Gino Cecchettin giornalista per un giorno: “Fate attenzione alle parole usate”

Gino Cecchettin sarà direttore de La Stampa nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L'edizione di oggi sarà dedicata al tema, attraverso interviste e una guida con contatti utili da chiamare in caso di pericolo.

Giorgia Fazio
Giorgia Fazio
Estremamente curiosa di questioni attuali, diritti umani e ambiente. Nel tempo libero legge testi di filosofia orientale. Se non c’è differenza non c’è relazione” è il suo mantra.
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Gino Cecchettin, il padre di Giulia, sarà direttore de La Stampa per un giorno oggi, 25 novembre. In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione contro la violenza sulle donne, infatti, Cecchettin curerà l’edizione del quotidiano, dedicata proprio all’argomento.

Il giornale riporterà inchieste, interviste e approfondimenti sulla violenza di genere, nonché una guida con informazioni e numeri utili da chiamare in caso di pericolo, annessa a ogni copia venduta. Il fine dell’iniziativa e di Gino Cecchettin è continuare la lotta alla violenza contro le donne, sottolineando come anche le parole possano fare male.

Non solo nel racconto dei traumi, che spesso tende a dare una lettura sbagliata di quelli che sono gli abusi, ma anche nei discorsi o negli slogan quotidiani, che possono aumentare odio e violenza.

Gino Cecchettin direttore de La Stampa

Gino Cecchettin è stato invitato da La Stampa a guidare la redazione del quotidiano per un’edizione speciale, dedicata interamente alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Il giornale si fonde, quindi, con il fine della Fondazione Giulia Cecchettin nel contrastare la violenza di genere e tale incontro si articola attraverso interviste, inchieste e approfondimenti sul tema.

Con ogni copia dell’edizione di Torino e provincia, poi, verrà venduta una guida con informazioni e contatti utili in caso di pericolo, come il “Signal for Help cioè una sequenza di gesti da compiere per chiedere aiuto, oltre che una spilla con la frase di Elena Cecchettin: “Facciamo rumore“.

L’iniziativa è stata accolta con entusiasmo dal padre di Giulia, che in un’intervista a La Stampa ha dichiarato il modo in cui sta affrontando una vita che è stata ampiamente segnata dal dolore, negli ultimi anni:

Sono stati due anni molto intensi.

Ho fatto un percorso tortuoso e carico di dolore ma ho cercato di guardare alla parte bella della vita per onorare chi mi è mancato: mia moglie, Giulia e mia madre che quest’anno è mancata.

Sarebbe un ulteriore schiaffo morale non poter godere di questo dono sacro.

Leggi anche: Gino Cecchettin al Ministero dell’Istruzione: “Si unisca al mio progetto di genere nelle scuole”

Il peso delle parole

Durante la riunione di ieri, 24 novembre, con la redazione de La Stampa, Gino Cecchettin ha dichiarato, come riporta lo stesso quotidiano, di aver ricevuto una serie di commenti social negativi rispetto alla decisione di aderire all’iniziativa: Mi hanno detto che sono qua per profitto, ma non importa. Se c’è una cosa che ho imparato è essere me stesso“.

Quindi, il padre di Giulia ha fatto una considerazione sul potere delle parole, riprendendo quanto scritto su uno striscione durante una manifestazione di sabato scorso a Roma: “Meno femminicidi, più melonicidi“. Questo il punto di vista di Cecchettin a riguardo:

Mi ha fatto particolarmente male, perché penso sia come depotenziare il percorso che stiamo facendo, è sbagliato usare le stesse armi dei detrattori per portare avanti un ideale.

E poi, ancora, in risposta al direttore de La Stampa, Andrea Malaguti, che ha ricordato le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio “Il DNA dell’uomo non accetta la parità“, Cecchettin ha dichiarato:

Direi di studiare.

Mi é subito venuto in mente il papà di Filippo Turetta, che potrebbe sentirsi allora un potenziale killer.

O a chi ha un padre che ha commesso un omicidio, come si può sentire di fronte a quelle parole?

Bisogna fare attenzione e documentarsi un po’ di più prima di fare qualche dichiarazione.

Il monito, quindi, è quello di pesare sempre le parole che si dicono, perché sono anch’esse strumenti che generano odio e violenza.

Leggi anche: Gino Cecchettin su Nicola Turetta: “È un padre in difficoltà, dobbiamo aiutarlo, non accanirci”

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