazione, costruendo un ecosistema in cui la salute delle donne non sia più trascurata, ma riconosciuta come una delle più grandi opportunità economiche, sociali e scientifiche del nostro tempo […]
Perché la salute delle donne diventi finalmente ciò che merita di essere, una infrastruttura sociale con priorità globale. […]
C’è un momento, in ogni percorso di ricerca, in cui i dati smettono di essere numeri e diventano storie, volti, esperienze.
È lì che la scienza si fa davvero umana.
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Female Technologies, che cos’è il FemTech spiegato in breve?
Facciamo ora un breve accenno all’origine e al significato del FemTech. Tale termine indica il settore comprendente tutte le innovazioni dedicate e applicate alla salute delle donne, in particolare riguarda le patologie che colpiscono le donne e in modo sproporzionato rispetto agli uomini.
La parola FemTech è stata coniata per la prima volta da Ida Tin, ideatrice dell’app Clue per il monitoraggio del ciclo mestruale, e oggi si articola in svariati settori, dalla fertilità alla menopausa, dalla salute sessuale a condizioni specifiche che incidono sulla vita delle donne, come ad esempio l’endometriosi.
Offre a oggi una visione più chiara, relativa al FemTech italiano, il primo censimento redatto dall’Osservatorio FemTech che, come già anticipato, ha individuato e analizzato 92 realtà. Cosa è emerso più nello specifico?
Lo stato attuale del FemTech in Italia, dati alla mano
Il 78% delle realtà analizzate ha partecipato, compilando il questionario proposto. Quasi la metà, pari al 45% è nato nel 2023, l’8% è nato nel 2025 e il 7%, invece, è attualmente in corso di costituzione.
Il 72% delle realtà FemTech in Italia è una SRL, il 53% si configura come startup innovativa, il 28% come PMI e il 14% è un società benefit. Questi dati indicano che il FemTech è sia un settore molto recente sia in rapida crescita.
Ecco, inoltre, la distribuzione geografica: le realtà FemTech si trovano, principalmente nel Nord Italia, in particolare in Lombardia sono attive il 37% delle startup e aziende mappate, segue il Lazio con il 13% e il Piemonte con il 10%. Un altro dato che emerge dall’indagine dell’Osservatorio è che vi è una scarsa presenza di realtà FemTech nel Centro-Sud, sebbene stia emergendo un forte potenziale di crescita.
E ancora, il 79% delle realtà ha almeno una donna tra i founder, nel 29% dei casi sono spesso da sole, contro il 21% è composto solo da uomini. E la maggior parte delle realtà FemTech mappate ha un pubblico quasi esclusivamente femminile:
- il 54% ha dichiarato che il 100% del target di riferimento è femminile
- il 29% ha affermato che l’utenza è composta dal 75% da donne, ma alcuni progetti sulla genitorialità e lavoro di cura riguardano un pubblico anche maschile
Secondo l’Osservatorio FemTech le imprese sono sempre più giovani
L’imprenditoria giovanile crede fortemente nelle potenzialità del FemTech: tra le realtà mappate vi è almeno un founder che ha età compresa tra i 25 e i 34 anni. Questo è un dato estremamente interessante in quanto, guardando al mondo startup in generale, l’età media si aggira attorno ai 38 anni in Europa, 39,6 in Italia e 42 negli USA.
Inoltre, il 22% si occupa di patologie le quali colpiscono le donne in modo sproporzionato rispetto agli uomini mentre il 24% di quelle che si manifestano in entrambi i sessi, ma in modo diverso. Più approfonditamente, il 55% si occupa di condizioni femminili a 360 gradi, in vari settori:
- salute mestruale, benessere ormonale e oncologia, pari al 14% ciascuno
- il 10% in gravidanza, parto e maternità
- salute pelvica e ostetrico-ginecologica, salute generale e benessere, lavoro di cura e genitorialità, pari al 9% ciascuno
Un ulteriore elemento significativo è che la sicurezza e la violenza contro le donne e il lavoro di cura rappresenta una specificità del contesto italiano, mentre sono ancora inesplorate aree cruciali per la salute femminile come contraccezione, endometriosi, PCOS, malattie cardiovascolari.
L’Osservatorio ha rilevato anche che pochissime realtà si occupano, attualmente, di patologie croniche.
L’offerta delle realtà FemTech
Le 92 realtà FemTech analizzate sono attive in numerosi segmenti:
- il 18% in software
- il 15% in advocacy, educazione e coaching
- il 14% in integratori, terapie non farmacologiche e cosmetici, cliniche virtuali e digital health
- l’11% in prodotti di consumo
- il 10% in dispositivi medici
- il 6% in terapie farmacologiche e dispositivi innovativi e wearables
Qual è il fatturato delle realtà FemTech italiane?
Il fatturato del 50% delle realtà FemTech è inferiore ai 50.000 euro e quello del 25% è pari a zero, mentre la stima complessiva delle 92 realtà mappate, riferita al 2024, si attesta in un intervallo compreso tra 41 e 100 milioni di euro.
Inoltre, il 64% si autofinanzia e il 38% non ha mai fatto fundraising per accrescere la propria attività.
E ancora, il modello di business è prevalentemente B2C, pari 42%, e il B2B2C, che si attesta al 33%, è in crescita. E cresce anche l’interesse dei Business Angels che sostengono le startup promettenti, mentre i fondi di Venture Capital e Private Equity sono ancora periferici.
Le difficoltà principali
Il 50% delle realtà FemTech opera a livello nazionale, sebbene alcune aspirino a espandersi a livello internazionale e globale. E un aspetto rilevante che emerge dall’indagine dell’Osservatorio è la mancanza del supporto istituzionale: il 50% ha rilevato un sostegno molto basso e persistono a oggi divari territoriali, perfino tra i sussidi ricevuti dalle Regioni e la concentrazione di realtà FemTech attive.
A livello finanziario il 57% ha incontrato difficoltà medio-alte nei rapporti con investitori e banche, mentre l’85 ha evidenziato ostacoli con stakeholders.
Un altro dato da non sottovalutare è che nel FemTech italiano il 44% delle realtà ha un founder con competenze medico-scientifiche, mentre solo il 35% ha nel suo organico figure specializzate in Data Science, percentuale che scende al 30% se si considera solo quelle con almeno una donna tra i founder. Quindi, a oggi, chi fonda una startup FemTech possiede un diverso background e ha necessità di collaborare anche con professionisti esterni.
E ancora, il 54% delle realtà non ha ancora sviluppato un’app mobile. Anche la comunicazione digitale rappresenta una barriera non indifferente: il 92% delle realtà FemTech va incontro alla censura a causa di contenuti e pubblicazioni strettamente collegati a temi di salute e benessere femminile.
Qual è il futuro del FemTech?
Lo straordinario lavoro di Tech4Fem e del primo Osservatorio FemTech non si è limitato a fotografe le realtà FemTech attive oggi, ma ha evidenziato anche le opportunità concrete.
Basti pensare che secondo l’analisi di Research and Markets e Statista, il mercato del FemTech si aggira attorno ai 30-50 miliardi di dollari e si prevede che raggiungerà o supererà la soglia dei 100 miliardi entro il 2030. Le stime Precedence Research lo valutano oggi già oltre 61 miliardi di dollari e le previsioni sono più che ottimistiche: nel 2033 raggiungerà all’incirca 121 miliardi.
Ma non si tratta solo di mercato. Secondo il report Blueprint to Close the Women’s Health Gap del McKinsey Health Institute e del World Economic Forum ogni dollaro speso in salute delle donne può generare in media tre dollari di ritorno. Investire in FemTech, quindi, significa migliorare la vita di 3,9 miliardi di donne e cogliere una vera opportunità da trilioni di dollari.
In questo scenario l’Osservatorio FemTech ha fornito un contribuito fondamentale, non solo evidenziando il giusto riconoscimento a questo settore in Italia e puntando a sviluppare un modello di analisi replicabile a livello internazionale: l’ambizione è giungere a uno strumento di misurazione unico e coerente in grado di garantire una rappresentazione accurata del FemTech sia nei report europei sia in quelli mondiali.
Ma il lavoro di Tech4Fem non termina qui. Con FemTech Across Borders, il consorzio globale che riunisce le principali organizzazioni FemTech, l’obiettivo è costituire un network internazionale per dar vita a un ecosistema univoco e integrato: una sfida che punta a produrre dati aggregabili e misurabili a livello mondiale per trasformare la salute femminile in un motore di innovazione sociale ed economica.
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