Si è aperto il 12 dicembre scorso ed è terminato ieri, 14, il Giubileo dei detenuti, ultimo grande evento dell’Anno Santo. Papa Leone XIV segue, quindi, le orme di Bergoglio, che aveva a cuore il tema delle carceri, come dimostrato dall’apertura della Porta Santa a Rebibbia.
Alla fine delle giornate, nella Basilica di San Pietro, come fa sapere Rai News, Prevost ha quindi celebrato la messa, sottolineando come la privazione della libertà sia un tema centrale nella religione cristiana, tanto che visitare i detenuti è una delle opere di misericordia corporale.
Il Santo Padre, inoltre, ha posto l’accento sui problemi che riguardano le carceri, come il sovraffollamento, ricordando che non si tratta di luoghi di punizione ma di recupero, dove seguire programmi educativi stabili.
I presenti al Giubileo dei detenuti
Si è concluso ieri l’ultimo grande evento dell’Anno Santo, con la messa nella Basilica di San Pietro, in occasione del Giubileo dei detenuti. A essere presenti oltre 6mila pellegrini, provenienti da 90 Paesi, come Italia, Spagna, Portogalli, Regno Unito.
A presiedere c’erano anche i rappresentanti della casa circondariale Rebibbia Nuovo Complesso, della casa circondariale di Rebibbia femminile e dell’Istituto penale minorile di Casal del Marmo di Roma, oltre che delle carceri di Brescia, Teramo, Pescara, Rieti, Varese, Forlì e del carcere minorile San Vittore di Torino.
Secondo quanto riporta Rai News, sono giunte a Roma anche delegazioni internazionali di pellegrini e gruppi di volontari che prestano servizio proprio nei penitenziari. Un esempio è il Coordinamento enti e associazioni di volontariato penitenziario e l’Associazione Giovanni XXIII.
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Le parole di Papa Leone XIV
Durante la messa del Giubileo dei detenuti, Papa Leone XIV ha lanciato un messaggio di speranza, ricordando: “Sono molti a non comprendere ancora che da ogni caduta ci si deve poter rialzare“. È seguito, poi, un appello alle Istituzioni, per poter reagire alle Istituzioni, per quanto riguarda problemi purtroppo ancora presenti all’interno delle carceri:
Il sovraffollamento, l’impegno ancora insufficiente di garantire programmi educativi stabili di recupero e opportunità di lavoro, il Signore continua a ripeterci che una sola è la cosa importante: che nessuno vada perduto.
A esprimere questo pensiero è lo stesso tema del Grande Giubileo, “Pellegrini di speranza: vivere e annunciare la misericordia“. A ciò va aggiunto che la visita ai detenuti è una delle opere di misericordia corporale, tanto che sono state compite da pontefici come Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
Papa Francesco, invece, aveva aperto la Porta Santa a Rebibbia un anno fa. Nonostante la Chiesa si sia sempre dimostrata vicina alle carceri e fiduciosa nel percorso di riabilitazione che esse offrono, la speranza di Prevost è che anche le Istituzioni si impegnino nella tutela dei detenuti.
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Giubileo dei detenuti, specchio di attualità

Durante il Giubileo dei detenuti si è tenuta una riunione presieduta da monsignor Rino Fisichella, a cui hanno preso parte don Raffaele Grimaldi, Ispettore generale dei cappellani delle carceri, e Irma Conti, Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
Come riporta Rai News, monsignor Fisichella ha ricordato alcuni casi di cronaca degli ultimi giorni, circa quattro vittime nelle carceri, lanciando un appello in nome di tutto il Vaticano:
Ho appreso della morte di una donna nel carcere di Rebibbia proprio mentre con diversi magistrati avevamo iniziato un convegno sulle carceri, abbiamo osservato un minuto di silenzio anche per una riflessione questa è una notizia veramente triste che ci porta però ancora una volta a verificare qual è lo stato di disagio, sofferenza, mancanza di dignità in cui vivono i detenuti.
Almeno in questo anno giubilare si possano spalancare prospettive che portino a ciò che papa Francesco chiedeva: forme di amnistia e liberazione.
Ad approfondire ulteriormente il tema è stato anche il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, che è intervenuto in videocollegamento ad Atreju, nel panel Rivoluzione e sussidiarietà per il welfare. Queste le parole, riprese da Rai News:
Penso a chi è in carcere a chi ha diritto alle cure e non le trova, anche le cure palliative e penso anche ai molti disequilibri nella cura, penso anche a toglierci dalla testa l’idea che guarire e curare sia la stessa cosa, penso al discorso della fragilità degli anziani.
La Chiesa è dentro questa alleanza, è proprio la nostra preoccupazione.
C’è tanto da fare, quest’anno è il Giubileo, con molta intuizione papa Francesco lo ha indirizzato sul tema della speranza e ha parlato proprio di una alleanza sociale indispensabile perché si possa dare speranza ai tantissimi che speranza non ce l’hanno o a cui addirittura la speranza viene sconsigliata.


